Ramallah, 9 marzo 2015
Te lo senti attorno dal primo momento che lo vedi, da lontano. Un serpente, a volte grigio, a volte color legno, sempre accompagnato da fili spinati e da torrette che periodicamente stanno lì a dirti che qualcuno ti guarda.
Due mondi. Separati in casa per una decisione presa nel 1948 senza nessuna
legittimità sociale, ma per rispondere in qualche modo all’orrendo genocidio
della Shoah.
Di là e di qua, la terra di mezzo non esiste in questo caso. Di qua trovi
il casino di un popolo segregato dentro isole dalle quali ha enormi difficoltà
a muoversi, non può andare dove vuole e soprattutto per uscirne fuori deve
chiedere permesso. Ma se vivi a Gaza questo non è sufficiente. Resti lì e
basta.
Di là dal muro ci sono loro, gli altri. Israeliani di varie classi sociali,
3-4 per lo meno. In basso ci sono gli arabi-israeliani, sottoproletariato
composito di arabi (in maggioranza) un po’ di cristiani e un po’ di drusi.
Seguono i falascià, gli etiopi di religione ebraica immigrati in questi ultimi
anni, impiegati in lavori di fatica particolarmente nei porti, data la loro
capacità di resistere al sole e al caldo. Sono quelli di serie C. Poi vengono i
“russi”, così chiamati in generale gli ebrei arrivati dalla Russia e dagli
ex-territori sovietici. Laggiù erano discriminati in quanto ebrei, una volta
arrivati lo sono in quanto russi, sempre diversi. Sopra tutti stanno gli
israeliani veri che però anche loro vanno divisi fra quanti aspirano a una vita
normale e per chi una pace con la Palestina sarebbe possibile, e i sionisti che
credono nella necessità di spazzare via i palestinesi e recuperare tutta la
terra promessa per loro.
Trovo su wikipedia questo commento interessante: Il
neosionismo,
la forma di "sionismo" che implica la costruzione di colonie in
Cisgiordania (denominata, per sottolineare il diritto di Israele sulle terre
bibliche, 'Giudea e Samaria')[26], ha destato perplessità e critiche
anche all'interno di Israele ed è stato descritto come una cattiva
interpretazione della religione ebraica. Così, nel 1992, si esprimeva
Yeshayahou Leibowitz, intervistato da Eyal Sivan:
« ... Lo Stato di
Israele è fondato su un valore, e questo valore è il mantenimento del potere
ebraico violento su tutta la terra di Israele e sull'altro popolo che vive in
questa terra. È il contenuto del valore dello Stato di Israele, oggi. È per
questo che ha appena versato due miliardi e mezzo ai coloni installati nel
Territori, mentre non ha denaro per gli immigrati recenti... Quello che
considera un valore è mantenere il potere sui Territori occupati. Non vi è denaro
per migliorare il sistema scolastico. Non vi è denaro per migliorare il
sistema sanitario... ma vi è denaro per gli assassini che si installano nei
Territori. Molto denaro: due miliardi e mezzo, l'anno scorso. In nome di
questo valore, si sacrifica la salute, l'istruzione, l'integrare gli
immigranti. Si sacrifica tutto questo per mantenere il nostro potere sui Territori
Occupati.
Chiama assassini i coloni?
Sì, certamente. » |
(Y. Leibowitz, L'exigence d'être héroique s'appelle l'incitation à la
révolte, De L'autre côté, Printemps 2007, n° 3, éditions La fabrique)
|
Questo la dice lunga sulle insistenze nel creare nuove colonie in terra
palestinese. Illegali a tutti gli effetti, sono costruite nelle zone di tico C
dove cioè il controllo è totalmente in mano ad Israele. Da notare che la
maggior parte delle terre agricole si trova in queste zone (C) per cui ogni
nuova colonia di fatto riduce le capacità di sicurezza alimentare dei
palestinesi.
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