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domenica 9 settembre 2012

Argentina: professione Puntero

Torno adesso da un viaggio di lavoro in Argentina. Una settimana utile per capire meglio un paese che assomiglia molto all'Italia degli anni 70: un parco macchine vecchio, scioperi a tutto spiano, infrastrutture pubbliche che funzionano poco e male e una polarizzazione politica che assomiglia sempre più al Venezuela di Chavez. Il modo di presentarsi della Presidenta non aiuta certo ad abbassare i toni: durante l'ultima "cadena" (discorso pubblico officiato simultaneamente su tutti i canali televisivi in diretta) ha ammonito gli argentini ad aver paura solo di Dio e, un po', di lei. Le reazioni sono state immediate e la stampa, molto schierata a favore o contro, è in pieno dibattito. Una nuova professione è sorta in questi ultimi anni, quella del puntero. All'inizio pensavo si trattasse di un sinonimo di attaccante, tipo "centravanti", o "craque" come dicono i brasiliani; poi, poco a poco, ho capito meglio di cosa si tratta. Il governo, avendo un controllo fermo su una amministrazione pletorica, posiziona una serie di persone nei posti chiave, nominati sulla fedeltà politica più che su competnze specifiche, con il compito di assicurare quanti più affiliati possibili in vista di una lotta politica ogni giorno più dura. Altra opzione è quello di distribuire a pioggia degli aiuti a persone e famiglie che, in cambio, garantiscono presenza nelle riunioni pubbliche, fanno militantismo e sono sempre pronte a scendere in piazza quando necessario. In genere al capo puntero spetta una percentuale sul reddito conseguito dai punteros ingaggiati (mi è stato citato un "salario" medio di 1800 pesos, circa 400 dollari al tasso ufficiale), attorno al 20%. Quel che resta non è molto, ma permette di sopravvivere. In questo modo l'amministrazione aumenta sempre più, ma non la sua efficienza. Di sicuro le piazze sono sempre piene quando è ora di manifestare. Di per sè non è una pratica politica nuova, tutti i governi del mondo tendono a piazzare i propri sostenitori; l'impressione però è che stavolta stia diventando una professione vera e propria. Con un'economia in crisi, dove gli unici settori che tirano sono l'export di materie prime, i soldi che arrivano dal governo sono una benedizione, e il riconoscimento politico altrettanto sicuro. Ed è così che, quando si discute di politica attorno a un buon bicchiere di Malbec, le posizioni si radicalizzano immediatamente. La santificazione della coppia presidenziale Nestor e Cristina (oramai ridotta a Cristina, ma con un figlio che fa passi da gigante per arrivare in prima fila) continua imperterrita da parte dei suoi sostenitori, mentre dall'altra parte la frangia più arrabbiata non trova parole per dipingere un futuro cupo per il paese. Le ultime misure prese per impedire l'accesso a qualsiasi moneta straniera, dollari ed euro in primis, tradizionali beni rifugio degli argentini che, dopo il corralito del 2001 non si fidano più delle banche, non sono certo fatte per calmare le acque. Scopo dichiarato del governo è impedire che gli argentini portino fuori i propri risparmi e soprattutto li mettano in una valuta straniera. Le impressioni raccolte nei bar è che sentiremo parecchio parlare dell'Argentina nei prosismi mesi, e non soltanto per le prodezze del pibe Messi.

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