Security Level 5: collateral damages (da evitare)
Ed eccoci qui, con l’Harmattan che soffia e che ritarda i voli in arrivo partenza. Maiduguri, se non fosse per il “problemino” di Boko Haram e Isis, dicono tutti sarebbe una città ideale dove vivere. Strade ben asfaltate, gente cortese, ristoranti, acqua calda negli hotel, un po’ di traffico nelle ore di punta ma tanta gente in giro a piedi, in bicicletta o con le migliaia di Tuk tuk gialli, sempre sorridenti.
Il governo centrale ha mandato qui varie migliaia di soldati per cercare di controllare gli “insurgents”, ma il territorio è molto grande e non è affatto facile. Le capacità di infiltrarsi sono molte, e così gli attentati suicidare continuano, a ritmo irregolare, ma sempre totalmente imprevedibili.
Anche i mezzi UN sono diventati un target, per cui adesso non siamo nemmeno protetti completamente dall’immunità diplomatica. L’anno scorso fummo fermati da una pattuglia dell’esercito, ma l’autista spiegò loro, gridando da dentro il veicolo, che non potevamo uscire e loro non potevano entrare. Dopo lunghi minuti ci lasciarono andare. Adesso non è più così ovvio, dato che alcuni veicoli sono stati rubati e trasformati per fare degli attacchi suicidi riempiendoli di esplosivo. Quindi se ci fermano e ci chiedono di ispezionare il veicolo, dobbiamo uscire e sperare siano veri soldati.
Le misure di sicurezza sembrano ben aumentate rispetto all’anno scorso, questo perché ci si aspetta un aumento degli insorgenti di ritorno dalla Siria che si sommano a quelli che vanno. Vengono dalla Libia (siamo a meno di una giornata di macchina dal confine libico). Ci dicono che più che una guerra religiosa questa è mafia. Questi insorgenti sono trafficanti e il loro scopo, al di là della tanto dichiarata guerra santa resta quello di fare soldi.
Comunque il lavoro va avanti, e siamo soddisfatti delle lunghe discussioni con i colleghi dell’università. Domani vedremo come funziona sul terreno. Lo scopo ultimo del nostro lavoro è di migliorare gli strumenti metodologici che ci permettano di catturare meglio la complessità delle dinamiche locali, con particolare riferimento all’accesso e uso delle risorse naturali, terra e acqua in primis, in modo da dirigere meglio gli interventi. In due parole: evitare, se possibile, di diventare parte del problema (cosa che succede quando si realizzano interventi un po’ a caso, cosa molto comune fra gli operatori delle Emergenze, Ong incluse) e riuscire ad essere parte delle soluzioni. La complicazione deriva dal fatto che bisogna cominciare a entrare ad analizzare le dinamiche di potere, anche a livello di comunità, cosa che in generale tutto il mondo dei Cooperanti, evitare di fare. Questo perché è difficile, e si pensa che non interessi ai donatori. Noi partiamo dall’ipotesi opposta e cioè che se vogliamo far qualcosa che serva, e soprattutto evitare di creare più casini, dobbiamo capire a cosa stiamo giocando (come direbbe il vecchio Mazoyer), chi sono questi attori, visibili e nascosti, e anticipare quello che può succedere nel momento in cui mettiamo qualcosa a disposizione, siano sementi, attrezzi agricoli, piccoli animali, pompe per l’acqua o simili.
Vogliamo anche far capire ai nostri Partners che lavoriamo col dubbio in testa. Che non abbiamo soluzioni miracolose da proporre, che queste devono venire parte di un processo di dialogo e negoziazione che parta dal capire le stratificazioni sociali, culturali esistenti. Insomma, vogliamo rompere le tradizionali metodologie di lavoro e introdurre qualcosa di nuovo. Stamattina abbiamo avuto quasi tre ore di discussione che, iniziata molto prudentemente, ha pian piano permesso di rompere il ghiaccio e alla fine ne siamo usciti tutti con un sentimento liberatorio. Speriamo bene. Domani la controprova.
Detto questo, se per caso ci troviamo in mezzo a uno scontro a fuoco, adesso sappiamo cosa fare: tutti giù per terra. Mentre se ci attaccano qui in ufficio, sappiamo dov’è la stanza protetta, che però così protetta non è perché potrebbero bruciare tutto e noi dentro, quindi meglio non pensarci e andare avanti.
Siamo a livello 5, su un massimo di 6. Quindi può sempre andare peggio.
PS. Non fidarsi dei bambini che magari vogliono venire a stringerti la mano o a sorriderti. Sono loro les “cibles” preferite dai terroristi per mettergli le cinture di esplosivo.A presto.
Occhio anche ai soldati. Quando ero io da quelle parti, erano loro a salvare BH dagli attacchi dell'esercito chadiano, e a lasciargli armi, carburante e munizioni come bonus. Infatti diversi generali furono licenziati per questo, ma mi risulta da amici che sono lì adesso che le cose non sono cambiate granché.
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