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lunedì 1 novembre 2010

Nepal ottobre 2010: i numeri magici 25-12-2



Questo primo blog dal Nepal lo dedico ai miei lettori della Credit Union. Innanzitutto il perché: mi son detto che forse anche voi, che vedete passare tanti officers davanti al vostro tavolo, magari a volte vi è venuta voglia di sapere cosa diavolo fanno nella loro vita professionale, al di là della loro (eventuale), simpatia. Per cui questo messaggio è per voi. Dunque, dove siamo andati a finire? E perché? Queste sono le domande iniziali; i numeri magici del titolo indicano la quantità di tempo che ci è voluto per arrivare fino al villaggio di Baizanath, distretto di Acham, perduto nel Far West (vero nome della regione) del Nepal: 25 ore di volo da quando si è chiusa la porta a Roma e si è riaperta all’aeroporto di Nepalgunj; 12 ore di jeep (ne riparleremo in seguito) e altre 2 ore di marcia a piedi. Lascio a voi immaginare lo stato in cui siamo arrivati. (foto iniziale alla partenza della marcia a piedi, la seconda un gruppo del villaggio con cui lavorare)

Perché venire fin qui, alla fine del mondo? Dove di officers UN non è che ne vedano tutti i giorni? La questione parte da lontano, 10 anni di guerra civile dove uno degli elementi scatenanti è stata la questione fondiaria, le terre, sempre quelle. Per la terra (e cosa c’è sotto o sopra) si fanno guerre dappertutto oramai; lo sappiamo tutti ma in realtà abbiamo una fifa blu a provare a far qualcosa per riportare un minimo di pace fra i belligeranti. Chi segue questo blog sa che sono appena tornato dalla Colombia, dove la questione terre, la riforma agraria avvelenano i rapporti umani da più di 60 anni. In Nepal 10 anni di guerra civile, solo per contare la storia più recente, hanno riportato alla luce, per tutti i partiti, la necessità di fare una Riforma Agraria Scientifica (torneremo anche su questo).

Come ben sappiamo dai nostri politici nostrani, è molto più facile dire che fare; risultato è che, da quando è iniziato il periodo di transizione (cioè il “dopoguerra”), nel 2006, a parte le continue dichiarazioni sulla necessità e urgenza della Riforma Agraria Scientifica, non si è visto nulla. I Donanti e le agenzie ONU hanno girato abbastanza alla larga, soprattutto perché senza i “danè” dei Donanti, al giorno d’oggi non si va molto lontano e poi per la semplice ragione che mettere il dito lì dentro vuol dire andar a cercar rogne. E siccome voi sapete come sono fatte queste agenzie, inutile che vi spieghi il resto. Ma siccome anche conoscete il sottoscritto, non vi sorprende molto ritrovarlo in mezzo a sta storia.
L’antecedente antico data dei primi anni 90 quando, per sbaglio, il monarca dell’epoca si lasciò sfuggire un’elezione, vinta dai comunisti (qui è pieno di partiti comunisti, conosco uno ad Arcore che finalmente sarebbe contento di trovarli in carne ed ossa) i quali, immediatamente, fecero una richiesta per un appoggio FAO sulla riforma agraria. Il governo durò meno del tempo necessario a cominciare a scrivere il progetto, i comunisti furono cacciati, da lì a poco iniziò la guerra vera e buonanotte a tutti.

La guerra non è stata proprio vinta da uno dei belligeranti. L’unico ad aver perso sul serio è stato il re, che è stato poi cacciato e così il Nepal è diventato una repubblica (di che tipo lo stanno ancora negoziando adesso, per cui ne sapremo di più nei prossimi mesi). L’ esercito non è riuscito a battere la guerriglia maoista, la quale pur dimostrandosi molto forte e quasi vittoriosa, non ebbe la forza sufficiente per dare il colpo finale. Risultato fu un cessate il fuoco con un accordo di pace con i principali partiti i quali pensavano di mangiarsi vivi i maoisti alle elezioni che vennero indette subito dopo. Calcoli mal fatti e il risultato fu che il partito maoista uscì vittorioso, diventando il maggior partito nel parlamento, ed iniziando una transizione non finita verso una forma-partito che gli permetta di riciclarsi nel sistema parlamentare (anche su questo torneremo).
Insomma, se siamo andati fino in fondo al far west è perché qualcuno deve provare a mettere le mani sulla questione terra: mancano titoli, ci sono migliaia di famiglie senza terra, nessuna pianificazione territoriale, oltre 60 leggi che trattano del tema sovrapponendosi una sopra l’altra .. questi sono solo alcuni dei problemi. Abbiamo fatto un primo passo a febbraio con il workshop sulla politica sulle terre.

Iniziato una discussione che prenderà tempo ancora. Da lì sono partite le discussioni per mostrare che qualcosa sappiamo fare. Acham è stato identificato come il posto più “semplice” da cui partire, e quindi, anche se in culo al mondo, da li bisognava partire. Siamo arrivati, ci siamo seduti, ed abbiamo cominciato a parlare, con la gente, con i responsabili dell’ufficio catastale e alcuni rappresentanti di partiti…. Domani il seguito.. non necessariamente cronologico, dato che ci sono così tante cose da raccontare. Questo primo pezzo viene da appena rientrati a Katmandu, presa una doccia calda e connesso internet.

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