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martedì 20 dicembre 2011

Per iniziare un anno che sia realmente nuovo (dedicato ai miei colleghi e amici di lavoro) …


Di cosa avremmo bisogno è abbastanza facile dirlo, soprattutto per uno che da oltre vent’anni porta avanti queste lotte contro l’ingiustizia sociale, la povertà, la fame nel mondo e chi la provoca. Chi di noi non ha ancor smesso di sognare sa che ogni giorno dobbiamo lottare, da una parte, con governi che hanno interessi e filosofie che non sempre vanno di paro con gli impegni presi a livello sia internazionale che a casa loro. La retorica fa parte delle relazioni internazionali, inutile nasconderselo, il punto è di non farsi sommergere e non abbandonarsi ad essa. Cosa fare nel lavoro quotidiano per cercare di far cambiare idea a quei governi? Questa è una prima dimensione del lavoro nostro. Al di sopra di questi governi troviamo interessi più grandi con i quali arriviamo raramente, noi tecnici, a interloquire direttamente; ma esistono, e attraverso le loro lobbying condizionano chiaramente le scelte dei governi e delle organizzazioni internazionali, ovviamente in favore dei loro interessi, anche se mascherati da tonnellate di buoni propositi. Restando nel settore privato, agricolo, industriale, turistico o che altro, l’atteggiamento comune nei confronti dei sud del mondo è quello di entrarci come fossero a casa propria, anzi peggio, entrando e prendendo quello che c’è in nome dello sviluppo economico che farebbe del bene a tutti. Abbiamo a che fare con loro, dato che sono quelli che si accaparrano terre, foreste ed acqua e con i quali aprire un dialogo non è esattamente facile.

Poi abbiamo la nostra stessa burocrazia, che sembra fatta apposta per non far andar avanti il lavoro sui temi fondamentali per i quali esistiamo. Non è tanto un problema di regole amministrative che cambiano continuamente, quello fa parte del gioco, ma il rapporto di forza tipico tra chi sta dietro e chi sta davanti a una scrivania. Chi sta dietro conosce a menadito le regole, dato che spesso sono fatte su consigli di quelle stesse persone, e chi sta davanti, nella realtà quotidiana, deve semplicemente abbassare il capo e accettarle, per non farsi trascinar via. Il principio rettore è l’inverso di quello che ci vorrebbe in un’organizzazione chiamata ad essere cosa diversa da un ministero, ad essere quella che sprona i governi a cambiare, a mettersi d’accordo su azioni concrete e poter vedere dei risultati. In un’organizzazione così il capitale più importante sarebbe il capitale umano, con un’importanza crescente mano a mano che ci si allontana dai centri di potere. Chi sta sul terreno (sul serio, non nelle capitali dei paesi), e quindi è a contatto diretto con i nostri interlocutori e così facendo rappresenta l’immagine vera, quotidiana di chi siamo e cosa facciamo, ecco, quelli e quelle lì dovrebbero essere le persone più ascoltate da chi sta sopra, incoraggiate, seguite e riconosciute nel loro lavoro. Un’organizzazione che funziona come un ministero parte invece dal principio che chi sta lontano si possa controllare meno e quindi sicuramente pecca di più, per cui va tartassato e messo continuamente in una posizione di soggezione. Al contrario, chi sta vicino al centro di potere va lodato in modo che non si dimentichi del piccolo favore fattogli, il giorno che ci sarà un concorso interno per far carriera.

Aggiungiamoci poi i managers scelti su criteri più simili a logiche tipo manuale Cencelli che ad altro e che, una volta insediati, devono innanzitutto obbedienza a chi li ha messi e non ai valori che dovremmo difendere, anche a costo di dovere lottare contro quegli stessi paesi che ti hanno messo lì.

La tua possibilità di scelta, quando inizi a lavorare con queste organizzazioni, tende a limitarsi a due alternative fondamentali: abbassare la testa, trovare un angolo dove nasconderti e cercar di far qualcosa che non dispiaccia a nessuno, tirando avanti fra un caffè, cappuccino con cornetto e l’altro oppure provare a lottare per cambiare quel modo di essere e fare. Un vecchio capo, americano, conoscitore della casa, diceva che spesso i funzionari motivati si trovano a fare delle cose “in spite of their chiefs!” cioè malgrado i loro capi.

