mercoledì 30 novembre 2011
Occupy Wall Street is here....
Dal sito interno passo questa informazione:
Who are the protesters opposite FAO headquarters?
Group draws inspiration from Occupy Wall Street
Staff in Rome may have noticed that a small encampment of people has appeared opposite headquarters. Lauren Sanders and colleagues from the EndingHunger movement visited the group to find out why they are there…
Opposite the main entrance of headquarters, in a green stretch referred to affectionately as il biscotto, you will find a group of tents with a makeshift kitchen area, library, communal space for live music and card games, and even an information centre.
A few of us from the EndingHunger team decided to find out what they were all about. We also wanted to ask them if they would consider being a part of our movement.
Giulia, a group member, welcomed us and explained how they got started.
They began in Piazza Santa Croce in Gerusalemme, then moved to their current spot more recently. Their first night in the open was after the events of 15 October, during which a peaceful social justice protest in Rome – born out of the Occupy Wall Street movement – was hijacked by violent demonstrators.
The first campers slept in cardboard boxes, they say, and gradually people began to donate tents and food.
Approximately 70 in total, the group comes from all segments of society and all age groups. Most but not all are Italians.
Italian Re-evolution – Democrazia Reale Ora – proposes a new society, a return to the values of land, equality and social justice, and an understanding of each other.
Basically, said Giulia, they want a society in which everyone has something to contribute.
Naturally we sensed some common ground with the EndingHunger movement’s goal of universal access to safe, nutritious food.
“What would the people at FAO think about this type of movement?” Giulia wanted to know. “Your goals are similar to ours, no? What could we do to help FAO?”
She signed a hard copy of the petition to end hunger, and agreed to pass it around so that the majority of the camp activists could lend their names and voices.
Living outdoors has not prevented the group from being active – they run events ranging from a discussion last week on “zero waste” to a meeting with officials from the Italian Ethics Commission.
They welcome visitors and anyone who would like to know more about their cause.
For us, we felt it was important to show we were aware of a campaign group set up so close to FAO, to discuss each other’s work and find some common ground.
martedì 29 novembre 2011
Fettuccine à ma façon - Fettuccine a modo mio
Ingrédients:
Pour les pates: œufs, farine 00, sel, eau
Pour la sauce: Oignons, Ail, Tomate, Basilic
Pour servir: Parmesan (le vrai!)
Recette simple mais qui nécessite d’un peu de pratique. Il faut calculer grosso modo un œuf par personne (maximum); vous pouvez éventuellement réduire le nombre d’œufs et ajouter de l’eau (moi par exemple pour 5 personnes je fais 3 œufs)
Faire une fontaine avec la farine, ajouter les œufs et un peu de sel. Melanger au début avec une fourchette, lentement. Si la farine n’est pas assez, il faut en rajouter. Si elle est en trop, y mettre un peu d’eau. Avec un peu d’expérience on apprend les doses. Grosso modo, pour deux personnes, je vous conseil 1 œuf et 150 gr de farine (et un peu d’eau).
Travailler bien la pate (avec les mains) pendant au moins 5-10 minutes. Elle doit devenir lisse (voire photo) mais surtout élastique. Si vous avez du temps, laissez-la reposer, autrement vous pouvez l’utiliser tout de suite.
Pour l’étaler utiliser le rouleau à pâtisserie (pas le plus petit); il faut la tourner souvent, en rajoutant de la farine à chaque fois. Elle doit arriver à un epaisseur de maximum 1 mm.
Un conseil: tant que vous n’êtes pas expérimenté avec l’étalage, essayer avec des petites boules de pates.
Laisser reposer dans un endroit aéré. S’il fait trop humide cela prendra bcp de temps. Dans les pais tropicaux j’utilise meme la clime.
Quand elle commence à être sèche il faut la border de deux cotés de sorte à en faire une espèce de salami, que l’on coupe avec un gros couteau à lame plate : par convention on les appelle « fettuccine » quand elles sont environ 1 cm et « tagliatelle » si elles sont plus petites, 6-8 mm.
La sauce est encore plus simple : faire revenir l’oignon et l’ail avec de l’huile d’olive. Ensuite utiliser des tomates fraiches ou en boite, « Veraci » ou à « Pezzettoni ». Une bonne demi ehure de cuisson, sel, poivre, basilic.
Chauffer l’eau et, quand elle boue, mettre les pates et un peu d’huile (pas forcement d’olive) pour éviter qu’elles s’attachent. Cuisson rapide, 1-2 minutes. Une fois égoutter, les mettre avec la sauce et continuer la cuisson 1 minute maximum. Servir avec bcp de parmesan et, bon appétit.
Ingredienti:
Per la pasta: uova, farina, un pizzico di sale, un po d’acqua
Per il sugo: Cipolla, Aglio, Pomodori, Basilico
Condimento: Parmiggiano
Sono le piú semplici. Calcolare grosso modo un uovo per persona (come massimo), oppure ridurre le uova e sostiturle con acqua (esempio: per 5 persone io faccio 3 uova)
Fare una fontana con la farina, aggiungere le uova e un pizzico di sale. Con una forchetta cominciare ad amalgamare, pian piano. Se la farina è poca, aggiungere; se invece è troppa e non si riesce ad amalgamare bene, aggiungere un po’ d’acqua. Con l’esperienza si imparano le dosi. Grosso modo, per due persone consiglio fare un uovo e usare circa 150 gr di farina piú un po’d’acqua.
Lavorare bene la pasta, sbattendola e rimestandola per circa 5-10 minuti. Deve diventare liscia (vedi foto) ma soprattutto elastica. Se avete tempo lasciatela riposare al fresco, altrimenti potete usarla subito.
Stenderla col mattarello, rigirandola spesso e mettendoci farina perchè non si attacchi. Deve arrivare a uno spessore di massimo 1 mm (mio padre, vicentino, diceva, che alzando la sfoglia in verticale e guardando verso il Santuario di Monte Berico, si dovevano vedere i frati in camicia attraverso la sfoglia – questo per dire che deve essere sottile, piú lo è meglio é). Siccome è tutta una questione di esperienza, provate con pazienza – senza fretta. Anche se fate dei buchi ricordarsi che non è mai morto nessuno per quello. Evitate, in caso di buchi, di arrabbiarvi e riprendere tutta la pasta e reimpastarla; diventa dura e il risultato finale sará ancora peggiore.
Altro consiglio: finché non siete pratici non tirate palline di pasta da tre uova: sono troppo grandi. Fate delle palline piú piccole cosí vi esercitate.
Lasciate riposare il tutto in luogo aerato. Se è troppo umido ci mette una vita; in paesi tropicali io uso l’aria condizionata.
Quando comincia ad esser secca, arrotolatela dai due bordi in modo da farne una specie di salame e con un coltello grosso a lama piatta tagliatele della larghezza che volete: per convenzione si chiamano taglaitelle quando sono larghe 6-8 mm e fettuccine quando sono un po’piú larghe, circa 1 cm.
La salsa è quanto di piú semplice: fare un soffritto con cipolel buone (non dico di Tropea ma magari…); io ci metto parecchio aglio perché dà molto sapore (tranquilli che l’aglio cotto non lascia nessun odore residuo in bocca). Potete usare dei pomodori freschi o la salse Veraci o a Pezzettoni. Una mezz’ora di cottura almeno, sale e pepe e basilico.
Scaldare l’acqua, salatela e quando bolle, assieme alla pasta metteteci un goccetto d’olio, (di semi va bene) che evita che si attacchino. Cottura veloce, le fettuccine vengono su nel giro di 1-2 minuti per cui state attenti a non cucinarle troppo. Scolate la pasta, magari con meno cottura e mettetela nella teglia del sugo per un ultimo minuto. Servite con abbondante parmiggiano e.. buon appetito.
Oggi é morto un Uomo
Forse nessuno di chi legge questo blog sa chi sia stato Lucio Magri, morto per sua spontanea volontá (suicidio assistito si chiama) all’etá di 79 anni. Io ero ancora piccolo quando vidi arrivare in casa le prime copie del Manifesto (quotidiano da lui fondato nel 1969) che portava mia sorella (dato che mio fratello stava piú su Lotta Continua). Essendo curioso per natura cercai di capire cosa fosse questo Quotidiano Comunista e fu cosí che pian piano imparai che chi l’aveva fatto era stato un gruppo di pensatori liberi, tutti iscritti e con ruoli importanti nel PCI dell’epoca, che cercavano di spingere per una maggiore demcorazia interna e per avere il diritto di pensare da italiani innanzitutto, rispetto ai problemi centrali di quel periodo storico. La goccia che fece traboccare il vaso fu la loro posizione sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia; essendo totalmente contrari a questo modo di concepire la politica, scrissero un editoriale rimasto famoso (Praga è sola) che valse loro l’espulsione diretta dal Partito. Per Magri, uno dei fondatori del Manifesto, venne trovata una giustificazione “amministrativa” per espellerlo, a dimostrazione di come potesse essere vile la lotta politica.
Io crescevo in quegli anni, anni che significarono molto sangue sparso, dalle bombe sui treni del 67, alla bomba di Piazza Fontana del 69, quella di Piazza della Loggia a Brescia e poi sull’Italicus sempre nel 1974, e poi tutti i morti provocati dai gruppi terroristi di destra e sinistra, fino ad arrivare alla strage di Bologna del 1980. In mezzo il rapimento di Moro (1978), e prima ancora il tentativo di colpo di Stato della X-Mas di Valerio Borghese nel 1970. Per i giovani d’oggi quel periodo sembra roba da antichi romani, ed è difficile immaginarsi cosa significasse il far politica all’epoca. Era come nel calcio: tu hai una squadra e con quella resti, per sempre. Se sei della Roma nemmeno morto potrai passare alla Lazio, e viceversa. Un giocatore che avesse tradito la maglia, passando da Inter al Milan o dal Torino alla Juve, aveva finito di campare. Con i partiti era lo stesso. Tutti (quelli dell’arco costituzionale, perché i fascisti del MSI erano fuori) ovviamente pensavano e credevano di avere la veritá infusa e che le loro proposte fossero quanto di meglio per il popolo italiano. Il PCI non poteva entrare nella stanza dei bottoni per colpa di quello che fu chiamato il fattore K. Troppo forte la paura che fossero teleguidati dai Russi per lasciarli avvicinare a ministeri chiave dove potessero aver accesso a informazioni sensibili. Per cui era come giocare una partita truccata dove ad ogni elezione si sapeva giá chi non poteva vicnere.
Il PCI non era un gran esempio di democrazia interna; la consideravano come “centralizzata”, cioè comandava chi stava sopra e gli altri.. zitti e mosca. L’idea che qualcuno appartenent e a quel filone di pensiero potesse mettere in discussione questo verticismo proprio non esisteva. Se ti avvicinavi alle idee di sinistra e al Partito, sapevi che quelle erano le condizioni.
Magri,e gli altri, le misero in discussione, pubblicamente. Peggio che bestemmiare in chiesa. E la reazione del partito comunista, espellendoli, fu il motivo principale per cui mai e poi mai in vita mia avrei potuto votarlo. Ero e sono rimasto di sinistra, ma c’erano cose che non si potevano accettare, soprattutto per quanto riguarda la libertá di pensiero e di espressione, quello che oggi chiameremmo un “rights based approach”.
