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domenica 15 marzo 2015

The physical divide



Ramallah-Gerusalemme marzo 2015





Ecco gli ultimi ricordi prima di lasciare quella terra martoriata. Non avevo mai visto il muro di Berlino, anche per scelta, per non vedere come l’essere umano possa essere meschino e cattivo. Adesso mi sono trovato davanti a questo muro e l’impressione è molto forte. Come a Berlino tutti pretendono aver ragione, sta di fatto che non sarà mai questo il modo di dimostrarlo. Aver tirato su il muro di Berlino ha squalificato per sempre l’URSS nella scena mondiale. Altrettanto vale qui. Un muro costruito per non voler vedere gli altri, per annientarli culturalmente, negare la loro esistenza e diritti.

Passi il check point ed ecco la strada che ti si apre davanti. Muro a destra e muro a sinistra. Siamo in territorio occupato, questa è terra palestinese che deve essere restituita. Chi è stato chiuso dentro il muro, i palestinesi che si trovano in territorio occupato, hanno dovuto accettare di lasciare le loro proprietà dall’altra parte del muro a cambio di una carta d’identità detta di Gerusalemme, che permette loro di passare nella parte palestinese senza visto. Non sono cittadini di serie A, ma una sottoclasse occupata che non può votare in Israele, nemmeno alle comunali. In quelle terre palestinesi hanno trovato l’acqua, e questa la mettonio in gtrandi cisterne per poi alimentare la rete idrica israeliana. Le case palestinesi sono state staccate, no acqua né energia elettrica. Devono comprare tutto, ed ecco il perché di tante cisterne sui tetti.

Difficile dimenticare, ma ancor più difficile capire come possano vivere gli israeliani con questo peso sulla coscienza.

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