Quante volte mi sono ripetuto questa frase, quando vedevo quanto poco contavano i contadini e le loro organizzazioni nelle scelte strategiche ed operative della nostra organizzazione. Stare dalla parte della banca mondiale o delle organizzazioni contadine era una scelta già fatta in partenza. Provare a elaborare una propria posizione, per dimostrare che ci siamo anche noi, diventava ancora più difficile perché non è che dal lato delle organizzazioni contadine le cose siano necessariamente meglio.

Quindi in mezzo a tutto questo senti che il tuo livello di stress semplicemente va accumulandosi. Non siamo esposti agli stress improvvisi di molte altre professioni, ma a gocce che vanno accumulandosi e che ti portano alla lunga a un malessere che ha ripercussioni su di te, la tua famiglia e ovviamente anche il tuo lavoro. Ma di questo non si parla, il problema non esiste.

Noi sappiamo invece che il problema c’è ed è più amplio di quanto non si creda. La risposta implicita di chi viene a trovarsi in queste situazioni è, normalmente, quello di lasciar perdere, di fregarsene e mollare tutto. In questo modo, un capitale umano che si è formato (spesso da solo) durante anni di lavoro fra il terreno e i corridoi, apprendendo come portare avanti proposte, leggi, politiche, il tutto “in spite of their chiefs”, arriva a un punto quando, capendo che a nessuno di quelli che stanno sopra gli interessa realmente granchè di quello che fai sul terreno, allora molla. Proprio nel momento in cui più avrebbe da dare, in termini di esperienza accumulata e quindi più potrebbe esser utile, è proprio quando viene perso e la barca continua ad andar avanti con le stesse regole e gli stessi giochetti di sempre.

Chi ci passa un periodo corto, difficilmente può rendersi conto dell’effetto a medio e lungo termine; è come l’erosione della terra, non la vedi l’anno dopo aver fatto una cattiva aratura, ma pian piano, continuando così in alcuni anni ti ritrovi senza terra e non capisci il perché. Ecco, chi di noi ci è dentro da parecchio, può farsi un’idea degli effetti cumulativi delle gocce di cui parlavo prima. Si chiama perdita di credibilità. Tutto qua.

Quello di cui avremmo bisogno sarebbe solo questo: che si capisse da dove circola il sangue e si rovesciasse la piramide, mettendo davanti gli ultimi. Il capitale esiste, non saranno i soldi a far cambiare idea ai governi, ad assumere iniziative più cogenti sui temi della fame e povertà, ambiente e sviluppo, ma il lavoro quotidiano di gente dedicata, che ci crede e che si sente incoraggiata nel proprio lavoro. Fare gruppo, esser presenti, ricordarsi che grazie a chi sta sul terreno siamo riconosciuti.

Metto qui una foto del primo titolo che una donna mozambicana è riuscita ad ottenere per il suo pezzetto di terra, e questo grazie a un progetto nostro assieme a delle ONG locali, nonché, ovviamente, l’azione del governo che, pian piano, ha modificato politiche e leggi su questi temi. Ne abbiamo tre titoli così: anni di lavoro per cui io dico grazie ai nostri sul terreno, grazie a nome dei colleghi con cui seguiamo questo paese da tanti anni. Spero che un giorno qualcuno più in alto dirà grazie anche a noi.

lunedì 19 dicembre 2011

China's land grab is undermining grassroots democracy

interessante articolo sul Guardian:
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/dec/16/china-land-grab-undermining-democracy

The standoff in Wukan exemplifies the growing tensions between state and society in a rapidly urbanising country

After continuous confrontation between villagers and local officials for almost four months, the land grab in the fishing village of Wukan, in Guandong province, China, has now led to the death of one of the elected village leaders in police custody, and further escalated into a violent "mass incident" with tens of thousands of farmers protesting against local officials.

The Wukan case is just one of many mass incidents China has experienced in recent years. In fact, the number keeps rising every year; journalists often cite a figure of 87,000 for 2005, estimates by the China Academy of Social Sciences give a figure of "over 90,000" mass incidents in 2006, and further unspecified increases in 2007 and 2008.