Magri mi ha fatto diventar grande e, credo, (abbastanza) libero pensatore. Mi rendo conto anch’io nella mia vita (professionale) quanto sia difficile essere liberi di pensare con la propria testa, mantenere una coerenza di pensiero ed azione, in un mondo, anche lavorativo, dove si premiano gli Yes-men, chi abbassa il capo e non critica mai.
Pensare da sé è difficile, ma è la sola via che ci resta.
Oggi è morto un Uomo, ed io sono triste. Addio compagno Lucio.
Io crescevo in quegli anni, anni che significarono molto sangue sparso, dalle bombe sui treni del 67, alla bomba di Piazza Fontana del 69, quella di Piazza della Loggia a Brescia e poi sull’Italicus sempre nel 1974, e poi tutti i morti provocati dai gruppi terroristi di destra e sinistra, fino ad arrivare alla strage di Bologna del 1980. In mezzo il rapimento di Moro (1978), e prima ancora il tentativo di colpo di Stato della X-Mas di Valerio Borghese nel 1970. Per i giovani d’oggi quel periodo sembra roba da antichi romani, ed è difficile immaginarsi cosa significasse il far politica all’epoca. Era come nel calcio: tu hai una squadra e con quella resti, per sempre. Se sei della Roma nemmeno morto potrai passare alla Lazio, e viceversa. Un giocatore che avesse tradito la maglia, passando da Inter al Milan o dal Torino alla Juve, aveva finito di campare. Con i partiti era lo stesso. Tutti (quelli dell’arco costituzionale, perché i fascisti del MSI erano fuori) ovviamente pensavano e credevano di avere la veritá infusa e che le loro proposte fossero quanto di meglio per il popolo italiano. Il PCI non poteva entrare nella stanza dei bottoni per colpa di quello che fu chiamato il fattore K. Troppo forte la paura che fossero teleguidati dai Russi per lasciarli avvicinare a ministeri chiave dove potessero aver accesso a informazioni sensibili. Per cui era come giocare una partita truccata dove ad ogni elezione si sapeva giá chi non poteva vicnere.
Il PCI non era un gran esempio di democrazia interna; la consideravano come “centralizzata”, cioè comandava chi stava sopra e gli altri.. zitti e mosca. L’idea che qualcuno appartenent e a quel filone di pensiero potesse mettere in discussione questo verticismo proprio non esisteva. Se ti avvicinavi alle idee di sinistra e al Partito, sapevi che quelle erano le condizioni.
Magri,e gli altri, le misero in discussione, pubblicamente. Peggio che bestemmiare in chiesa. E la reazione del partito comunista, espellendoli, fu il motivo principale per cui mai e poi mai in vita mia avrei potuto votarlo. Ero e sono rimasto di sinistra, ma c’erano cose che non si potevano accettare, soprattutto per quanto riguarda la libertá di pensiero e di espressione, quello che oggi chiameremmo un “rights based approach”.
Magri mi ha fatto diventar grande e, credo, (abbastanza) libero pensatore. Mi rendo conto anch’io nella mia vita (professionale) quanto sia difficile essere liberi di pensare con la propria testa, mantenere una coerenza di pensiero ed azione, in un mondo, anche lavorativo, dove si premiano gli Yes-men, chi abbassa il capo e non critica mai.
Pensare da sé è difficile, ma è la sola via che ci resta.
Oggi è morto un Uomo, ed io sono triste. Addio compagno Lucio.
lunedì 28 novembre 2011
Andar Guaivi: Diecimila visualizzazioni – Ten thousand hits – Diez mil entradas
Il mese prossimo festeggio i due anni di questo blog, il primo della mia vita. Nato un po’ per caso, pian piano è diventato un modo per raccontare esperienze di viaggio, di cucina e di riflessioni legate al mondo che ci circonda, da vicino o da piú lontano, su di me, oppure sugli altri, visti dal prisma della mia sensibilitá, buona o cattiva che sia. Un numero (crescente?) di amici mi sta seguendo su questa strada e, con mia gran sorpresa, siamo arrivati a questa cifra simbolica delle diecimila visualizzazioni in un periodo molto breve. Da un certo punto di vista questo vuol essere uno stimolo per andare oltre, dedicarci ancor piú tempo e cominciare a strutturarlo meglio. Il tutto domanderá tempo e pazienza, ma ci proveró. Grazie a voi tutti, un caro saluto, Paolo
El próximo mes voy a celebrar los dos años de este blog, el primero de mi vida. Nacido un poco casualmente, paulatinamente se ha vuelto un modo para compartir experiencias de viaje, de cocina además de reflexiones ligadas al mundo que nos rodea, de lejos o de más cerca, sobre mi o sobre los demás, mirados a partir del prisma de mi propia sensibilidad (buena o mala que sea). Un número (creciente?) de amig@s me está siguiendo en este camino y, para mi gran sorpresa, hemos llegado a esta cifra simbólica de las diez mil entradas en un tiempo muy corto. Esto puede ser leído como un estimulo a seguir adelante, dedicarle más tiempo aún, además de ir estructurándolo mejor. Todo eso necesitará tiempo y paciencia, sin embargo voy a ensayarlo. Gracias a tod@s Uds., un cálido saludo, Paolo
Next month I’m celebrating the second year of this blog, the first of my life. Born almost by accident, it gradually became a way to share experiences of travel, cooking and reflections related to the world around us, from near or far more, about me or the other, viewed from the prism of my good or bad sensitivity. A (growing?) number of friends are following me on this road and, with my big surprise, we did reach this symbolic figure of ten thousand hits is a very short period of time. From a certain point of view, this is to be seen as a stimulus to continue working on it, dedicating even more time and better structuring it. This will imply more time and patience, but I will try to do it.
Thanks to all of you, Paolo
El próximo mes voy a celebrar los dos años de este blog, el primero de mi vida. Nacido un poco casualmente, paulatinamente se ha vuelto un modo para compartir experiencias de viaje, de cocina además de reflexiones ligadas al mundo que nos rodea, de lejos o de más cerca, sobre mi o sobre los demás, mirados a partir del prisma de mi propia sensibilidad (buena o mala que sea). Un número (creciente?) de amig@s me está siguiendo en este camino y, para mi gran sorpresa, hemos llegado a esta cifra simbólica de las diez mil entradas en un tiempo muy corto. Esto puede ser leído como un estimulo a seguir adelante, dedicarle más tiempo aún, además de ir estructurándolo mejor. Todo eso necesitará tiempo y paciencia, sin embargo voy a ensayarlo. Gracias a tod@s Uds., un cálido saludo, Paolo
Next month I’m celebrating the second year of this blog, the first of my life. Born almost by accident, it gradually became a way to share experiences of travel, cooking and reflections related to the world around us, from near or far more, about me or the other, viewed from the prism of my good or bad sensitivity. A (growing?) number of friends are following me on this road and, with my big surprise, we did reach this symbolic figure of ten thousand hits is a very short period of time. From a certain point of view, this is to be seen as a stimulus to continue working on it, dedicating even more time and better structuring it. This will imply more time and patience, but I will try to do it.
Thanks to all of you, Paolo
venerdì 25 novembre 2011
84 nouvelles plantes OGM sont en attente du feu vert de Bruxelles pour être commercialisées !!
Le Canard Enchaîné du 16 novembre 2011
Quatre-vingt-quatre : C’est le nombre de plantes OGM qui attendent le feu vert de Bruxelles pour être commercialisées, dont 21 avec en prime une autorisation pour être cultivées en plein champ. Le dernier dossier déposé, c’était il y a quinze jours celui du géant allemand de la chimie BASF pour sa patate transgénique. Chaque fois, les arguments pour emporter l’autorisation sont les mêmes : les OGM permettent de produire plus, et de manière plus écolo parce qu’ils consomment moins de pesticides. Dès leur création Monsanto et consorts nous ont promis-juré qu’ils allaient faire disparaître la faim dans le monde.
Un collectif d’une vingtaine d’ONG, piloté par Vandana Shiva et son mouvement paysan indien Navdanya, s’est lancé dans une grande enquête pour voir ce qu’il en était réellement vingt ans après les premières plantations. Son rapport de 58 pages (www.navdanyainternational.it) démontre par a + b que non seulement le transgénique n’a en rien diminué la faim dans le monde, mais qu’en plus c’est une bonne affaire pour les fabricants de pesticides puisque, contre toute attente, il fait augmenter leurs ventes.
Un gros mensonge transgénique
Un meilleur rendement ? Prenez le coton Bt de Monsanto. En Inde, où il est cultivé à grande échelle, il plafonne à 1 000 kg l’hectare, trois fois moins que ce qui avait été promis. Même constat pour le colza, dont Monsanto a bidouillé les gênes pour qu’il souffre sans broncher d’être arrosé par son herbicide vedette, le Roundup. En Australie, l’enquête de Navdanya montre que le canola, le colza transgénique de Monsanto, affiche avec deux applications de glyphosate (principe actif du Roundup) un rendement plus faible que le colza traditionnel : 89 kg à l’hectare de moins !
Deuxième entourloupe : la réduction des pesticides. En Argentine, les planteurs de soja transgénique utilisent deux fois plus d’herbicides que les agriculteurs restés au soja non transgénique. Mieux, les cultures d’OGM sont maintenant envahies par des insectes super résistants. En Chine, les populations de punaises ravageuses sont 12 fois plus importantes. Aux Etats-Unis, on compte désormais 10 espèces d’insectes résistants dans les champs de soja, coton et maïs. C’est ce que l’on appelle un constat transgênant…
Quatre-vingt-quatre : C’est le nombre de plantes OGM qui attendent le feu vert de Bruxelles pour être commercialisées, dont 21 avec en prime une autorisation pour être cultivées en plein champ. Le dernier dossier déposé, c’était il y a quinze jours celui du géant allemand de la chimie BASF pour sa patate transgénique. Chaque fois, les arguments pour emporter l’autorisation sont les mêmes : les OGM permettent de produire plus, et de manière plus écolo parce qu’ils consomment moins de pesticides. Dès leur création Monsanto et consorts nous ont promis-juré qu’ils allaient faire disparaître la faim dans le monde.
Un collectif d’une vingtaine d’ONG, piloté par Vandana Shiva et son mouvement paysan indien Navdanya, s’est lancé dans une grande enquête pour voir ce qu’il en était réellement vingt ans après les premières plantations. Son rapport de 58 pages (www.navdanyainternational.it) démontre par a + b que non seulement le transgénique n’a en rien diminué la faim dans le monde, mais qu’en plus c’est une bonne affaire pour les fabricants de pesticides puisque, contre toute attente, il fait augmenter leurs ventes.
Un gros mensonge transgénique
Un meilleur rendement ? Prenez le coton Bt de Monsanto. En Inde, où il est cultivé à grande échelle, il plafonne à 1 000 kg l’hectare, trois fois moins que ce qui avait été promis. Même constat pour le colza, dont Monsanto a bidouillé les gênes pour qu’il souffre sans broncher d’être arrosé par son herbicide vedette, le Roundup. En Australie, l’enquête de Navdanya montre que le canola, le colza transgénique de Monsanto, affiche avec deux applications de glyphosate (principe actif du Roundup) un rendement plus faible que le colza traditionnel : 89 kg à l’hectare de moins !
