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giovedì 19 marzo 2015

Venti di Guerra



Dopo la firma degli accordi di Oslo (1993), e pochi mesi prima di essere assassinato dalla destra israeliana, il primo ministro Y. Rabin venne pubblicamente sbeffeggiato mostrandolo vestito da Nazista (giusto per capire a chi livello siamo scesi...). Dietro questi gruppi c’era un leader di cui parla molto in questi giorni, avendo appena rivinto le elezioni in Israele.



Nel 2004 il Ministro della Giustizia israeliano “Tommy” Lapid sorprese i colleghi di governo al dichiarare che una foto di un’anziana palestinese cercando tra le macerie della sua casa gli aveva fatto pensare a sua nonna, morta a Auschwitz. Il Primo Ministro Ariel Sharon lo criticò duramente per questo paragone tra una palestinese e una vittima dei Nazi, dicendo che questi commenti erano "unacceptable and intolerable". http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3742365.stm
Questo per dire che anche in Israele c’è  qualcuno che si sta rendendo conto da parecchio tempo di quello che sta succedendo.

Dal 2004 ad oggi le cose sono cambiate, in peggio. Le colonie abusive nei territori palestinesi aumentano ogni giorno.  Le cifre che circolano sono di circa 300mila coloni, che sicuramente aumenteranno velocemente nei prossimi anni. Questa settimana è arrivata la dichiarazione più chiara sulla volontà di guerra del candidato, uscito vincitore, alle ultime elezioni. http://edition.cnn.com/2015/03/16/middleeast/israel-netanyahu-palestinian-state/

Per decenni si era andati avanti spingendo sull’ipocrita idea che era meglio un governo conservatore, duro e forte per arrivare a chiudere le negoziazioni con i Palestinesi. Votate per noi e avremo la pace, questo era in sintesi lo slogan del Likud. Questa volta è stato diverso, e la cortina di fumo è stata sciolta. Votate per noi e loro non avranno mai uno Stato, queste le parole di Netanyahu.
La costruzione del muro è utile per non vedere le sofferenze degli altri. Oggigiorno gli israeliani sentono parlare dei palestinesi solo nei telegiornali, dato che non possono recarsi dall’altra parte pena una multa e un po’di prigione. Il muro li separa anche visualmente. Occhio non vede e cuor non duole. Fino a quando esploderà di nuovo, più forte di prima, … anche i muri più resistenti sono caduti.

Quando i neri americani dovevano cedere i loro posti ai bianchi sugli autobus, arrivò il giorno quando Rosa Parks osò infrangere il tabù. Venne arrestata, ma da lì partì il movimento guidato da M.L. King, e l’America non fu più la stessa, anche se a Ferguson non se ne sono accorti. In Israele invece Rosa Parks non è ancora arrivata, e la segregazione continua…

L’acqua è un problema serio: rimando a un paio di articoli interessanti per chi volesse rinfrescarsi la memoria:

Anche la corrente lo è, particolarmente acuto per la gente di Gaza:

Capiamoci bene: qui non si tratta di attaccare gli ebrei, ma delle pratiche che il governo di Israele sta portando avanti, cosciente che il risentimento non solo cova, ma che non può far altro che crescere. Dichiarare che con lui eletto la Palestina non avrà mai uno Stato vuol dire buttar benzina sul fuoco.
Gli israeliani chiaramente giocano sulle divergenze politiche interne che oppongono Fatah, che controlla la West Bank e Hamas che controlla Gaza. Il risultato è che il Parlamento non si riunisce da anni. Ed è chiaro che finché i due gruppi non si metteranno d’accordo, la voce palestinese resterà sempre debole. Tutto sembra dividerli oggi, tipo la prima Forza Italia e il PDS dell’epoca. Abbiamo visto come è finita da noi, per cui può anche essere che un giorno riescano a mettersi attorno a un tavolo ed avere un programma comune.

Leggevo per caso sul web un articolo che racconta una storia apparentemente incredibile dei lontani rapporti tra Hamas e Israele…

Francamente, ho poche speranze per il futuro…



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