In China, a mass incident is defined as "any kind of planned or impromptu gathering that forms because of internal contradictions", including mass public speeches, physical conflicts, airing of grievances, or other forms of group behaviour that may disrupt social stability. Among China's mass incidents, more than 60% have been related to land disputes when local governments in China worked closely with manufacturers and real-estate developers to grab land from farmers at low prices.

In a drive to industrialise and urbanise, thousands of industrial parks and many thousands of real estate development projects have been, or are being, built at the costs of dispossessed farmers. The land requisition system deprives three to four million farmers of their land every year, and around 40-50 million are now dispossessed.

The Wukan case says a lot about the serious tension between state and society in the fast urbanising China. It is difficult to play the land requisition game fairly under the current system, since farmers are neither allowed to negotiate directly on the compensation package, nor are they allowed to develop their own land for non-agricultural purposes. They have to sell their land to local government first, which defines the price then leases the land to industrial and commercial/residential users for a profit. As land prices keep rising in China, it is not surprising that farmers with rising expectations are becoming increasingly unhappy. As a result, mass incidents, sometimes as violent as in Wukan, are inevitable.

Local authorities in China, in their pursuit of revenue via aggressive urbanisation and industrialisation, are also undermining the country's grassroots democracy. It was usually local officials who would carry out difficult negotiations with village collectives, or who were in charge of coercing defiant farmers to accept government terms. Having village cadres who shared their interests would not only lower the selling price but also determine whether or not the transaction could take place at all. Therefore, township and county officials in localities that experienced greater land requisition had a stronger incentive to manipulate village democracies to make sure that more co-operative cadres were elected.

One township party secretary I interviewed in Fujian province said: "If election rules are followed strictly, [we] will lose control of the rural society. Village cadres will be afraid of villagers, not the township government. They can put off assignments from the township government and compromise the tasks during implementation. Therefore … local officials are willing to introduce rules that subvert the true meaning of village democracy. This is also the case in Wukan in which farmers are protesting not only against local governments, but also against villager cadres who worked with the authorities in abusive land requisition.

As China is urbanising fast, land requisition takes place in more Chinese villages, in particular those closest to the cities. Farmers with rising expectations on the one hand, and local officials with financial stakes in keeping the compensation low on the other, are bound to lead to increasingly violent mass incidents. Local governments in China needs to spend more not only on compensating farmers, but also on maintaining social stability. Wukan should be a signal for China to reform its land requisition system in order to keep local governments away from the financial gains of abusive land taking.

La corrupción mina el acceso a la tierra y el desarrollo

La FAO y Transparency International piden una mejor gobernanza

"Ha surgido una presión sin precedentes sobre la tierra, con nuevas áreas dedicadas al cultivo, ocupadas por la expansión de los centros urbanos o abandonadas a causa de la degradación, el cambio climático o los conflictos", asegura un documento elaborado conjuntamente por la FAO y el organismo mundial anticorrupción Transparency International (TI).

Estos hechos han sometido a gran tensión las reglas, procesos e instituciones que determinan que recursos de la tierra se utilizan, quien lo hace, por cuanto tiempo y bajo que condiciones", asegura el documento de trabajo.

Apuntando a una de las cuestiones centrales que afectan a la agricultura y la seguridad alimentaria a nivel mundial, las conclusiones de la FAO y TI en más de 61 países indican que una gobernanza débil incrementa la posibilidad de corrupción en la tenencia y administración de la tierra, al tiempo que intensifica el impacto de la presión sobre su uso.

"Las conclusiones del documento reflejan lo que hemos estado escuchando durante años en boca de los campesinos, ganaderos, inversores, gobiernos y ONGs en muchos países en desarrollo: que donde la gobernanza de la tierra es deficiente, existe un elevado riesgo de corrupción", señaló Alexander Mueller, Director General Adjunto de la FAO para Recursos Naturales.

"El acceso seguro a la tierra y la protección de los recursos naturales de un uso incontrolado es una de las claves para garantizar la seguridad alimentaria, la estabilidad social, las inversiones, un crecimiento económico de amplia base y el desarrollo sostenible", añadió Mueller.

"La transparencia y la rendición de cuentas contribuyen a un ciclo positivo de gobernanza, garantizando que los recursos de tierras benefician a todos, y no solamente a los poderosos", indicó Rueben Lifuka, Presidente de Transparency International en Zambia y miembro de la Junta directiva del organismo.