Deuxième entourloupe : la réduction des pesticides. En Argentine, les planteurs de soja transgénique utilisent deux fois plus d’herbicides que les agriculteurs restés au soja non transgénique. Mieux, les cultures d’OGM sont maintenant envahies par des insectes super résistants. En Chine, les populations de punaises ravageuses sont 12 fois plus importantes. Aux Etats-Unis, on compte désormais 10 espèces d’insectes résistants dans les champs de soja, coton et maïs. C’est ce que l’on appelle un constat transgênant…
mercoledì 23 novembre 2011
Campo minato
Sono stati giorni intense in Italia, ma varie cose sono anche successe fuori di qui. Cerchaimo di fare una rapida sintesi.
E’iniziato il processo di uscita dall’era berlusconiana; ci vorranno ancora anni sicuramente, e non è detto che, liberandoci di lui, riusciremo necessariamente a diventare degli italiani normali. Nel frattempo cosa leggiamo sui giornali? Da un lato le bombe nascoste nelle pieghe del bilancio e delle manovre preparate dal duo Berlusconi/Tremonti (la piú grossa essendo la delega assistenziale e fiscale) che se non vengono trattae rapidamente provocheranno dei buchi di bilancio crescente, il che significherá piú tagli o piú tasse (alcuni dei giornali di oggi ne parlano piú in dettaglio). Ma abbiamo anche i comportamenti provocatori di una parte dell’establishment economico, in particolare Marchionne che, proprio nel momento di maggior pericolo per il paese, quando tutti dovrebbero fare uno sforzo di concertazione per aiutarci a venire fuori dalla situazione dove ci ha cacciato il cavaliere, non trova di meglio che denunciare gli accordi sindacali ed aprire un fronte di lotta potenzialmente drammatico. La CGIL-FIOM non potrá restare con le mani in mano, e nemmeno il nuovo ministro del lavoro; ma mentre per la CGIL-FIOM è facile immaginare la risposta (Lotta dura senza paura), piú difficile immaginare gli spazi di manovra del ministro. Va detto che anche per la sergetaria generale della CGIL, S. Camusso, giá in difficoltá per tenere le anime dure della FIOM dentro spazi di concertazione nazionale, una notizia come questa non puó certo averle facilitato la digestione.
A livello internazionale, l’economista Nouriel Roubini, quello che aveva previsto la crisi del 2008, continua nelle sue previsioni catastrofiche sull’Italia. Nell'intervista rilasciata a Reuters Television a Mosca, ha previsto che l'Italia andrà in default l'anno prossimo, se non metterà in campo azioni aggressive contro il debito; default che comporterà automaticamente l'uscita dell'Italia dalla zona euro. La via crucis del nostor primo ministro epr cercare di riguadagnare la fiducia deimercati e degli investitori stranieri è lunga assai …
Finché Monti fa il giro delle sette chiese, intanto è scopiato lo scandalo Finmeccanica, confermando, se mai ce ne fosse bisogno, che le buone pratiche di mazzette ai politici continua come nulla fosse, tanto sicura è la casta al potere che nesusno potrá mai toccarla sul serio. Basta poi leggere le reazioni sdegnate di un Casini qualsiasi, quando il tesorierie del suo partito viene accusato di aver intascato una valigetta di 200mila euro, per capire che Mani Pulite è oramai un pallido ricordo. Con questi partiti e questa classe politica, è chiaro che la disaffezione del cittadino lambda non potrá che aumentare. I partiti politici, checché ne dica D’Alema, sono oramai parte del problema e sempre meno della soluzione. Fanno gli affari loro e non certo quelli nostri. Guardiamo i coatti della Lega e il loro parlamento padano. Tante sbruffonate contro Roma ladrona e poi cos’hanno fatto in questi anni al governo? Occupato le loro belle “cadreghe”, dimostrato una capacitá ridicola di gestione economica-finanziaria (Credieuronord - http://www.giornalettismo.com/archives/59269/banche-lega-ricordiamoci-credieuronord/ ) e poi, a livello di qualitá personale, espresso il loro meglio con Calderoli e le sue magliette. Nemmeno quando il loro fedele alleato era degenarato a livelli triviali, bordelli e puttane a piú non posso, non hanno osato dire nulla, anche perché secondo quanto racconta il libro su Bossi, “Umberto Magno”, di Leonardo Facco, il Senatur, almeno prima dell’ictus che l’ha colpito nel 2003, “andava un po’ con tutte” e, soprattutto, quelle che andavano con lui avevano assicurato un posto di prestigio, nel partito o fuori (http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/bossi-sesso-luisa-corna-donne-663105/).
Ma sia chiaro, trovarne uno di partito che non sia affetto da questi problemi, sembra operazione impossibile. Esiste un roblema di fondo: mentre il capitalismo finanziario a livello mondiale si estende a macchia d’olio, travolgendo pian piano tutti i baluardi democratici (vedi la fine dei ragazzi di Occupy Wall Street a New York), a scala nazionale o comunque piú limitata, non ci si prepara a difenderci. L’Unione Europea in quanto tale non riesche a schiodarsi da una visione economicista, in linea con gli stessi rpesupposti ideologici del male che vorrebbe curare. La dimensione sociale e politica del’Unione non si è voluta fare, preferendo priorizzare la parte economica, avendo in mente un modello di relazioni sociali dove comanda uno, il dio denaro, e gli altri abbozzano. I diritti dei lavoratori devono essere negoziabili, al ribasso ovviamente, mentre i diritti del dio denaro e delle sue vestali (banche e istituzioni finanziarie) sono per definizione intoccabili.
Per metter in chiaro i rapporti di forza, il nuovo paese leader mondiale, la Cina, ha deciso di cominciare a sostituire gli operai in maniera definitiva mettendo al loro posto i robot: leggete I robot non si suicidano: ecco la soluzione finale Foxconn http://www.tomshw.it/cont/news/i-robot-non-si-suicidano-ecco-la-soluzione-finale-foxconn/34624/1.html. Le dichiarazioni del presidente Foxconn, Gou Tai-ming, sono quanto di piú chiaro si possa chiedere a un padrone industriale: "per ora" gli operai possono stare tranquilli; i cyber-colleghi si limiteranno a svolgere "mansioni pericolose, operazioni di precisione e operazioni che espongono agli effetti di sostanza tossiche".
Leggo un articolo interessante sul Le Monde Diplomatique di questo mese (Salvare il genere umano, non solamente il Pianeta, di Lucien Sève): effettivamente le considerazioni fatte dall’autore sulla mondializzazione via la finanza e sui suoi comprimari, in primis l’estremismo religioso, meritano di essere lette con attenzione.
Noi siamo qua a sperare che Monti ci riporti a galla, pagando bollette e debiti, ma alla fine non ci interroghiamo sul dove ci stia portando questo treno. Siamo sempre meno attori del nostro sviluppo, entriamo in un’era emergenziale dove bisogna lasciar perdere i nostri diritti, i nostri bisogni, in nome di necessitá superiori presentate con giustificazioni inoppugnabili: salvare l’economia se vogliamo salvare il mondo. Chi ci lavora nell’Emergenza sa che è il miglior sistema per non rispettare le regole e saltare tutti i paletti esistenti. D’altronde basta ricordarsi del nostro campione nazionale Bertolaso: non una delle sue oepre fatte in emergenza è riuscita a resistere negli anni, o vanno giú da sole per lacattiva qualitá dei materiali oppure sono i tribunali a metterci lo zampino a causa delle truffe che si sono mascherate dietro.
Questo è lo scenario dove vogliono portarci. Monti non puó farci nulla, a parte, se gli va bene, tirarci fuori (col nostro aiuto) da questa m… Ma se non si fa fuori questa casta, se gli industriali non cambiano passo nelle loro concezioni medioevali delle relazioni sociali, se le gilde del commercio non cominciano ad accettare il patto sociale e quindi a pagare anche loro le tasse, lo stesso per le professioni liberali, difficile che ne veniamo fuori. Chiedere sempre agli stessi, operai, classe media, funzione pubblica, difficilmente sará sopportabile, e reazioni anche violente devono essere attese.
Ma anche se ne veniamo fuori, ricordiamoci che siamo periferia e non centro dell’Impero e che quello che si prospetta come futuro immediato è ancora peggio. Dicevo alcuni giorni fa che bisogna rimettersi al lavoro, con l’impegno di tutti. Un processo lungo, la soluzione non è giá costruita, bisogna mettercisi d’impegno, assieme.. forza ….
E’iniziato il processo di uscita dall’era berlusconiana; ci vorranno ancora anni sicuramente, e non è detto che, liberandoci di lui, riusciremo necessariamente a diventare degli italiani normali. Nel frattempo cosa leggiamo sui giornali? Da un lato le bombe nascoste nelle pieghe del bilancio e delle manovre preparate dal duo Berlusconi/Tremonti (la piú grossa essendo la delega assistenziale e fiscale) che se non vengono trattae rapidamente provocheranno dei buchi di bilancio crescente, il che significherá piú tagli o piú tasse (alcuni dei giornali di oggi ne parlano piú in dettaglio). Ma abbiamo anche i comportamenti provocatori di una parte dell’establishment economico, in particolare Marchionne che, proprio nel momento di maggior pericolo per il paese, quando tutti dovrebbero fare uno sforzo di concertazione per aiutarci a venire fuori dalla situazione dove ci ha cacciato il cavaliere, non trova di meglio che denunciare gli accordi sindacali ed aprire un fronte di lotta potenzialmente drammatico. La CGIL-FIOM non potrá restare con le mani in mano, e nemmeno il nuovo ministro del lavoro; ma mentre per la CGIL-FIOM è facile immaginare la risposta (Lotta dura senza paura), piú difficile immaginare gli spazi di manovra del ministro. Va detto che anche per la sergetaria generale della CGIL, S. Camusso, giá in difficoltá per tenere le anime dure della FIOM dentro spazi di concertazione nazionale, una notizia come questa non puó certo averle facilitato la digestione.
