un pensiero a Pino. https://www.youtube.com/watch?v=CQO23MlLFVg
Ramallah, 11 Marzo 2015
Ultimo giorno in Palestina, domani sera saremo a Gerusalemme
e poi venerdì si torna. Non potevo non fare un pensiero a chi sta in basso nella
scala sociale, le donne rurali. Nulla di nuovo se vogliamo, le donne in
campagna sono bestie da soma che, in una tradizione patriarcale com’è quella
dominante, hanno poco spazio per far rispettare i loro diritti.
Ieri finchè la macchina
ci traghettava da una riunione all’altra mi è venuto da chiedere come potessero
le donne accettare la Shari’a per quanto riguardava l’eredità. La mia era una
domanda fatta per stimolare una piccola discussione, per capire meglio chi
fossero i colleghi che avevo in macchina e quali fossero le loro percezioni del
problema “genere”. Nella Shari’a le donne erediterebbero la metà della quota
spettante ai maschi, cosa che a noi oramai sembra aberrante. Lo stupore mi si è
dipinto in viso quando le due colleghe, senza consultarsi, mi hanno risposto,
all’unisono: magari si applicasse la Shari’a… Credendo di aver a che fare con
due retrogade ho chiesto loro il perché… così mi hanno spiegato che in realtà
non si applica nemmeno quella e le donne non ricevono nulla. Leggo adesso un
articolo passatomi da un’esperta di genere, e capisco meglio le ragioni. Cito
testualmente: le donne accedono alla terra principalmente attraverso l’eredità.
Bene divenuto inestimabile ancor più in un regime di controllo delle risorse
determinato dalla volatilità degli assetti politici la terra
deve restare in famiglia e giacchè le donne raggiungono la famiglia del marito
quando si sposano la porzione di terra che erediterebbero andrebbe perduta
dalla famiglia di origine. Peggio ancora, alcune ricerche basate su indagini
statistiche mostrano peraltro come spesso le donne non reclamino‐o rinuncino‐ai
loro diritti ereditari sulle proprietà a beneficio dei loro fratelli, i quali
in cambio dovrebbero assicurare loro protezione e sostegno, mostrando come
queste dinamiche siano introiettate dalle stesse donne in un regime di
sospensione dei loro diritti ereditari e di repressione se questi vengono
reclamati.
Nei
territori palestinesi più di due terzi degli omicidi sono considerati “delitti
d’onore”, vale a dire che una media di 3 donne al mese vengono uccise per
questioni legate all’“onore” della famiglia. Molti di questi crimini vengono subclassificati
come “a sfondo d’onore” perché hanno chiari motivi economici e sono dovuti a
questioni di eredità della terra in particolare quando i responsabili sono i
fratelli della vittima, i quali, interessante notare, costituiscono la maggior
parte degli autori di reato. (grazie Carla; per gli
interessati l’articolo lo potete trovare qui: www.iao.florence.it/events/iaogender_pagano.pdf).
Concludo ricordando
quello che scrive la blogger Budour Hassan: "Finché saremo costrette a
mettere da parte le rivendicazioni di genere continueremo ad essere uccise
nell’impunità, semplicemente per il fatto di essere donne".
A LUTA CONTINUA E A VITORIA
NÃO
È CERTA!
Nessun commento:
Posta un commento