domenica 19 agosto 2012
La Françafrique
La Charité s/Loire
40° gradi all'ombra, e non è un modo di dire. La "canicule" domina il paesaggio mediatico francese e costringe un po' tutti, giovani e vecchi a trovar rifugio al fresco. Per rifrescarsi a volte serve anche un po' di televisione, soprattutto se, per caso (?) trasmettono dei programmi interessanti. Uno di questi ha riguardato il passato recente (e chissà che non sia ancora declinato al presente, cosa molto probabile) della Françafrique.
La Françafrique è stato (è?) una istituzione creata dal Generale De Gaulle per controllare preventivamente la futura indipendenza africana. Messa in piedi fin dal 1958, ha di fatto gestito il processo di decolonizzazione rivestendolo sotto abiti più moderni ed adatti ai tempi, ma non dimenticando mai la missione centrale: fare gli interessi della Francia prima di tutto, soprattutto prima degli interessi dei paesi e delle popolazioni locali. Da quel punto di vista, si trattava di preparare una classe dirigente dipendente dai francesi (e dal partito gollista che dominava), in modo che le risorse naturali (petrolio, gas, rame e tutto il resto) continuassero ad arrivare tranquillamente in Francia e che, dietro questo, fosse possibile montare un sistema di finanze parallele per il partito dirigente e, ovviamente, chi ne stava al comando.
Il sistema è rimasto conosciuto fino all'ultimo dal nome del primo responsabile nominato da De Gaulle, quel Foccart che ha fatto e disfatto più Presidenti lui di Regan, Bush I e II messi assieme.
Con l'arrivo dei socialisti nel 1981 molti avevano sognato un mondo diverso e una politica diversa. Ma non volevano ricordare che chi li aveva portati al potere era un uomo che era mescolato alla politica, a quel modo di fare politica, da sempre: Mitterand. Il sistema Foccart restò quindi in funzione, solo aumentarono le necessità politiche perchè oltre ai due partiti (e leaders vari) da foraggiare a destra, adesso si aggiungeva anche il Partito Socialista. Come ha confermato il PDG della cassaforte, il responsabile del tesoro di Zio Paperone, Loic Le Floc Pigeont, capo della multinazionale petroliera francese ELF, nominato nel 1989 alla testa del gruppo, venuto a conoscenza del sistema si rivolse a Mitterand per chiedere lumi sul che fare: continuare a pagare tutti i vari partiti e leaders di destra oppure chiudere i rubinetti? La risposta fu: continuare come prima, solamente non dimenticarsi di noi.
Nel 1993 i politici di destra, tornati al potere, si incartarono da soli per colpa delle rivalità fra i due leaders principali, Chirac e Balladur, che si preparavano per la corsa all'Eliseo del 1995. Risultato: apertura di una inchiesta che, se non è riuscita a condannare i vari responsabili, riuscì per lo meno a svelare quanto profondo fosse il marcio nel sistema politico francese, destra e sinistra confuse. Le stime dei soldi rubati dalla banda che faceva capo all'ELF, per foraggiare politici di primo piano, gollisti, socialisti e tutto il resto, più i vari capi di Stato africani, ammontarono, per i tre anni dell'inchiesta, 1989-1992 alla somma astronomica di 450-500 milioni di Euro (Eva Joly, giudice istruttore, dixit).
La sola vera differenza che si è prodotta negli anni, a parte le morti naturali dei più vecchi, da Foccart al Presidente a vita Omar Bongo, il re delle "tallonettes", le scarpe coi tacchi che piacciono così tanto a politici a noi più vicini, è stato il capovolgimento dei rapporti fra i capi di Stato africani e la Francia. Fino al 1989 le varie ex colonie erano rimaste sotto il controllo reale della madrepatria. che decideva chi doveva governare e chi doveva essere combattuto (ricordiamoci che la Francia ha anche finanziato delle bande di mercenari degne della Banda Bassotti, per tentare un colpo di stato nel Benin, finito in modo ridicolo). Il ruolo delle ex colonie era ovvio: continuare ad approvisionare la Francia in materie prime a buon prezzo in modo che il sistema di vita francese potesse mantenersi a livello dei paesi ricchi e permettere alla sua classe politica di vivere come la vecchia aristocrazia dei secoli precedenti (ricordate la storia dei diamanti di Bokassa offerti al Presidente della Repubblica Giscard?). Tutto questo era permesso dal padre padrone americano perchè era la paga di giuda per il ruolo che la Francia assumeva in Africa di gendarme degli interessi del capitale internazionale contro le spinte comuniste portate dalla Russia.
Nel 1989 cade il muro e, soprattutto, finisce la necessità di avere un gendarme africano. A quel punto liberi tutti e da un lato i capi di Stato e dall'altro le altre potenze economiche, cominciano a redisegnare i contorni delle alleanze economiche e politiche del continente.
Si apre così l'era attuale dove non esiste più padrone sicuro, tutti giocano contro tutti, e dove l'unico sicuro perdente è sempre lo stesso, quel "popolo" africano in nome del quale si era svolto il processo di liberazione nazionale, decolonizzazione, liberazione etc. etc. Non ce n'è uno di paese che sia riuscito a dare voce a quelle istanze. Brucia molto, ma dovremo un giorno finalmente accettarlo, che quei socialisti che ci avevano fatto tanto sognare quel giorno di maggio del 1981, siano quegli stessi che hanno interrato così presto sogni, valori e principi per i quali battono i nostri cuori. Poi quando si riguarda la televisione di quegli anni mitterandeschi, e vedi passare un giovanbe Fabius (attuale ministro degli Esteri, all'epoca Primo Ministro), un giovane Hollande, una giovane Royal, ti dici che sembra proprio difficile sognare che stavolta sarà diverso.
E se non ci riusciamo qui a cambiare qualcosa, cosa vuoi che resti ai nostri amici africani, sotto una tutela molteplice di Presidenti, eserciti, paesi "amici", tutti solo e sempre interessati alle loro risorse, naturali, mai umane? ... buonanotte....
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