A livello internazionale, l’economista Nouriel Roubini, quello che aveva previsto la crisi del 2008, continua nelle sue previsioni catastrofiche sull’Italia. Nell'intervista rilasciata a Reuters Television a Mosca, ha previsto che l'Italia andrà in default l'anno prossimo, se non metterà in campo azioni aggressive contro il debito; default che comporterà automaticamente l'uscita dell'Italia dalla zona euro. La via crucis del nostor primo ministro epr cercare di riguadagnare la fiducia deimercati e degli investitori stranieri è lunga assai …
Finché Monti fa il giro delle sette chiese, intanto è scopiato lo scandalo Finmeccanica, confermando, se mai ce ne fosse bisogno, che le buone pratiche di mazzette ai politici continua come nulla fosse, tanto sicura è la casta al potere che nesusno potrá mai toccarla sul serio. Basta poi leggere le reazioni sdegnate di un Casini qualsiasi, quando il tesorierie del suo partito viene accusato di aver intascato una valigetta di 200mila euro, per capire che Mani Pulite è oramai un pallido ricordo. Con questi partiti e questa classe politica, è chiaro che la disaffezione del cittadino lambda non potrá che aumentare. I partiti politici, checché ne dica D’Alema, sono oramai parte del problema e sempre meno della soluzione. Fanno gli affari loro e non certo quelli nostri. Guardiamo i coatti della Lega e il loro parlamento padano. Tante sbruffonate contro Roma ladrona e poi cos’hanno fatto in questi anni al governo? Occupato le loro belle “cadreghe”, dimostrato una capacitá ridicola di gestione economica-finanziaria (Credieuronord - http://www.giornalettismo.com/archives/59269/banche-lega-ricordiamoci-credieuronord/ ) e poi, a livello di qualitá personale, espresso il loro meglio con Calderoli e le sue magliette. Nemmeno quando il loro fedele alleato era degenarato a livelli triviali, bordelli e puttane a piú non posso, non hanno osato dire nulla, anche perché secondo quanto racconta il libro su Bossi, “Umberto Magno”, di Leonardo Facco, il Senatur, almeno prima dell’ictus che l’ha colpito nel 2003, “andava un po’ con tutte” e, soprattutto, quelle che andavano con lui avevano assicurato un posto di prestigio, nel partito o fuori (http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/bossi-sesso-luisa-corna-donne-663105/).
Ma sia chiaro, trovarne uno di partito che non sia affetto da questi problemi, sembra operazione impossibile. Esiste un roblema di fondo: mentre il capitalismo finanziario a livello mondiale si estende a macchia d’olio, travolgendo pian piano tutti i baluardi democratici (vedi la fine dei ragazzi di Occupy Wall Street a New York), a scala nazionale o comunque piú limitata, non ci si prepara a difenderci. L’Unione Europea in quanto tale non riesche a schiodarsi da una visione economicista, in linea con gli stessi rpesupposti ideologici del male che vorrebbe curare. La dimensione sociale e politica del’Unione non si è voluta fare, preferendo priorizzare la parte economica, avendo in mente un modello di relazioni sociali dove comanda uno, il dio denaro, e gli altri abbozzano. I diritti dei lavoratori devono essere negoziabili, al ribasso ovviamente, mentre i diritti del dio denaro e delle sue vestali (banche e istituzioni finanziarie) sono per definizione intoccabili.
Per metter in chiaro i rapporti di forza, il nuovo paese leader mondiale, la Cina, ha deciso di cominciare a sostituire gli operai in maniera definitiva mettendo al loro posto i robot: leggete I robot non si suicidano: ecco la soluzione finale Foxconn http://www.tomshw.it/cont/news/i-robot-non-si-suicidano-ecco-la-soluzione-finale-foxconn/34624/1.html. Le dichiarazioni del presidente Foxconn, Gou Tai-ming, sono quanto di piú chiaro si possa chiedere a un padrone industriale: "per ora" gli operai possono stare tranquilli; i cyber-colleghi si limiteranno a svolgere "mansioni pericolose, operazioni di precisione e operazioni che espongono agli effetti di sostanza tossiche".
Leggo un articolo interessante sul Le Monde Diplomatique di questo mese (Salvare il genere umano, non solamente il Pianeta, di Lucien Sève): effettivamente le considerazioni fatte dall’autore sulla mondializzazione via la finanza e sui suoi comprimari, in primis l’estremismo religioso, meritano di essere lette con attenzione.
Noi siamo qua a sperare che Monti ci riporti a galla, pagando bollette e debiti, ma alla fine non ci interroghiamo sul dove ci stia portando questo treno. Siamo sempre meno attori del nostro sviluppo, entriamo in un’era emergenziale dove bisogna lasciar perdere i nostri diritti, i nostri bisogni, in nome di necessitá superiori presentate con giustificazioni inoppugnabili: salvare l’economia se vogliamo salvare il mondo. Chi ci lavora nell’Emergenza sa che è il miglior sistema per non rispettare le regole e saltare tutti i paletti esistenti. D’altronde basta ricordarsi del nostro campione nazionale Bertolaso: non una delle sue oepre fatte in emergenza è riuscita a resistere negli anni, o vanno giú da sole per lacattiva qualitá dei materiali oppure sono i tribunali a metterci lo zampino a causa delle truffe che si sono mascherate dietro.
Questo è lo scenario dove vogliono portarci. Monti non puó farci nulla, a parte, se gli va bene, tirarci fuori (col nostro aiuto) da questa m… Ma se non si fa fuori questa casta, se gli industriali non cambiano passo nelle loro concezioni medioevali delle relazioni sociali, se le gilde del commercio non cominciano ad accettare il patto sociale e quindi a pagare anche loro le tasse, lo stesso per le professioni liberali, difficile che ne veniamo fuori. Chiedere sempre agli stessi, operai, classe media, funzione pubblica, difficilmente sará sopportabile, e reazioni anche violente devono essere attese.
Ma anche se ne veniamo fuori, ricordiamoci che siamo periferia e non centro dell’Impero e che quello che si prospetta come futuro immediato è ancora peggio. Dicevo alcuni giorni fa che bisogna rimettersi al lavoro, con l’impegno di tutti. Un processo lungo, la soluzione non è giá costruita, bisogna mettercisi d’impegno, assieme.. forza ….
South Africa: One Step Behind
Years ago, Madness made a big success with this song: One Step Beyond. Not sure if South Africa Gvt will made the same with their One Step Behind Press Law
Ciudad del Cabo (Agencias/RNW) - El parlamento de Sudáfrica aprobó una ley que restringe la publicación de documentos sensibles.Esa controvertida ley no está libre de críticas que acusan al partido gubernamental, Congreso Nacional Africano, ANC, de poner en peligro la democracia. La ley, llamada de "Protección de las informaciones del Estado", amenaza con enviar a prisión por cinco años a los periodistas que publiquen datos secretos, o de 25 años de cárcel si se presume que se trata de espionaje.
http://www.rnw.nl/espanol/bulletin/diputados-sudafricanos-aprueban-controvertida-ley-de-prensa
Afrique du Sud: l’Assemblée nationale vote un projet de loi controversé sur la presse
L’Assemblée nationale sud-africaine a adopté, ce mardi 22 novembre 2011, un projet de loi très controversé sur la protection de l’information. Un texte qui restreint la publication des documents secrets. Il prévoit jusqu’à cinq ans d’emprisonnement pour les personnes dévoilant des secrets d’Etat. Les journalistes d’investigation qui révèlent des affaires et leurs sources pourraient donc se retrouver devant les tribunaux. Lundi, plusieurs rassemblements étaient organisés dans le pays contre ce projet de loi.
http://www.rfi.fr/afrique/20111123-assemblee-nationale-vote-projet-loi-controverse-protection-informations
South Africa Passes Law to Restrict Reporting of Government SecretsBrushing aside protests by press-freedom advocates and heroes of South Africa’s anti-apartheid struggle, Parliament overwhelmingly passed a contentious bill on Tuesday that will severely restrict the ability of journalists to report any information deemed to be a government secret.
http://www.nytimes.com/2011/11/23/world/africa/south-african-parliament-to-vote-on-press-law.html
África do Sul aprova lei que protege segredos no governoO partido governista Congresso Nacional Africano (CNA) apresentou e aprovou em voto um projeto de lei no Parlamento da África do Sul nesta terça-feira, 22, para proteger segredos de Estado, apesar das fortes críticas e objeções da oposição, a qual inclui desde conservadores brancos a nacionalistas negros, grupos que eram inimigos na era do Apartheid. A lei foi aprovada por 229 votos a favor e 107 contrários.
http://www.estadao.com.br/noticias/internacional,africa-do-sul-aprova-lei-que-protege-segredos-no-governo,801699,0.htm
martedì 22 novembre 2011
Aprovado na CCJ projeto de Valadares para desenvolvimento do Brasil Rural
recebi e publico com muito prazer:
Por visar o desenvolvimento do meio rural e propiciar mais empregos no campo, reduzindo assim o êxodo para as grandes cidades, a Comissão de Constituição, Justiça e Cidadania do Senado (CCJ) aprovou hoje projeto de autoria do senador Antonio Carlos Valadares, o PLS 258/2010. O projeto institui a Política de Desenvolvimento do Brasil Rural (PDBR), que visa a integrar todas as ações direcionadas à área rural.
De acordo com o autor da proposta, ela vai contribuir para a redução da pobreza e das desigualdades que existem nos territórios rurais, ao mesmo tempo em que promoverá o desenvolvimento sustentável do campo. Para Valadares, “é preciso superar a imagem do rural como espaço residual do urbano e associado apenas à produção agropecuária, e considerá-lo como espaço de produção, espaço de relação com a natureza e espaço de produção e reprodução de modos de vida diferenciados”.
Para a concretização da PDBR será necessária a elaboração, de acordo com o projeto, de um Plano Nacional de Desenvolvimento do Brasil Rural (PNDBR), que vai consolidar a estratégia a ser adotada para o desenvolvimento rural sustentável. O senador considera a aprovação de seu projeto – que ainda será votado em duas outras comissões – como “um verdadeiro pacto social do campo”.
O projeto foi relatado na CCJ pelo senador Eduardo Suplicy (PT-SP). E, segundo o autor, o projeto baseou-se em trabalho feito pela Conselho Nacional de Desenvolvimento Rural Sustentável (Condraf), durante dez anos.
Sobre a proposta de Valadares, em nota técnica favorável, o Ministério do Desenvolvimento Agrário (MDA) diz que o “projeto estabelecerá o marco legal para a construção participativa do desenvolvimento sustentável, multidimensional e com abordagem territorial que valoriza concretamente a agricultura familiar, as dinâmicas sociais, culturais, econômicas e ambientais do rural”.
Por visar o desenvolvimento do meio rural e propiciar mais empregos no campo, reduzindo assim o êxodo para as grandes cidades, a Comissão de Constituição, Justiça e Cidadania do Senado (CCJ) aprovou hoje projeto de autoria do senador Antonio Carlos Valadares, o PLS 258/2010. O projeto institui a Política de Desenvolvimento do Brasil Rural (PDBR), que visa a integrar todas as ações direcionadas à área rural.
De acordo com o autor da proposta, ela vai contribuir para a redução da pobreza e das desigualdades que existem nos territórios rurais, ao mesmo tempo em que promoverá o desenvolvimento sustentável do campo. Para Valadares, “é preciso superar a imagem do rural como espaço residual do urbano e associado apenas à produção agropecuária, e considerá-lo como espaço de produção, espaço de relação com a natureza e espaço de produção e reprodução de modos de vida diferenciados”.
Para a concretização da PDBR será necessária a elaboração, de acordo com o projeto, de um Plano Nacional de Desenvolvimento do Brasil Rural (PNDBR), que vai consolidar a estratégia a ser adotada para o desenvolvimento rural sustentável. O senador considera a aprovação de seu projeto – que ainda será votado em duas outras comissões – como “um verdadeiro pacto social do campo”.
