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domenica 2 settembre 2012

Montevideo, Uruguay

Solo 3 giorni, impossibile dire molte cose dki questo posto, di questa gente e di questo paese. Ma qualcosa voglio lasciare qui, come ricordo. Il lungo mare (o lungo fiume?, dato che in realtà quello che avevamo davanti era l'estuario del Rio de la Plata, già mescolato all'Oceano però, per ragioni di geopolitica, chiamato ancora fiume: questo perchè, così facendo, Argentina ed Uruguay spostano il confine del limite internazionale delle acque molto più in la, altrimenti rischiavano di trovarsi chissà chi ancora davanti casa loro a pescargli i loro pescetti), boh, insomma quella roba lì, che gli uruguagi alla fine, pragmaticamente, hanno chiamato Ramblas, sono venti chilometri lunghi, su una grande ansa, molto bella di vista. Siccome sono molto modesti, non osano dire quello che pensi quando la percorri con calma la sera o la mattina: sembra il lungo mare di un'altra grande città, più a nord, con molto meno traffico, più sicurezza e la stessa gente che cammina e corre oppure sta lì a bersi una birra. Insomma, prime sensazioni buone. Sono pochi gli uruguagi, 3 milioni in tutto, di cui 2 messi qui nella capitale. Un Presidente che ha un gran capitale di simpatia all'estero, mentre in patria molti, a sinistra, lo criticano, come sappiamo fare solo noi per farci del male. Gente giovane in giro, tanta, tranquilla e allegra. Gli indici economici degli ultimi dieci anni sono stati tutti in crescita, per cui non esiste o quasi l'estrema povertà, Donanti quasi non ce ne sono per cui l'opera delle nazioni unite è più classica, di assistenza tecnica limitata a alcuni temi, che possano rafforzare il lavoro delle istituzioni nazionali, che non sembrano poi così male in arnese. Si mangia non solo carne, ma anche tanta pasta, stile italiano ma anche ripensata localmente, come la famosa Sorrentino, una specie di gnocchi romani farciti con carne. Poco ma buon vino, Tannat sopra tutto, ed anche qualche buona birra che, col caldo che ha fatto, ci voleva proprio. Sono venuto per un appoggio al tema della pianificazione territoriale: la dimensione della partecipazione dal basso, soprattutto nelle zone rurali, è molto critica, e questo in un momento di accellerata competizione per le terre. Anche qui accaparramento, pool de siembra, soia ogm e agrocarburanti. Pochi contadini piccoli, movimenti sociali quasi inesistenti, mentre la società civile sembra attivarsi molto ultimamente su temi come quelli legati alle megaminiere (ma non solo). Segnale inconfondibile che c'è fermento, sotto. Varie riunioni, seminari aperti, molto partecipati, hanno fatto si che me sia andato con un po' di malinconia: è andato tutto bene, qualche idea sul come proseguire sembra gliel'abbia lasciata e tutti mi hanno chiesto di tornare. Vedremo se riusciremo a trovare i fondi,.. a me piacerebbe tornarci, per vedere qualcosa fuori dalla capitale e sentire il polso della situazione rurale direttamente dalla bocca degli attori. Un grazie di cuore all'amico e collega Benjamin che ha insistito perchè venissi da queste parti.

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