http://archivio.internazionale.it/atlante/conflitti-asimmetrici
non è aggiornata agli ultimi conflitti in corso, Ucraina, Yemen da un lato e soprattutto Boko Haram tra Nigeria, Ciad e Niger, ma per il resto credo abbia l'essenziale.
Quello che sta succedendo in posti che, con la globalizzazione galoppante, sono oramai a due passi da casa, dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni di chi ci governa. Guardo i notiziari esteri, di quei paesi che ambiscono ad avere un ruolo sulla scena internazionale, e l'essenziale è sempre sui conflitti in corso, cercare di capire chi siano gli attori, gli argomenti, i possibili esiti e quali azioni noi europei possiamo portare avanti su questi temi. Poi, per sbaglio, giro sui canali italiani, e ... inutile andare avanti, lo sapete meglio di me cosa riempia la nostra televisione, pubblica e privata.
Siamo ancora fortunati che in Kossovo non si siano rimessi a sparare, ma intanto abbiamo l'Isis sotto (e forse dentro) casa: tutto il fronte mediterraneo è in fermento, la Tunisia unico elemento democratico, ma estremamente fragile, che rischia di cadere nelle mani dei salafiti in qualsiasi momento. La Libia è persa, slo si cerca di limitare i danni, in Egitto siamo lì ad applaudire (di nascosto) un nuovo dittatore militare mentre il fronte mediorientale è prossimo allo scoppio.
Come scrivevo tempo fa sulla prossima guerra mondiale, le alleanze saranno mobili, dipendendo dagli interessi del momento. Da una parte siamo contro l'Iran e dall'altro ne abbiamo bisogno per combattere l'Isis in Siria. Gli americani sono contro il Sudan ma poi si ritrovano nella stessa allenza, guidata dai Sauditi, una monarchia del MedioEvo, per attaccare gli sciiti nello Yemen, con l'Iran che s'incazza. Siamo contro la Russia per via dell'Ucraina, ma senza la Russia non c'è possibilità di chiudere il casino siriano e iraniano.
Insomma possiamo continuare a non volere guardare fuori da casa nostra, ma oramai ci siamo dentro.
Il peggio è che ci arriveremo, alla consapevolezza, senza nessuna preparazione, cioè sempre all'ultimo minuto, stile Expo 2015.
Incrociamo le dita, perchè oramai non sono (quasi) più conflitti fra Stati, ma fra entità interessate a prendere il controllo delle risorse naturali (per cui dietro molti di questi conflitti abbiamo entità sovranazionali che soffiano sul fuoco apposta) e sempre di più fra poveri sgangherati che pian piano ricacciamo nello stesso paniere dell'estremismo islamico.. li aiutiamo a fondersi in un'unico movimento.. ingigantendo così il pericolo in modo da autorizzare maggiori spese militari ... ma non sarà certo così che risolveremo i problemi...
Prendiamo un piccolo esempio: Tunisia e altri paesi della regione. Dopo il fiorire delle primavere arabe, si erano rivolti alle istituzioni internazionali per ricevere degli aiuti freschi per appoggiare la transizione democratica. Il G8 aveva lanciato un'iniziativa che prese il nome della località dove si tenne la riunione: il Partenariato di Deauville che doveva aiutare a creare delle società libere, democratiche e tolleranti. L'articolo qui sotto data del 2013 e già allora spiegava quanto poco fosse stato mantenuto delle promesse fatte e dei costi futuri che le nostre società dovranno pagare per non aver fatto nulla al momento opportuno. Uno dei temi più cari a questi paesi, in primis la Tunisia, era quello dell'apertura del mercato agricolo europeo ai loro prodotti (ricordiamo che noi siamo quelli che predichiamo la libera concorrenza - in casa d'altri, ma chiudiamo le frontiere quando i prodotti degli altri devono entrare liberamente). Nulla è stato fatto, come ce lo ricordava ancora ieri sera una trasmissione televisiva franco-tedesca.
La chiusa dell'articolo merita di essere ricordata:
Le coût de l’inaction peut s’avérer
colossal si ces pays échouent leur transition et glissent dans la
violence et l'extrémisme qui risque de s’étaler sur des décennies
Nessun commento:
Posta un commento