O projeto foi relatado na CCJ pelo senador Eduardo Suplicy (PT-SP). E, segundo o autor, o projeto baseou-se em trabalho feito pela Conselho Nacional de Desenvolvimento Rural Sustentável (Condraf), durante dez anos.
Sobre a proposta de Valadares, em nota técnica favorável, o Ministério do Desenvolvimento Agrário (MDA) diz que o “projeto estabelecerá o marco legal para a construção participativa do desenvolvimento sustentável, multidimensional e com abordagem territorial que valoriza concretamente a agricultura familiar, as dinâmicas sociais, culturais, econômicas e ambientais do rural”.
lunedì 21 novembre 2011
Accaparramento risorse naturali: soluzioni win-win (vinci-vinci) oppure loose-win (perdi-vinci)?
India: 17 novembre - Uccisa la suora che lottava contro le lobby del carbone
L’hanno uccisa perché si opponeva alla mafia delle miniere di carbone. Ieri si sono tenuti i funerali di suor Valsa John, delle Suore della Carità di Gesù e Maria, uccisa alle prime ore di mercoledì in circostanze ancora non chiarite nello Stato indiano nord-orientale del Jharkhand. Secondo le ricostruzioni, la religiosa 53enne è stata assassinata durante la protesta di una cinquantina di persone davanti la sua abitazione, probabilmente istigate dalle compagnie minerarie del carbone che in lei avevano trovano una combattiva oppositrice ai loro progetti sulle terre tribali. (dal sito dell’Avvenire)
India: Hindu violence and land grabbing http://prabhuguptara.blogspot.com/2008/01/hindu-violence-and-land-grabbing.html
Senegal: Dal sito di Radio France International, si puó leggere questo articolo: A biofuels project in northern Senegal has triggered violent clashes between villagers, leaving one person dead and two seriously wounded. http://www.english.rfi.fr/africa/20111028-biofuel-project-breeds-violence-senegal
Papua New Guinea: Massive land grab of Papua New Guinea’s remaining forests results in violence against local people http://www.greenpeace.org/international/en/news/Blogs/makingwaves/massive-land-grab-of-papua-new-guineas-remain/blog/37337/
Zimbabwe: Farmers Slam Fresh Onslaught of Land-Grab Violence (news) SW Radio Africa 28 October 2010 Zimbabwe's main farmers' union has slammed the renewed onslaught of attacks and illegal land seizures across the country, which have left one farmer dead and many more evicted from their homes
http://allafrica.com/view/group/main/main/id/00011569.html
Uganda: Investigation into Uganda “land grab” must be genuinely independent and transparent
http://www.oxfam.org.uk/applications/blogs/pressoffice/2011/10/05/investigation-into-uganda-%E2%80%9Cland-grab%E2%80%9D-must-be-genuinely-independent-and-transparent/
Philippines: ‘Legalized’ land grab sparks feuds among Christians, Muslims
http://www.kauswaganldn.gov.ph/component/content/article/1-latest/4-legalized-land-grab-sparks-feuds-among-christians-muslims-
Ho fatto una piccolo ricerca, di nemmeno mezz’ora. Continuo a cercare casi di win-win solutions…. Se per caso qualcuno ne trova uno, me lo faccia sapere; io continuo a trovare i loose-win….
L’hanno uccisa perché si opponeva alla mafia delle miniere di carbone. Ieri si sono tenuti i funerali di suor Valsa John, delle Suore della Carità di Gesù e Maria, uccisa alle prime ore di mercoledì in circostanze ancora non chiarite nello Stato indiano nord-orientale del Jharkhand. Secondo le ricostruzioni, la religiosa 53enne è stata assassinata durante la protesta di una cinquantina di persone davanti la sua abitazione, probabilmente istigate dalle compagnie minerarie del carbone che in lei avevano trovano una combattiva oppositrice ai loro progetti sulle terre tribali. (dal sito dell’Avvenire)
India: Hindu violence and land grabbing http://prabhuguptara.blogspot.com/2008/01/hindu-violence-and-land-grabbing.html
Senegal: Dal sito di Radio France International, si puó leggere questo articolo: A biofuels project in northern Senegal has triggered violent clashes between villagers, leaving one person dead and two seriously wounded. http://www.english.rfi.fr/africa/20111028-biofuel-project-breeds-violence-senegal
Papua New Guinea: Massive land grab of Papua New Guinea’s remaining forests results in violence against local people http://www.greenpeace.org/international/en/news/Blogs/makingwaves/massive-land-grab-of-papua-new-guineas-remain/blog/37337/
Zimbabwe: Farmers Slam Fresh Onslaught of Land-Grab Violence (news) SW Radio Africa 28 October 2010 Zimbabwe's main farmers' union has slammed the renewed onslaught of attacks and illegal land seizures across the country, which have left one farmer dead and many more evicted from their homes
http://allafrica.com/view/group/main/main/id/00011569.html
Uganda: Investigation into Uganda “land grab” must be genuinely independent and transparent
http://www.oxfam.org.uk/applications/blogs/pressoffice/2011/10/05/investigation-into-uganda-%E2%80%9Cland-grab%E2%80%9D-must-be-genuinely-independent-and-transparent/
Philippines: ‘Legalized’ land grab sparks feuds among Christians, Muslims
http://www.kauswaganldn.gov.ph/component/content/article/1-latest/4-legalized-land-grab-sparks-feuds-among-christians-muslims-
Ho fatto una piccolo ricerca, di nemmeno mezz’ora. Continuo a cercare casi di win-win solutions…. Se per caso qualcuno ne trova uno, me lo faccia sapere; io continuo a trovare i loose-win….
Blague - Barzelletta G20
Histoire du G20
Un catholiqe, un juif, un musulman et un chinois sont en discussion pendant le G20.
Le catholique dit : « J'ai une grande fortune et j'achèterais bien la Citibank» !
Le juif dit « Je suis très riche et j'achèterais bien la General Motors » !
Le musulman dit: « Je suis un prince fabuleusement riche. ... Je veux acheter Microsoft » !
Ensuite ils attendent tous que le chinois parle. ...
Le chinois remue son café, place la cuillère proprement sur la table, prend une petite gorgée de son café, les regarde et dit avec désinvolture :
"Je ne vends pas !"
Un cattolico, un ebreo, un mussulmano e un cinese stanno discutendo durante il G20.
Il cattolico dice: "Ho un sacco di soldi e quasi quasi mi comprerei la Citibank!"
L'ebreo a sua volta dice: "Sono molto ricco e avrei voglia di comprarmi la General Motors!"
Tocca al mussulmano dire: "Sono un principe favolosamente ricco ... Voglio comprarmi Microsoft!" ..
E poi tutti ad attendere il cinese ..
Il cinese gira il caffé col cucchiaino, poi lo mette al suo posto sul tavolo, beve un goccio, li guarda e dice, con disinvoltura: "Non vendo!"
Un catholiqe, un juif, un musulman et un chinois sont en discussion pendant le G20.
Le catholique dit : « J'ai une grande fortune et j'achèterais bien la Citibank» !
Le juif dit « Je suis très riche et j'achèterais bien la General Motors » !
Le musulman dit: « Je suis un prince fabuleusement riche. ... Je veux acheter Microsoft » !
Ensuite ils attendent tous que le chinois parle. ...
Le chinois remue son café, place la cuillère proprement sur la table, prend une petite gorgée de son café, les regarde et dit avec désinvolture :
"Je ne vends pas !"
Un cattolico, un ebreo, un mussulmano e un cinese stanno discutendo durante il G20.
Il cattolico dice: "Ho un sacco di soldi e quasi quasi mi comprerei la Citibank!"
L'ebreo a sua volta dice: "Sono molto ricco e avrei voglia di comprarmi la General Motors!"
Tocca al mussulmano dire: "Sono un principe favolosamente ricco ... Voglio comprarmi Microsoft!" ..
E poi tutti ad attendere il cinese ..
Il cinese gira il caffé col cucchiaino, poi lo mette al suo posto sul tavolo, beve un goccio, li guarda e dice, con disinvoltura: "Non vendo!"
venerdì 18 novembre 2011
“Agricultura-Ferrari” y techo genético - Paolo Groppo (FAO): agricultura industrial incapaz de resolver el hambre mundial
Paolo Groppo es Oficial de Desarrollo Territorial en la División de Tierras y Aguas del Departamento de Recursos Naturales de la Organización de las Naciones Unidas para la Alimentación y la Agricultura (FAO) y como tal sigue muy de cerca las agendas nacionales, regionales y globales en materia de tenencia y uso de la tierra.
Muy pendiente de las discusiones generadas en torno a las Directrices Voluntarias de tenencia de la tierra que precedieron a la reunión anual del Comité de Seguridad Alimentaria la segunda y tercer semana de octubre, Groppo dialogó en profundidad con Radio Mundo Real sobre problemáticas que fueron eje de esos encuentros: el creciente acaparamiento de tierras y la agenda de reforma agraria a nivel global.
Groppo señala que el agronegocio como está concebido es comparable a un coche Ferrari, “es decir que necesita autopistas, combustible, etc. clase A, o sea las mejores tierras, que son una cantidad fija en el mundo que se está reduciendo. Asimismo, sabemos desde hace 50 años que el aumento de la productividad de los cinco principales productos agrícolas está disminuyendo al llegar a un tope genético, así que no es pensable que sea este tipo de agricultura el que pueda resolver el problema del hambre en el mundo. ¿Qué nos queda? Pues las agriculturas familiares, como relación social de la humanidad con la naturaleza”, indica.
El analista italiano, recién llegado de Haití, explica un diagnóstico que llama a revertir el fenómeno de acaparamiento desde una perspectiva estratégica: ante una población mundial creciente, los umbrales de productividad de los principales cultivos casi alcanzados y el decrecimiento de tierras agrícolas, el agronegocio ha demostrado ser incapaz de cubrir la demanda alimentaria.
Así, Groppo arroja una mirada crítica sobre el nivel de comprensión de parte de los estados de la problemática de acaparamiento y plantea una tríada de diálogo, concertación y negociación como único horizonte razonable para abordar estos temas.
Antes y después
Ya en 1979 la FAO llamaba la atención sobre estas problemáticas, dice Groppo, a través de la primera Conferencia Mundial de Reforma Agraria y Desarrollo Rural, proceso que se vió interrumpido en la década del 80 con el arribo de gobiernos conservadores de peso mundial como el de Margareth Thatcher y Ronald Reagan, en Reino Unido y Estados Unidos respectivamente.
De allí que el tema haya permanecido ausente durante casi dos décadas de los debates y ese espacio haya sido ocupado, en contraste, por las corrientes favorables a una “reforma agraria de mercado”.
Esto fue así hasta la Segunda Conferencia Mundial de Reforma Agraria y Desarrollo Rural (CIRADR) de Porto Alegre (2006) la que, según los propios movimientos “marcó un antes y un después en el relacionamiento con FAO”.
Ya entonces quedó claro que “la diversidad requería respuestas plurales con el diálogo y concertación como ejes. No es el mercado el que va a resolver el problema, ni tampoco el Estado solamente. Pero esa respuesta requiere trabajo y modestia, lo que muchas veces los interventores externos no tienen”, reflexiona Groppo.
