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lunedì 6 agosto 2012

Sabbiarossa Edizioni: ESPERANZA prima recensione

In attesa della sua distribuzione e presentazione ufficiale a partire da settembre, alcune copie sono state date ad alcune persone a cui siamo legati, amici o, come in questo caso, fratello (per me) e padre (per Pierre). Inutile dirvi quanto ci tenessi alla sua opinione, dato che su questi temi ci lavora da anni e soprattutto considerando che Bruno non fa sconti, se no gli fosse piaciuto non ce l'avrebbe mica mandato a dire. Gli mando un altro grazie di cuore da questo post. Carissimi Paolo e Pierre, Ho finito ieri di leggere il vostro libro e l’ho trovato appassionante, ben costruito e ben scritto. E’ un libro che fa riflettere e che arricchisce spiritualmente. Le due storie di famiglia, quella tedesca e quella argentina, si intrecciano molto bene. All’inizio ci si chiede qual’è il rapporto fra le due, ma ben presto si è presi dal ritmo della narrazione e, una volta iniziata la lettura, è difficile staccarsene. Come in un buon romanzo giallo, il suspence rimane intero sino alla fine : il falso incidente della zia suora, la scoperta, da parte della protagonista, di essere figlia di desaparecidos. Il tema del silenzio, del non voler sapere, del voler chiudere gli occhi su una realtà drammatica, è particolarmente forte e ben trattato. Secondo me, è un aspetto fondamentale della società tedesca e di quella argentina. Il libro mostra la forza di questa volontà, collettiva e individuale, di non sapere, ma anche la fragilità di questo muro del silenzio, destinato prima o poi a incrinarsi e a crollare. Altro tema centrale è quello della trasmissione del trauma di generazione in generazione, e questo non soltanto per i discendenti delle vittime, ma anche per quelli degli assassini. La storia di Antonia/Flor e di Mathias è una specie di Bildungsroman, un romanzo di formazione, dove i protagonisti maturano attraverso le successive esperienze, alla ricerca della verità sul passato (della famiglia e della società nel suo insieme) e su se stessi. Ho apprezzato anche il finale. Non c’è happy end, perché la tragedia è troppo grande e i protagonisti ne sono stati in gran parte distrutti, ma c’è appunto un filo di speranza. L’accostamento Bolivia-Argentina è ben riuscito, e permette di affrontare – non in maniera didattica, ma attraverso le esperienze dirette dei protagonisti – i principali problemi di queste due società, a cominciare da quello della terra, dello spossessamento dei contadini e, particolarmente forte nel caso boliviano, il razzismo e il disprezzo dei bianchi nei confronti della popolazione indigena. Coincidenza : a La Paz sono stato alloggiato per una settimana in una pensione della calle Hermanos Manchego, a due passi dalla sede dell’ONG Terra. L’unico punto forse inesatto – dico forse perché è da verificare – del libro riguarda il suicidio di Erminia, che si getta sotto il rapido Buenos Aires – Rosario. Questo permette di evocare un altro aspetto della realtà argentina, lo smantellamento della rete ferroviaria durante il decennio di Menem, e le conseguenze sociali ed economiche disastrose di questa decisione. Mi chiedo però se quel treno rapido esisteva ancora al momento in cui Erminia si suicida, nel 2001 o 2002, quando Menem non era più al potere : la privatizzazione/smantellamento della rete ferroviaria data del 1991-92, e mi sembra poco probabile che un collegamento rapido Buenos Aires/Rosario abbia sopravvissuto per una decina d’anni. Da verificare dunque. In conclusione, il libro è davvero una realizzazione importante. Bravi! Sarebbe bene continuare su questa strada. Affettuosamente Bruno

1 commento:

  1. Esperanza trasporta in tanti stati d’animo diversi senza nemmeno accorgersene. E’ un avvicendarsi continuo di pensieri. Parla di verità, emozioni, di tutto il male e il bene di cui l’essere umano è capace.

    La questione delle terre e quella indigena oltre che a essere aspetti che mi affascinano perché relazionati al mio lavoro, riescono a intersecarsi perfettamente con gli altri fatti storici dentro a cui i personaggi si muovono. Eventi di una storia in cui tutti noi siamo profondamente coinvolti. Le pagine sono leggerissime e volano fino al soffio finale, che lascia il cuore spalancato.
    Terminato questo libri i pensieri rimangono a fluttuare per giorni, cercando di fare resuscitare i personaggi. È come un volere tenerli in vita aldilà delle pagine, immaginare i loro destini deviati da coincidenze eccezionali, eventi, occasioni perdute e il filo della Storia che li intreccia e li mette in campo pronti per combattere altre battaglie della vita.

    Cari Paolo e Pierre, spero davvero questo libro possa essere diffuso ovunque, io ho già iniziato a farvi pubblicità nel Corno d’Africa dove molti lettori bisognosi di Esperanza aspettano con impazienza copie.

    Un abbraccio,

    Carolina

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