Poco traffico all'uscita dall'aeroporto, poi però basta inoltrarsi verso il centro e trovi le micidiali rotonde che col combinato del vigile attento a far rispettare il codice, ti blocca il traffico in due minuti.
L'autista ha litigato con l'aria codizionata, per cui dobbiamo tenerci il caldo ossessivo che ci fa sciogliere pian piano.
Passato il compund UN, dopo un' ora abbondante arriviamo a casa di P. e M.: sembra essere tornati a casa nostra, giardino, pace e tranquillità. Un labrador felice corre in giardino, degli ibis cenerini vengono a cercar qualcosa da becchettare, altri uccelli hanno fatto il nido sopra la porta d'entrata, un' oca passa rasente, e intanto, birra in mano, cominciamo a fare il punto dopo tanti anni di non vederci.
Storia antica la nostra, inziata nel 92 in Bolivia, proseguita a Roma, poi Mozambico e dopo un passaggio suo in Bolivia eccoci qui in Kenya. E' sempre stato un piacere vederci, anche per un modo diverso di vedere le stesse cose. Il nostro vecchio capo diceva che P. aveva una visione radente, a volo d'uccello, geografica, mentre io insisto più sulla storica. Per cui qui, sotto l'ombrellone in giardino, ci raccontano di questo paese che cresce, di una classe media nazionale che riempie i ristoranti, impegnata nei business della tecnologia, banche etc.
L'equilibrio etnico è sempre fragile, potrebbe riscoppiare tutto come pochi anni fa, soprattutto pensando alle elezioni previste per quest'anno (forse), ma potrebbero anche pian piano imparare ad andare d'accordo.
La stanchezza del viaggio ci ha vinti, per cui buonanotte e a domani.
domenica 4 marzo 2012
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