Desde Porto Alegre, insiste Groppo, en FAO ha existido un cambio de paradigma radical en la forma de abordar el problema, pasando de una visión centrada en “resultados” hacia otra que valora “procesos”. Desde una FAO que se consideraba “centro del saber desde donde éste debía ser diseminado” hacia una organización que se propone “construir saberes” con las comunidades.
Es decir, “se tocó la cuestión de las asimentrías de poder en el tema tierras; sin abordar ese aspecto, queda claro que no hay posibilidades de avanzar”.
Presión creciente
En el lustro 2006-2011 en el cual tuvo lugar este cambio de paradigma, paradojalmente se han incrementado exponencialmente las presiones sobre lo que Groppo define como “el paquete recursos naturales” que incluye como principales factores la tierra agrícola y el agua dulce. Además, “nadie está buscando tierras desérticas para invertir, todos buscan la misma tierra, que es la mejor”.
La creciente urbanización, por ejemplo en China, que significa trasladar población desde el campo a la producción industrial genera asimismo una necesidad de tierras para alimentar a esa población que ya no generará su alimento.
“De modo que la atención especial que se ha dado a China como uno de los estados ’acaparadores’ es un fenómeno que vas más allá de China: es un desfase entre la detección del problema y la capacidad de las instituciones para responder”, dice el oficial FAO.
Groppo, con más de dos décadas de experiencia profesional -y compromiso personal- en la temática de tierras insiste en la necesidad de concertar un método participativo: “porque si estamos pensando que sea el mercado el que resuelva esto, una vez más estamos completamente equivocados”.
“El mercado de tierras es cerrado, es decir no hay un traspaso de tierra desde quienes la tienen a las que no, sino transferencias entre quienes ya la tienen”, añade.
Son los Estados, fortalecidos y lúcidos, los encargados de abordar este tema en su trascendencia estratégica, dice Groppo para quien “está en crisis definitivamente un modelo de producción, tras décadas de desprestigio de la agricultura campesina y familiar, que fue la base de desarrollo de nuestras sociedades. Europa viene de ahí: de siglos de capitalización económica y capitalización de saberes de varias agriculturas familiares”, concluye.
Descargar audio
http://www.radiomundoreal.fm/IMG/mp3/pablo_groppo.mp3
Audio: MP3 – 13.5 MB
2011 Radio Mundo Real / Amigos de la Tierra
giovedì 17 novembre 2011
Angola: Governador destaca importância do acesso à terra
09-11-2011 21:30
Huambo
Huambo - O governador provincial do Huambo, Fernando Faustino Muteka, destacou hoje, nesta cidade, que o acesso a terra é o passo fundamental para o desenvolvimento socioeconómico da maioria da população angolano, visto que o combate à pobreza passa prioritariamente por estes mecanismos.
Esta posição do governador foi expressa durante o acto que marcou a abertura da conferência inter-provincial sobre "Lei de terras uma proposta de desenvolvimento territorial".
Disse, por seu lado, que a política agrícola, ambiental e acesso à terra, compõem o tripé de sustentabilidade para o desenvolvimento adequado das actividades agro-pecuária do meio rural, áreas estas onde o referido sector tem papel fundamental na geração de renda, segurança alimentar e nutricional.
O governador Faustino Muteka realçou que as acções dos parceiros sociais do estado devem ser articuladas com base nos programas do executivo, embora com visões distintas encontrem bases de aspectos participativos de diversos actores da sociedade angolana e da comunidade internacional.
O evento, da iniciativa da Organização das Nações Unidas para o Desenvolvimento (FAO), enquadrado nas comemorações do 7º aniversário da aprovação da lei de terras, que hoje se assinala, visa encontrar mecanismo para o desenvolver das comunidades rurais.
Os participantes vão abordar temas ligados sobre o projecto de lei de terra, suas ramificações, limites do direito do proprietário privado no âmbito do direito fundiário, entre outros, junta membros do governo e representantes da sociedade civil, autoridades tradicionais do Huambo, Bié, Benguela, Kwanza Sul e Luanda.
Luanda - Segunda-feira, 14 de Novembro de 2011 8:30
Huambo
Huambo - O governador provincial do Huambo, Fernando Faustino Muteka, destacou hoje, nesta cidade, que o acesso a terra é o passo fundamental para o desenvolvimento socioeconómico da maioria da população angolano, visto que o combate à pobreza passa prioritariamente por estes mecanismos.
Esta posição do governador foi expressa durante o acto que marcou a abertura da conferência inter-provincial sobre "Lei de terras uma proposta de desenvolvimento territorial".
Disse, por seu lado, que a política agrícola, ambiental e acesso à terra, compõem o tripé de sustentabilidade para o desenvolvimento adequado das actividades agro-pecuária do meio rural, áreas estas onde o referido sector tem papel fundamental na geração de renda, segurança alimentar e nutricional.
O governador Faustino Muteka realçou que as acções dos parceiros sociais do estado devem ser articuladas com base nos programas do executivo, embora com visões distintas encontrem bases de aspectos participativos de diversos actores da sociedade angolana e da comunidade internacional.
O evento, da iniciativa da Organização das Nações Unidas para o Desenvolvimento (FAO), enquadrado nas comemorações do 7º aniversário da aprovação da lei de terras, que hoje se assinala, visa encontrar mecanismo para o desenvolver das comunidades rurais.
Os participantes vão abordar temas ligados sobre o projecto de lei de terra, suas ramificações, limites do direito do proprietário privado no âmbito do direito fundiário, entre outros, junta membros do governo e representantes da sociedade civil, autoridades tradicionais do Huambo, Bié, Benguela, Kwanza Sul e Luanda.
Luanda - Segunda-feira, 14 de Novembro de 2011 8:30
Seguridad alimentaria es “rehén” de la OMC advierte relator de la ONU
El mundo está de cabeza” afirmó Olivier De Schtter. “El libre mercado está jugando en contra de uno de los derechos fundamentales que es la alimentación”.
La seguridad alimentaria es “rehén” de las reglas de la Organización Mundial de Comercio (OMC) que han propiciado la escalada de precios de los alimentos, acusó hoy el relator de la ONU sobre el Derecho a la Alimentación, Olivier De Schutter.
Alertó a la OMC que los países en desarrollo están “atados de manos” por las reglas comerciales que han disparado los precios de los alimentos.
El relator hizo un enérgico llamado a la OMC para que revise su posición contra el proteccionismo respecto a los precios de alimentos, ya que el libre mercado está jugando en contra de uno de los derechos fundamentales que es la alimentación.
A un mes de que se celebre la conferencia ministerial de la OMC, el funcionario de la Organización de las Naciones Unidas (ONU) advirtió que las negociaciones serán clave para garantizar el derecho a la alimentación, tema que debe ser prioritario en la agenda del debate.
“La seguridad alimentaria es el ‘elefante’ al que la OMC tiene que hacer frente. El comercio no dio de comer a los hambrientos cuando la comida era barata y abundante, y ha sido menos capaz de hacerlo ahora que los precios se han disparado”, sostuvo el relator en un comunicado.
Subrayó que la importación de productos alimentarios sumarán 1.3 billones de dólares en 2011, mientras que los países pobres han pagado un 30 por ciento más este año para poder comprar comida.
De Schuter recordó que el Grupo de los 20 (G-20) reconoció que la dependencia excesiva de las importaciones de alimentos ha dejado a los pueblos de los países en desarrollo en una situación de creciente vulnerabilidad frente a los incrementos de precios y la escasez.
“La Organización Mundial del Comercio tiene que reconocer ahora lo mismo”, urgió el relator especial de la ONU.
En contraste con el libre comercio que promulga la OMC, De Schutter recomendó aranceles más altos a la importación, restricciones temporales, compras estatales a pequeños productores y políticas individuales de subsidios a la industria agroalimentaria.
De Schutter calificó de “vitales” estas medidas para lograr la recuperación de la capacidad de la industria alimentaria en los países en desarrollo.
“El mundo está de cabeza”, consideró el relator de la ONU, ya que “las reglas de la OMC deberían girar en torno al derecho humano a la alimentación y no al contrario”.
Fuente: Cubadebate.
http://ea.com.py/seguridad-alimentaria-es-%E2%80%9Crehen%E2%80%9D-de-la-omc-advierte-relator-de-la-onu/?mid=52
La seguridad alimentaria es “rehén” de las reglas de la Organización Mundial de Comercio (OMC) que han propiciado la escalada de precios de los alimentos, acusó hoy el relator de la ONU sobre el Derecho a la Alimentación, Olivier De Schutter.
Alertó a la OMC que los países en desarrollo están “atados de manos” por las reglas comerciales que han disparado los precios de los alimentos.
El relator hizo un enérgico llamado a la OMC para que revise su posición contra el proteccionismo respecto a los precios de alimentos, ya que el libre mercado está jugando en contra de uno de los derechos fundamentales que es la alimentación.
A un mes de que se celebre la conferencia ministerial de la OMC, el funcionario de la Organización de las Naciones Unidas (ONU) advirtió que las negociaciones serán clave para garantizar el derecho a la alimentación, tema que debe ser prioritario en la agenda del debate.
“La seguridad alimentaria es el ‘elefante’ al que la OMC tiene que hacer frente. El comercio no dio de comer a los hambrientos cuando la comida era barata y abundante, y ha sido menos capaz de hacerlo ahora que los precios se han disparado”, sostuvo el relator en un comunicado.
Subrayó que la importación de productos alimentarios sumarán 1.3 billones de dólares en 2011, mientras que los países pobres han pagado un 30 por ciento más este año para poder comprar comida.
De Schuter recordó que el Grupo de los 20 (G-20) reconoció que la dependencia excesiva de las importaciones de alimentos ha dejado a los pueblos de los países en desarrollo en una situación de creciente vulnerabilidad frente a los incrementos de precios y la escasez.
“La Organización Mundial del Comercio tiene que reconocer ahora lo mismo”, urgió el relator especial de la ONU.
En contraste con el libre comercio que promulga la OMC, De Schutter recomendó aranceles más altos a la importación, restricciones temporales, compras estatales a pequeños productores y políticas individuales de subsidios a la industria agroalimentaria.
De Schutter calificó de “vitales” estas medidas para lograr la recuperación de la capacidad de la industria alimentaria en los países en desarrollo.
“El mundo está de cabeza”, consideró el relator de la ONU, ya que “las reglas de la OMC deberían girar en torno al derecho humano a la alimentación y no al contrario”.
Fuente: Cubadebate.
http://ea.com.py/seguridad-alimentaria-es-%E2%80%9Crehen%E2%80%9D-de-la-omc-advierte-relator-de-la-onu/?mid=52
EU/GMO: No majority for or against two GM soybean products (Agence Europe)
Once again, EU member state representatives failed, on 15 November, to take a stance either for or against marketing authorization for two GM soybean products - two varieties of genetically modified soya not intended for cultivation but as human and animal feed. EU27 experts meeting within the Standing Committee on the Food Chain and Animal Health (SCoFCAH) were unable to reach the qualified majority required for either approval or rejection of the European Commission's proposal aimed at authorizing soya A5547-127 by Bayer CropScience AG and renewing the authorization for soya 50-3.3 by Monsanto.
