La governance della responsabilità e il diritto alla Terra “Nuovi obiettivi per la PAC del dopo 2013: assicurare un equo accesso alla terra per le nuove generazioni e promuovere l’occupazione attraverso un’attività agricola sostenibile!” Questo uno dei messaggi che i rappresentanti della società civile (Via Campesina, FIAN, IPC) sono riusciti a far passare nel resoconto finale del meeting europeo di Bucarest del 10 e 11 marzo scorsi, organizzato e promosso dalla FAO con l’obiettivo principale di supportare la definizione delle “Linee guida volontarie per una governance responsabile dei diritti di accesso alla terra e ad altre risorse naturali”.
di L. Coq
La situazione nei Paesi dell'Europa dell'Est
Per gli oltre 100 partecipanti all’incontro, provenienti soprattutto dai paesi dell’Est Europa, sono stati tre giorni di intensi dibattiti e confronto sullo stato di avanzamento dei processi di riforma fondiaria in atto nei paesi ex-socialisti. Spesso il passaggio da un’economia pianificata, ad una di mercato, è stato molto rapido e dove il quadro legale (riconoscimento della proprietà privata) e formale (istituti del catasto efficienti) è stato consolidato, sono stati poco chiari i vantaggi per la popolazione visti gli episodi di fenomeni speculativi. Resta soprattutto il pericolo per uno sviluppo del territorio incontrollato, dove vincoli burocratici troppo formali hanno favorito una gestione “anarchica” che si basa su l’iniziativa individuale, non adeguatamente supportata da un attivo ruolo dello Stato. A venti anni dalla caduta del muro, possiamo constatare, che i processi di privatizzazione e restituzione (agli antichi proprietari) stanno limitando le possibilità di accesso e controllo sulle risorse naturali, invece che aumentarle; è il caso del Montenegro, dove i cittadini oggi non hanno più possibilità di frequentare le spiagge, visto che questi suoli sono stati venduti dallo Stato ad imprenditori privati spesso stranieri.
Ma queste difficoltà di accesso e gestione delle risorse naturali, come la terra, sono comuni anche ai paesi della vecchia Europa, in una risoluzione del Parlamento Europeo2 del giugno 2008 si constata che “principale elemento condizionante per il ringiovanimento dell'imprenditoria agricola è l'accesso alla terra, visto il suo costo elevato si invita la Commissione a sostenere gli Stati membri nella creazione di una “banca delle terre”.
La situazione in Italia
Più in particolare, nella conferenza di Bucarest, è stato riportato il caso dell’Italia dove esiste un consolidato sistema di “mercato della terra” che tuttavia, negli ultimi 30 anni, ha portato ad una drammatica perdita di superficie agricola utile con un meno 27%. Questa drastica riduzione della SAU ha colpito soprattutto le aziende sotto i 20 ettari (meno 40% di superficie) mentre le aziende con oltre 50 ettari hanno incrementato la loro quota di superficie (più 10%). Inoltre l’aumento dei valori fondiari, e dei processi speculativi hanno fortemente limitato l’avvio di nuove imprese nel settore, favorendo la concentrazione della proprietà fondiaria, e un aumento dell’età media degli imprenditori agricoli. Il mercato della terra in Italia è statico, e ogni anno solo il 2% della superficie è interessata da attività di compravendita. Lo stesso ministro Zaia nel luglio 2009 aveva lanciato3 la proposta di utilizzo delle terre demaniali (circa 1 milione di ettari) per “favorire il ricambio generazionale e lo sviluppo dell'imprenditorialità agricola giovanile” tuttavia senza specificare le modalità di attuazione del progetto.
I prezzi della terra
Una differenza evidente che è emersa nell’incontro di Bucarest, è l’esistenza di un divario tra paesi dell’est e dell’ovest europeo inerenti i valori del bene fondiario. Se nella vecchia Europa, ed in particolare in Italia e nei paesi nordici, i prezzi medi per terreni in zone di pianura a vocazione agricola sono intorno ai 30.000 €/ha, nei paesi dell’est questi si attestano intorno ai 200 €/ha. Questo divario tra pressi ha favorito una “corsa all’oro” nel profondo est, dove il processo di smantellamento delle antiche cooperative statali è stato uno dei primi passi dei meccanismi di riforma verso un’economia di mercato. Paesi come la Polonia, per difendersi da questo nuovo fenomeno di land grabbing, hanno imposto vincoli alla proprietà, non più di 300 ettari per un privato e 500 ettari per società di capitali. Altri paesi, è il caso della Georgia o della Moldavia, per promuovere il settore privato, hanno semplificato i processi per il riconoscimento della proprietà privata; oggi per ottenere un titolo di proprietà nei rispettivi uffici del catasto bastano 2 giorni, 50 euro e una semplice autocertificazione.
La semplificazione delle procedure ha tuttavia eliminato la verifica di legalità a carico degli organi preposti: lo Stato, le amministrazioni locali, il sistema notarile. Dal lato delle proposte, molteplici sono state le suggestioni avute: una in particolare ha destato interesse, ovvero favorire la creazione di una riserva di terra da parte degli stati, che si possa attestare intorno al 20% del capitale fondiario nazionale, così come avviene in Francia, tale da poter calmierare il mercato, e garantire un accesso costante ai terreni anche a soggetti esterni al settore agricolo ma volenterosi di intraprendere iniziative economiche nel settore. Inoltre, si è posta l’attenzione sulla necessità di avviare processi di pianificazione territoriale partecipativi che coinvolgano le popolazioni locali, i gruppi vulnerabili i soggetti svantaggiati; queste iniziative serviranno per canalizzare i vari interessi in gioco nello sviluppo del territorio. È stato riportato che troppo spesso un approccio topdown alla pianificazione ha favorito fenomeni di corruzione danneggiando i portatori di interessi locali. Dal confronto tra i vari modelli di produzione agricola, attuati oggi in Europa, si è convenuto che vi è la necessità per una profonda riforma della PAC che, a partire dal 2013, possa favorire la nascita e il sostegno di imprese agricole per giovani agricoltori uniti in cooperative utilizzando lo strumento dell’affitto di terreni di proprietà statale; solo tali misure potranno limitare i fenomeni speculativi sulle risorse naturali, ormai per altro già in atto. Una riforma della PAC, sarà necessaria per indirizzare al cambiamento mutando gli obiettivi posti fino ad ora (mantenimento della rendita fondiaria attraverso il pagamento unico), promuovendo invece quei modelli di agricoltura che siano rispettosi dell’ambiente ad alto capitale umano (intensità lavorativa) e volti all’inclusione sociale. Questo è il modello di attività agricola che aziende come Agricoltura Nuova4, nel Comune di Roma, o GAIA5, nei dintorni di Budapest, rappresentano ed hanno avviato con successo ormai da oltre 30 anni, e sono questi i modelli imprenditoriali che le nuove politiche comunitarie debbono promuovere.
1 Cfr. il documento “European assessment” al seguente link http://www.fao.org/nr/tenure/voluntaryguidelines/events/en
2 Cfr Risoluzione del Parlamento europeo del 5 giugno 2008 sul futuro dei giovani agricoltori nel quadro dell'attuale riforma della PAC 3 Legge 3 agosto 2009, n. 102 “Decreto Anticrisi” - Art. 4-quinquies
4 http://www.agricolturanuova.it/
5 http://www.gaiaalapitvany.hu/
tratto da: Rivista BioAgricultura n. 120 marzo/aprile 2010
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