"Sin embargo, cuando no existe transparencia ni rendición de cuentas, aumenta el riesgo de corrupción y la amenaza de convertir la tierra en una herramienta para la alineación de la gente corriente. Como resultado de la corrupción la gente pierde los beneficios culturales y económicos de sus propios recursos de tierras", añadió Lifuka.

El documento de trabajo concluye que la corrupción con respecto a la tierra varía desde sobornos y fraude a pequeña escala a abusos a alto nivel desde el poder gubernamental y los círculos políticos.

La carrera para invertir en biocombustibles como forma de mitigar el cambio climático es una de las presiones que afectan al uso de la tierra en muchas naciones, en especial desde que "muchos países con dificultades de gobernanza y corrupción son considerados los destinos más atractivos para las inversiones en biocombustibles", según el documento.

http://www.fao.org/news/story/es/item/116487/icode/

domenica 18 dicembre 2011

La sporca dozzina del 2011

Ancor più difficile dell’anno scorso. Impossibile dare la palma di Libro dell’anno, dato che i preferiti, ex aequo, sono cinque: Vargas, Markaris, Paasilinna, Attia e Vargas Llosa con suo Celta. Buona lettura a tutti.

La Fiesta del Chivo - Mario Vargas Llosa (gennaio)

Morituri - Yasmina Khadra (marzo)

La voix - Arnaldur Indridason (aprile)

Alger la noire - Maurice Attia (maggio)

Un Léopard sur le garrot - Jean-Cristophe Rufin (maggio)

Bien connu des services de police - Dominique Manotti (maggio)

La moitié du jour, il fait nuit - Stanislas Cotton (giugno)

El sueño del celta - Mario Vargas Llosa (luglio)

La briscola in cinque - Marco Malvaldi (luglio)

L'Armée furieuse - Fred Vargas (agosto)

Le bestial serviteur du pasteur Huuskonen - Arto Paasilinna (settembre)

Prestiti scaduti - Petros Markaris (ottobre)

Sodade de você Cesaria Evora (1941-2011)



Quem mostra'b
Ess caminho longe?
Quem mostra'b
Ess caminho longe?
Ess caminho
Pa São Tomé

Oggi ci siamo svegliati tutti un po’ più tristi. Sapere che te ne sei andata così presto ci fa male. Nostalgia e senso della lontananza, la sodade che ci hai insegnato a conoscere e ad amare.

Noi che ci siamo stati in quei posti, a Sao Tomé, a Bissau, nel sogno idealista di Amilcar Cabral di una Patria e due Paesi; siamo stati a cantare i venerdi sera, all’ Ilha, Luanda, con gli emigrati capoverdiani in Angola, comprato i tuoi dischi a Maputo e girato per il tuo paese, fra la tua gente a Capo Verde, a Fogo, Santo Antao… oggi ti piangiamo e cantiamo con te:

Si bo t'screve'm
M’ta screve'b
Si bo t'squece'm
M’ta squece'b

Até dia
Ke bo volta

venerdì 16 dicembre 2011

Chine: Un conflit foncier provoque des émeutes dans le sud du pays

REUTERS Mis à jour le 13.11.11 à 18h06

Des villageois du sud de la Chine, armés de barres et de pierres, s'en sont pris à une zone industrielle pour protester contre la vente de certaines de leurs terres sans qu'ils touchent de compensation financière, ont rapporté dimanche la police et des médias chinois.

L'émeute s'est produite samedi à Zhongshan, dans la province du Guangdong, où les rizières ont reculé face à l'implantation d'usines. Les violences ont été réprimées par la police, qui a interpellé les meneurs présumés, ont indiqué les autorités.

En Chine, la majeure partie des terres agricoles relèvent, en théorie, de la propriété collective des villageois, mais dans la réalité, ce sont les autorités gouvenementales qui contrôlent le sort de ces terres, ce qui donne lieu fréquemment à des conflits fonciers.

En septembre, des milliers d'habitants de Lufeng, dans la province de Guangdong, ont provoqué des émeutes et mis à sac des bâtiments officiels, en protestant contre des réquisitions de terres par les autorités.