It will therefore be up to the appeals committee to take a stance.
It will therefore be up to the appeals committee to take a stance.
mercoledì 16 novembre 2011
Il difficile e arduo cammino della democrazia partecipativa
Le polizie pubbliche di New York, Oakland ed altre città americane, sobillate e finanziate dai dollari dei finanzieri di Wall Street (JP Morgan in testa), stanno attaccando e "ripulendo" Zuccotti Park. Goliath ne ha le tasche piene di questi David che pretendono riportare un po' di democrazia vera in quel paese, l'America, oramai preda dei sentimenti più barbari scatenati dai diavoli di WS. Il tentativo di migliaia di persone di occupare pacificamente dei luoghi pubblici per manifestare, civilmente, il loro rifiuto di un mondo dominato dalla finanza, è oramai giudicato troppo pericoloso. La democrazia americana non solo ha portato i propri risparmi sotto il controllo cinese, ma adesso ne sta sempre più abbracciando il modello di democrazia controllata. Comanda chi sta sopra, sotto forma di un amalgama politico finanziario dove, alla fine dei conti, domina più il secondo del primo. Nella Russia putiniana sembra ancora dominare la parte politica, ma sempre di aristocrazie stiamo parlando.
La resistenza passiva, innocente e pacifica viene oramai trattata in tutti questi paesi come si trattasse di veri e propri pericoli pubblici, come Mubarak trattava i suoi oppositori sulla piazza Tahrir al Cairo o come le altre cleptocrazie magrebine trattavano i loro oppositori quando erano di buon'umore. Vedremo se anche zio Sam li manderà in galera o si limiterà giusto a minacciarli.
Stiamo assistendo oramai da vari anni allo squadernamento dei veri rapporti di forza. Altro che trionfo della democrazia dopo il 1989, in realtà la caduta del Muro ha tolto il velo che copriva i veri direttori d'orchestra di questo mondo, i Mr. Sylvestre della World Company come dicono da anni i Guignols de l'Info francesi. Gli gnomi della finanza non si nascondono più, i loro tentacoli arrivano oramai dappertutto e, forti della loro supponenza ed ignoranza (dato che prevedere dove vada il mondo, anche quello finanziario, non è roba facile per nessuno) ne combinano di tutti i colori.
Nessuno riesce più a tenerli a freno. La crisi del 2008 provocata da loro è stata, come sempre, ripianata dai governi, cioè dai cittadini, e loro, da bravi furfanti, sono pian piano riusciti a recuperare le loro pratiche di prima. La ferita, essendo mal curata, si è infettata e si è espansa anche a noi europei. Non che da noi manchino questi personaggi, per cui l'infezione ha fatto presto a prendere. Ricordiamoci che il piccoletto di Parigi che rideva del nostro Mr. B. è lo stesso che fino a poco tempo prima del 2008 predicava a tutti in Francia che i subprime erano il modello da seguire. Cioè, per chi vuol guardare al di là del proprio naso, abbiamo messo le volpi a far la guardia al pollaio: le agenzie di rating da un lato, cioè quelle che hanno contribuito massivamente alla crisi del 2008, e poi politici screditati dall'altro. La loro combinazione produce una serie di ordini che noi, cittadini, dobbiamo semplicemente rispettare, tacendo.
Ci è stato tolto da tempo il diritto di protestare, da un lato grazie ai balocchi che le televisioni e i media controllati dal potere spargevano a piene mani, e dall'altro grazie a opposizioni politiche più cieche delle talpe.
Ma quando, malgrado questi fattori, qualcuno prova a muoversi, vedi il movimento Occupy Wall Stree, ecco che l'arbitro fischia l'espulsione anche per un semplice fallo di mano.
Scopriamo ogni giorno di più di essere in guerra; una guerra strana perché non è dichiarata, e non può esserlo, dato che è una guerra del gran capitale finanziario e dei pochi profittatori contro la stragrande maggioranza dei cittadini del mondo. Non avrebbe senso dichiararla, perché vorrebbe dire uscire allo scoperto, e questi trucchi, queste truffe si fanno dietro i vetri appannati, nei salotti buoni, con le voci e la musica soffusa. Non nelle piazze. Le piazze e le strade devono rimanere libere per far circolare sempre più velocemente la giostra capitalista.
Molti non se ne sono accorti, molti non vogliono rendersene conto perché temono che tanto non si possa farci nulla. E così ti pelano ogni giorno di più. Una volta avevano bisogno di inventarsi dei nemici (forse avevano letto Lenin da piccoli): il comunismo è stato perfetto per indossare i panni del Grande Nemico. Guardate il nostro ineffabile M. B. come sia riuscito anche fuori tempo massimo a continuare a vincere elezioni sbandierando lo spauracchio comunista. Poi l'hanno sostituito con l'estremismo arabo e Bin Laden, un personaggio mediocre, costruito in casa dai servizi segreti americani, foraggiato finché serviva e poi lasciato libero di continuare a combinarne di tutti i colori dato che serviva un nemico nuovo. Ma adesso neanche lui c'è più, e ci rendiamo conto che il re è nudo. La grande truffa va avanti lo stesso anche senza i nemici, e chissà che la gente non cominci a chiedersi se non ci sia dell'altro al posto di questi fantomatici nemici. Che magari i problemi di tutti i giorni, 1 miliardo di persone che soffrono la fame (la fame!!), altri due miliardi sotto una soglia della povertà a 1 euro e mezzo al giorno (ci rendiamo conto?): insomma se volessimo guardare in faccia la realtà, questo modello di " sviluppo" (fra virgolette, ci sta portando nella m. (parola di cinque lettere che finisce con a).
Ma oramai il pilota, o i piloti, perché nemmeno fra loro sono necessariamente d'accordo, dato che sono peggio degli squali (chiedo scusa agli squali veri che in realtà sono molto meno aggressivi degli squali umani), hanno deciso che va bene così, decidono loro e nessuno deve più disturbarli.
Ci resta qualcosa da fare? Beh, finché lasciamo che siano sempre gli altri a ribellarsi, allora saremo sempre fritti. O cominciamo a muoverci tutti, nel nostro piccolo, prima che sia troppo tardi, oppure questa guerra sarà l'ultima che combatteremo, perché alla fine del sentiero c'è solo la nostra schiavizzazione (date un occhiata ai rapporti delle nazioni unite sull'aumento costante del lavoro schiavo e capirete meglio il futuro che ci aspetta)...
L. 52: La Compagnie - Robert Littell
Points Policier
En 1950, à Berlin, Harvey Torriti, dit " le Sorcier ", et sa nouvelle recrue, Jack McAuliffe, préparent le départ du transfuge russe Vichnievski pour les Etats-Unis. Mais à la " Compagnie " - mieux connue sous le nom de CIA -, ses supérieurs semblent mettre en doute les capacités de leur agent, plus porté sur le whisky que sur l'étude des relations géopolitiques...
Entre agents doubles et traîtres déclarés, personnages de fiction et personnages réels (Kennedy, Castro, Eltsine, mais aussi ben Laden), Robert Littell dévoile au travers d'un redoutable thriller politique un demi-siècle de notre histoire. Et nous entraîne, sur les traces de ses héros, en plein cœur de la guerre froide, des chars soviétiques de Budapest à la Baie des Cochons, de l'assassinat du pape Jean-Paul P' au complot contre Gorbatchev...
Un roman d'espionnage magistralement orchestré, qui place Littell aux côtés des maîtres du genre, John le Carré en tête.
1222 pagine per raccontare dal di dentro sta maledetta CIA: molto ben fatto, si legge velocemente e ne esci col sentimento di un'organizzazione che nemmeno oltre 60 anni dopo la sua fondazione sia riuscita a trovare una giustificazione vera al suo lavoro. Impressionante la mediocrità dei personaggi e l'iperideologismo di fondo. GRan bel libro. Sarà nella top ten.
L. 51: Drive - James Sallis
Payot et Rivages, 2006
La stanza di un Motel 6 a nord di Phoenix, la tarda luce dell’alba che preme alla porta e alle finestre, i rumori del traffico dalla vicina autostrada, il lamento di qualcuno che piange nella camera attigua. E una pozza di sangue che avanza, lenta, inesorabile… Tre cadaveri in un mare di sangue: questa è la scena che si presenta agli occhi di Driver, che ha una sola soluzione davanti a sé: la fuga. Lui non ha avuto nessuna parte nel crimine. Lui non spara, lui non porta armi. E lo ha anche detto senza mezzi termini ai suoi complici: “Io non partecipo, non so nulla, non ho armi. Io guido. Nient’ altro”. Quelli, i complici, avevano un buon colpo tra le mani e cercavano un autista. Un lavoretto da niente per chi è uno dei migliori stuntman di Hollywood, capace di scene da cardiopalma, di giri della morte e di incredibili acrobazie su due ruote. Un lavoretto, però, finito male. Con tre cadaveri nella stanza di un motel e duecentocinquantamila dollari che ora scottano tra le mani di Driver. Lo stuntman si ritrova con una taglia sulla testa e una domanda martellante: chi ha fatto il doppio gioco e ora lo vuole morto? Per dare una risposta e salvarsi la pelle, si trasforma in un uomo in fuga, tra l’Arizona e Los Angeles, costretto a uccidere chi costituisce una minaccia e sicuro soltanto della sua Dodge, vecchia di dieci anni ma resistente come un carrarmato.Ma la fuga, si sa, è anche l’occasione per ripercorrere le tracce della propria esistenza.
Onestamente, una delusione. Si può fare meglio...
martedì 15 novembre 2011
Laos: un addio o un arrivederci?
La cosa più improbabile che potessi per festeggiare la partenza, era di andare a mangiare in un ristorante Nord-Coreano. Di quella Corea del Nord che a noi, vecchi appassionati di calcio, ci ricorda ancora il dentista Pak Doo Ik, che nel 1966 ci fece gol e buttò fuori dal mondiale inglese l'Italia di "Mondino" Fabbri. Ai più giovani la Corea del Nord ricorderà le sofferenze per la fame e tutto quello che ogni giorno si inventa il Caro Leader Kim Jong il. Comunque il ristorante è buono, probabilmente serve per dare una (falsa) immagine di quanto bene si stia da quelle parti.. ma ripeto si mangia bene: consiglio, per averlo provato, il Stir-Fried Duck.
Insomma, fra poco parto per l'aeroporto con la sensazione che quello che potevamo proporre l'abbiamo fatto. I problemi con i concessionari stranieri che vengono a prendere grandi quantità di terre, sono conosciuti dal governo, così come gli effetti collaterali dell'introduzione di un'economia di mercato (con soldi che girano velocemente) in un paese dove le istituzioni sono lente a reagire e povere di risorse. Quindi i problemi legati alla mancata trasparenza, alla corruzione, all'indipendenza crescente di ogni funzionario che abbia un po' di margini di libertà nel suo distretto, provincia, sono cose con cui devono o dovranno confrontarsi.
