Domanda trabocchetto. In realtà non credo che nessuno dei due sia realmente la priorità geopolitica principale né per gli americani, né per gli europei e nemmeno per russi e cinesi.
Dal mio punto di vista la questione chiave riguarda cosa sta succedendo nel nord della Siria. La mappa qui sotto, presa dal sito liveumap e aggiornata al 15 agosto, ci dà una idea delle forze in campo: in giallo troviamo le Forze democratiche siriane, una coalizione la cui componente principale sono i curdi siriani, i più attivi sul terreno e che contano anche con l’appoggio aereo degli Stati Uniti. La parte in grigio rappresenta il territorio ad oggi rivendicato dallo Stato Islamico; quello in rosso rappresenta il territorio controllato dal regime di Assad, in verde chiaro i ribelli e finalmente il pezzettino in verde scuro la zona controllata dalla Turchia e i suoi alleati.
Tutto quello che sta a nord della parte gialla è la Turchia. Come forse ricorderete, la bestia nera di Erdogan sono i curdi del PKK. Erdogan considera i curdi siriani come una emanazione dei curdi turchi del PKK (quindi tutti terroristi).
La Turchia è entrata nel conflitto siriano l’anno scorso proprio per evitare che i due pezzi di territorio riconquistati dai curdi siriani si ricongiungano ad Aleppo, la zona verde scuro sotto controllo turco. Succedesse questo, il passo successivo (non certo, ma possibile) sarebbe la richiesta dei curdi siriani di sedersi al tavolo dei vincitori per la futura spartizione della Siria. Considerando la situazione fragilissima del vicino Iraq, e il controllo de facto che i curdi iracheni hanno sulla parte di territorio da loro abitata, il rischio che dalle ceneri di queste guerre rinasca il sogno di un Kurdistan indipendente è cosa ovvia (vedi mappa sotto).
Questo sarebbe il passaggio alla scala superiore del conflitto regionale, dal quale sarebbe difficile che americani, russi, iraniani e financo i cinesi, nonché arabi e israeliani, possano restarne fuori.
La dinamica sul terreno spinge in quella direzione. Nessuno dei paesi vicini o lontani vuol mandare truppe sul terreno. Gli unici a farsi il mazzo sono i curdi ma non è affatto certo che ce la facciano a far fuori Assad. Quindi secondo me ci si avvia, lentamente, a una sconfitta per l’ISIS/Daech, senza che questa diventi realmente definitiva, perché più il tempo passa e più sarà il problema curdo a diventare centrale. Dato che Assad non cede, la negoziazione alla fine si dovrà fare aprendo più spazi a tavola. Diretta o indirettamente ci sarà anche lui, e a quel punto diventerà realmente complicato non far sedere i curdi. Se riescono a chiudere la tenaglia al nord, il futuro sarà bollente. I turchi avrebbero interesse non solo a tenere la zona di Aleppo, ma anche di spingere per far sì che ISIS/Daech sia smantellato rapidamente, e che le negoziazioni iniziassero presto, questo finché i curdi non hanno una legittimità territoriale integra.
Che casino, vien da pensare. E soprattutto verrebbe da dire: ma come avete fatto a infilarvi in una storia del genere?
Quindi può essere utile se ricapitoliamo un po’ la storia recente.
Siccome i turchi, anzi gli ottomani, persero la prima guerra mondiale, l’impero venne smembrato e spartito fra le “potenze” vincitrici, Inghilterra e Francia. Lo fecero con negoziazioni segrete finché arrivarono a mettersi d’accordo con quello che è conosciuto come l'accordo Sykes-Picot, firmato nel maggio del 1916. Con quel patto i governi francese e britannico concordarono che: (vedi mappa)
· Francia e Regno Unito sono pronti a riconoscere e proteggere uno Stato arabo indipendente o una confederazione di Stati arabi sotto la sovranità di un capo arabo. Nell'area A la Francia e nell'area B la Gran Bretagna avranno la preminenza su diritti d'impresa e sui prestiti locali. Nell'area A solo la Francia e nell'area B solo la Gran Bretagna potranno fornire consiglieri o funzionari stranieri in caso di richiesta da parte di uno Stato arabo o di una confederazione di Stati arabi.
· nella zona blu alla Francia e nella zona rossa alla Gran Bretagna verrà permesso di istituire un controllo o un'amministrazione diretta o indiretta a loro piacimento e a seconda se ciò possa armonizzarsi con uno Stato arabo o una confederazione di Stati arabi.
· nella zona marrone potrà essere istituita un'amministrazione internazionale la cui forma dovrà essere decisa dopo essersi consultati con la Russia ed in seguito con gli altri alleati ed i rappresentanti dello sceriffo della Mecca.
La Siria si trova nella zona A. Ma in realtà anche la Siria era un concetto astratto (vedi mappa sotto). Divisa fra lo stato di Aleppo, lo stato di Damasco e lo stato Druso, senza contare gli altri vicini teorici, la Siria era una terra di lotta di influenze, con i sunniti al centro, alawiti a ovest, drusi al sud e curdi nel nordest. Solo una mano di ferro militare poteva riuscire a tenere sotto controllo questo miscuglio senza pace.
Va ricordato che l’accordo Sykes Picot arrivava giù fino alla Palestina. Rimettere mano alla creatura uscita da quell’accordo significava affondare le mani direttamente nel vulcano primordiale. Quello che esisteva prima dell’accordo era ovviamente frutto di violenza e sopraffazione, ma quello era un altro mondo. Sykes Picot hanno fatto quello che gli veniva chiesto, in una epoca quando a nessuno veniva in mente di pensare che le popolazioni locali potessero avere qualcosa da dire in proposito. Ma il fuoco era già vivo sotto la cenere, basta guardare alla sotria dei primi decenni di indipendenza della Siria.
Eccoci arrivati quindi al probabile capolinea di quel mondo. Cosa uscirà fuori dalla guerra attuale in Siria e Iraq non è prevedibile. Ma quello che è sicuro è che sarà un mondo diverso. Se tutti mettessero un po’ di saggezza magari si potrebbe venirne fuori bene, ma tutti in realtà difendono potere (che hanno, o che vorrebbero). Ognuno gioca per conto suo e la logica delle grandi potenze oramai non conta più in questo frangente. Non ci sono più russi e americani a tenere sotto controllo gli esaltati locali, da qualsiasi parte si trovino. L’interesse curdo è ovvio, ma collide con l’interesse turco, nonché siriano e iracheno (per quello che contano in questo momento). Per l’Iran un kurdistan indipendente potrebbe essere sia una buona che una cattiva notizia. Buona per contenere i turchi, cattiva perché rischierebbero di non avere più accesso diretto al mare via gli amici attuali siriani e libanesi. Si perché se cade la Siria, come oramai sembra probabile, rischia di infiammarsi di nuovo il Libano. E chi dice Libano ovviamente pensa anche al confine sud, cioè Israele. Se i sunniti perdono la Siria, l’Arabia saudita diventerà matta per paura che l’Iran sciita prenda il potere.
Insomma, abbiamo davanti un futuro molto più complicato, e pericolo, dei due soggetti citati all’inizio.
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