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martedì 10 marzo 2015

In prigione, in prigione – a memoria di Gaza Strip



Ramallah, 10 marzo 2015

Girando per Ramallah, ascoltando le diverse voci di coloro con cui mi riunisco, mi è venuto in mente una collega che, a Roma, mi ha chiesto, se sarei andato anche nella striscia di Gaza. Alla mia risposta negativa mi disse: allora non vai proprio in Palestina. Avevo avuto una mezza idea di mettere una foto di Gaza fra quelle che mi hanno mostrato i colleghi, ma per rispetto di una situazione difficile da capire, ho scelto di mettere solo testo.

Penso alla frase della mia collega da quando sono arrivato, dopo aver “sentito” il muro, e dopo aver ascoltato quanto mi raccontano i colleghi che hanno pezzi di famiglia rimasti intrappolati laggiù. Il pensiero è andato a Edoardo Bennato e alla canzone In prigione, in prigione, di cui riporto la prima parte:

Tu che sei innocente - Tu che non hai fatto niente
Tu che ti lamenti - Perché ti hanno imbrogliato
Allora adesso senti:
Tu andrai in prigione - In prigione, in prigione
Proprio tu, in prigione - E che ti serva da lezione!

L’album si chiamava, nemmeno a farlo apposta, Burattino senza fili, uscito nel 1977. Mancava poco e gli Accordi di Camp David sarebbero stati firmati tra Egitto ed Israele, facendo sognare in molti che anche il conflitto israelo-palestinese potesse trovare una sua soluzione.

Il Burattino non ha scelto così, e Gaza si è ritrovata come una grande prigione a cielo aperto. Poco più grande di due volte il Comune di Milano, ha tutte le uscite bloccate. Ma proprio tutte. In più ha la sfiga di trovarsi nel lato sbagliato dell’acquifero di Gaza per cui l’acqua la controlla Israele (che gliela vende in base agli accordi di Oslo, ma comunque secondo i capricci del momento). Colleghi del settore mi dicono che quasi il 95% dell’acqua pompata nella Striscia di Gaza è inquinata e non idonea a essere bevuta. Il consumo quotidiano d’ acqua è sceso sotto i 100lt preconizzato dall’OMS. Giusto per ricordare, in Israele siamo a 242 lt giorno nelle aree urbane e 211 in quelle rurali.

Provate  a pensare cosa sia vivere in una prigione a cielo aperto, dove manca tutto. Aggiungetevi poi una serie di promesse impossibili da mantenere da parte dell’ autorità palestine, da cui il rigetto della popolazione per quei politici, e capirete come il fiore dell’estremismo sia sbocciato veloce veloce.

Adesso però, come diceva il vecchio Lenin, (finchè ho un piccolo debito sono io a dovermi preoccupare col mio debitore, ma se il debito diventa enorme è la mia banca a doversi preoccupare), il problema cresce a dismisura e pensare di poterlo controllare con i militari fa parte di quei sogni che la destra israeliana ha imposto ai suoi cittadini. Il giorno in cui si risveglieranno, speriamo non sia troppo tardi.

Continueremo domani con le terre di serie C.

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