Per noi non ci sono dubbi che la cosa migliore sarebbe quella di sedersi e parlarne assieme, cercando di limitare i danni e far uscire i possibili effetti positivi da un patto socio-territoriale che coinvolga le istituzioni di governo, le comunità locali e il settore privato. Ma non siamo noi a stare al governo, per cui possiamo solo dirglielo, raccontar loro quello che abbiamo visto in tanti altri paesi. Vedremo fra qualche giorno/settimana le loro reazioni. Poi un'altra storia comincerà con i possibili Donanti. Anche su questo ritorneremo.... Laa koon
lunedì 14 novembre 2011
Lao e i suoi vari buddismi
Il buddismo che domina in Lao è quello della cosidetta scuola del sud (Theravada), un mix di rituali e credenze ancestrali ed importate, diverso dalla scuola del nord, importata dalla Cina e dal Vietnam (Mahayana). Gli specialisti dicono che le differenze tra le due scuole siano grandi come quelle tra cattolici e protestanti. Anche le architetture sono diverse (ma essendo io rimasto solo a Vientiane non posso apprezzarlo). La scuola del sud è più austero ed individualista, ognuno è responsabile per se stesso, mentre quella del nord è più legata agli sforzi del gruppo.
Il concetto base del buddismo Lao è quello di guadagnarsi dei meriti per l'aldilà (het bun). Più buone azioni si compiono più si diluiscono i peccati e più si guadagnano punti per la prossima reincarnazione. I meriti e le offerte si fanno ai monaci ed ai novizi, facili da osservare per le loro teste rasate e tuniche colorate tendenti al giallo o zafferano. Li vedi girare per la città con una borsa al collo dove mettono le offerte che ricevono dalla gente. Dopodichè tornano nei templi (Wat) per pregare e meditare. Stamattina sono stato al Talat Sao Mall (mercato dove prima o poi passano tutti i turisti), ed avevo davanti a me tre ragazzetti vestiti da novizi. Avranno avuto sui dieci anni, forse meno. La borsa a tracolla, giravano per il mercato. La cosa che li interessava maggiormente, tanto che ci sono tornati due volte (e la seconda si sono fermati a discutere col proprietario) non erano le offerte rituali di cibo, ma dei dischi di giochi elettronici, supereroi, mozilla, etc... ecco forse questo riassume la situazione: probabilmente avrebbero dato tutto pur di avere uno di quei giochi e poter giocare come qualsiasi altro bambino, invece di dover tornare al tempio....
Il That Luang che vedete nelle foto è il simbolo nazionale del Laos. Ci sono andato a piedi, sotto un sole cocente, passando per i campi Elisi locali che sbucano sull'arco di trionfo (Patouxai - vedi foto). Il tempio è una ricostruzione datata del 1930, dato che i precedenti erano stati distrutti nei secoli scorsi, l'ultima volta quando verso il 1870 un gruppo di banditi cinesi venne a rubare tutte le cose preziose della Stupa lasciandola in uno stato miserevole.
Girando a piedi per il centro ci si imbatte in molti ristorantini, molti negozietti (ma non ho ritrovato il sarto che faceva le camicie in Batik come quelle che mi ero fatto fare nel 1993), tanti motorini e adesso anche tante macchine. Come ho già detto molti sono i turisti. Le differenze tra questo grosso villaggio e le altre (poche) capitali asiatiche che conosco: il rumore, che rimane ancora a livelli più che accettabili; gli odori, più forti verso l'ora di cena quando si accendono fornelli e bbq un po' dappertutto per strada, ma a parte questo non c'è puzza di acque sporche e di immondizia buttata via; e il fatto che nessuno ti disturba, chieda l'elemosina quando vai in giro. La cucina è più che dignitosa, il riso ricco di glutine (sticky rice) che hanno qui non ce l'ha nessuno. Ieri ho mangiato un pollo al curry verde con bamboo ed altre verdure, una delizia. Stasera... vedremo....
domenica 13 novembre 2011
Laos: legno, legname e foreste
La fortuna e la sfortuna viene da lì: paese povero economicamente ma ricco di foreste. Se ne sono accorti in tanti, da anni, e la deforestazione e soprattutto il sacchieggio della foresta primaria va avanti a ritmi accellerati. Come sempre qualcuno ne approfitta e, di fronte a istituzioni deboli, il peso del dollaro fa ancora la differenza.
La parola d'ordine sono le "concessioni". Sempre le stesse dinamiche che qualsiasi paese coloniale ha sempre imposto ai colonizzati e che adesso viene fatto in nome del mercato e dello "sviluppo". Parola magica, che significa che tutto è permesso finchè non ti beccano sul fatto, e anche lì puoi sempre reagire, se hai il peso necessario.
Il meccanismo è semplice: si chiede una autorizzazione per una superficie X, per tagliare legna da mandare all'estero, e poi una volta che si ha la concessione (sulla quale le comunità locali non sono interpellate), ci si prende una fetta di terra grande un multiplo di X, mettendoci dentro tutto quello che c'è e magari chiudendo il tutto con reticolato per far sì che nessuno venga a disturbare. Ripeto, nulla di nuovo, queste sono le pratiche delle compagnie private. Vengono in Laos perchè la legislazione ed i controlli nei paesi vicini rischiano di diventare più severi e quindi è più facile approfittarne qui dove sono ancora nella fase dell'ingenuità rispetto al Dio mercato.
Ma sembra che la gente, là in basso, cominci a protestare.. e pian piano, anche se a velocità limitata, le voci salgono su verso l'alto... e magari poi la gente impara ad organizzarsi ....
Questo è il Mekong a Vientiane, ieri 12 novembre, giorno delle dimissioni del nostro primo ministro....
venerdì 11 novembre 2011
La stupa buddista più famosa di Vientiane: Pha That Luang, Laos
foto di: Aaron Smith from London, United Kingdom
E' il simbolo nazionale ed anche il monumento religioso più importante. Nemmeno i comunisti sono riusciti a scalfire il sentimento religioso di questo popolo, ed alla fine hanno dovuto adattarsi, come dicono ad Anguillara (T'a d'adattà) (questo era dedicato ai pochi ma buoni lettori della zona del Lago dove vivo).
Insomma, un Laos diverso da quando c'ero stato molti anni fa. Resta la solita gentilezza, anche se la transizione per diventare un altra caotica città è già iniziata. Non parlo del paese fuori la capitale perchè non l'ho visto. Se riusciremo a far finaziare la proposta di progetto, allora andremo a lavorare nel Plateau des Bolovens al sud e allora qualcos'altro potrò raccontare.
Per il momento le sensazioni sono limitate alla sorpresa dei tanti turisti che si vedono in giro, forse spinti qui dalle alluvioni di Bangkok o forse ci vengono di proposito, chissà. Europei, americani ma anche tanti asiatici, suppongo cinesi. Per i thai e vietnamiti difficile per me vedere le differenze e comunque penso siano qui per il business. Da anni si dice che questi due vicini gli mangeranno i gnocchi in testa, data la disparità delle velocità economiche: qui si va in bicicletta e là corrono come treni. E proprio per questo il governo da alcuni anni ha deciso di darsi una mossa. Il sogno è lo stesso della Cina, arricchirsi ma senza perdere il controllo politico. C'è molta più apertura di quando venni qui, anche i funzionari di governo parlano in modo più aperto e libero, confessano che non sempre capiscono le decisioni prese ai piani superiori e che comunque hanno molti problemi sul terreno dato che gli stranieri arrivano con velocxità troppo alte per le loro capacità di reazione. La paura è di aprire una piccola porta in uan diga di investimenti che potrebbe portarsi via tutto. Il legname è una delle risorse chiave: il Vientnam ha irrigidito la legislazione nazionale, più controlli e allora vengono qua dove le istituzioni sono deboli ed è più facile trafficare. Nel governo ne sono coscienti, ma non sono abituati a risposte rapide per cui da un lato le pressioni per avere concessioni aumentano, e in un modo o nell'altro le ottengono, dall'altro il livello centrale tarda a reagire, provocando malcontento.
Come tutte le transizioni di questi ultimi decenni anche questa è difficile. Nessuno fa sconti al Laos e tutti sono lì pronti ad approfittarne, indipendentemente dal colore politico, Cina, America, Vietnam, Thailandia e chi più ne ha più ne metta. La storia delle dighe sul Mekong è un'altra delle rogne grosse, che non si sa come andrà a finire.. ma di questo ne parlerò domani...
lunedì 7 novembre 2011
Ritorno a Vientiane - Laos
Sono passati diciott'anni dall'ultima volta che sono venuto e devo dire che la prima impressione è che sia cambiata completamente la città. Impressionano le luci, gli edifici moderni, il traffico, insomma, sempre a livelli laotiani, tutte cose a cui non si era abituati. E' un'impressione strana per chi ci sia venuto anni fa, prima di questa modernizzazione. Prima avevi l'impressione che la città avesse conservato una sua vecchia anima coloniale, il ritmo di vita era più campagnolo, lento, ma sentivi la differenza rispetto alla Tailandia o al Vietnam.
Ricordo le discussioni già allora, sul fatto che se non si fossero dati una mossa sarebbero stati mangiati dai vicini. E difatti così pare stia avvenendo. Ai soliti Tai e Viet si sono aggiunti moltissimi cinesi. Chissà poi di chi è la colpa, se di colpa si può parlare, ma la città adesso è sicuramente più "moderna" ma è più difficile trovarne un'anima. Vedremo nei prossimi giorni se questa prima impressione se ne andrà via oppure no.
In positivo sembrano cambiati i laotiani, o almeno alcuni di loro. La prima riunione di lavoro è stata molto interessante, impensabile 20 anni fa; una apertura e una possibilità di toccare temi che, all'epoca, ti sarebbero valsi di esser messo sul primo volo di ritorno a casa. Interessante....
Stasera siamo stati a cena sul Mekong, Xang Khoo, un pescetto grigliato con un po' di riso e verdure e l'immancabile Laobeer... bel posto, da tornarci. Fa anche wine shop, magari nei prossimi giorni asseggeremo qualcosa. L'indirizzo è 68 Pangkham Rd.
Ricordo le discussioni già allora, sul fatto che se non si fossero dati una mossa sarebbero stati mangiati dai vicini. E difatti così pare stia avvenendo. Ai soliti Tai e Viet si sono aggiunti moltissimi cinesi. Chissà poi di chi è la colpa, se di colpa si può parlare, ma la città adesso è sicuramente più "moderna" ma è più difficile trovarne un'anima. Vedremo nei prossimi giorni se questa prima impressione se ne andrà via oppure no.
In positivo sembrano cambiati i laotiani, o almeno alcuni di loro. La prima riunione di lavoro è stata molto interessante, impensabile 20 anni fa; una apertura e una possibilità di toccare temi che, all'epoca, ti sarebbero valsi di esser messo sul primo volo di ritorno a casa. Interessante....
Stasera siamo stati a cena sul Mekong, Xang Khoo, un pescetto grigliato con un po' di riso e verdure e l'immancabile Laobeer... bel posto, da tornarci. Fa anche wine shop, magari nei prossimi giorni asseggeremo qualcosa. L'indirizzo è 68 Pangkham Rd.
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