Reuters

Limes – Rallar la cancha

Un 2011 molto particolare si sta chiudendo. Si era aperto con le speranze suscitate dagli eventi nel Maghreb: popolazioni per la prima volta si rivoltavano in Tunisia e in Egitto, molti giovani, donne, per strada a dire la loro su come portar avanti la vita pubblica nel loro paese. Mesi di speranza e di letture interessanti: ricordiamoci l’arrivo in Italia del pamphlet Indignatevi!, che tanto aveva scosso la Francia pochi mesi prima.

Ma giá a marzo di quest’anno la FAO lanciava un appello sul rischio di una nuova crisi alimentare nel mondo. Le tensioni sui prezzi delle principali commodities agricole sono continuate con speculazioni che anche adesso,a fine anno, ci fanno predire che il prossimo sará un anno ancora imprevedibile su questo tema, con gli ovvi riscontri in termini di possibili conflittualitá interne in molti paesi legate ai fenomeni di land grabbing ed altro che ho giá descritto in precedenti posts.
La lettura, nel mese di aprile, del libro di Erri de Luca e Danilo de Marco sulle rivolte inestirpabili voleva essere un segnale di speranza, cosí come lo era stata la preghiera laica di Frei Betto pubblicata il 10 gennaio; ma poi pian piano il triste realismo riprese il sopravvento: le rivoluzioni producono l’arrivo di regimi islamici (Tunisia) o militari (Egitto), le nuove insurrezioni sembrano sempre piú o teleguidate da fuori (Libia) .. e insomma ci pensi su…

Guardi altrove, vai al cinema, cerchi da qualche parte l’energia per tirarti su, per ricaricare le batterie tue e di chi ti legge e magari anche condivide le stesse pene. Ma cosa troviamo? La World Company (come anticipato dai Guignols de l’Info (http://fr-fr.facebook.com/pages/la-world-company-des-guignols-de-linfo/383564650626) ?

Ecco, potremmo dire che si sta facendo sempre piú chiaro che qualcosa sopra di noi abbia disegnato il nostro Limes, il limite all’interno del quale possiamo giocare e farci le notre pere di lotta e libertá; la cancha è stata rallada e le regole sono state dettate, ovviamente da chi sta sopra. Nel mondo del lavoro Marchionne chiarisce ogni giorno meglio chi comanda, e gli altri, sindacati, partiti di sinistra etc. semplicemente prendono atto. Nel sud del mondo, quando i piú deboli pensavano di esser riusciti a guadagnarsi uno strapuntino in prima fila (tipo Bolivia) poi devono rendersi conto che ci sono sempre interessi superiori, che rimano sempre con soldi ed energia, e che i loro territori, la biodiversitá, la cultura e tutto il resto, erano solo promesse e che se non stanno zitti gli mandano pure la polizia per calmarli.

Dentro il territorio tracciato per noi, pian piano si cominciano ad avvelenare i pozzi della convivenza civile. Odio e razzismo sta diventando il pane comune: ricorderemo la strage in Norvegia, ma anche i nostri morti recenti (Torino e Firenze) e dico nostri, nel senso di appartenenza alla nostra stessa razza umana, anche se di colore diverso, quel colore che spiace tanto ai partiti xenofobi e razzisti al potere in sempre piú paesi.

Vorremmo tanto tiraci su il morale con le occupazioni di Wall Street, e anch’io partecipo: poi peró penso che il giorno che queste occupazioni le avremo al sud del mondo e che le rivolte tipo quella in corso a Zhongshan nella provincia dello Guangdong in Cina riusciranno sul serio a fermare non solo le polizie che vengono a sbattere in galera chi manifesta, ma anche e soprattutto i meccanismi finanziari, ecco quel giorno là potremo festeggiare sul serio. Ma quel giorno non è ancora scritto nel calendario, né 2011 né, temo, 2012.

Un anno triste, perché se n’è andato Malangatana, il piú grande artista Mozambicano e uno dei piú grandi artisti africani.

Abbiamo sempre meno spazio, e non perché stiamo diventando piú numerosi, ma perché i meccanismi di convivenza civile funzionano sempre meno. Non ci parliamo piú, non andiamo piú verso gli altri, tanto siamo presi da mille altre urgenze.

Approfittiamo dei giorni che vengono da qui a fine anno e facciamo una pausa: dedichiamo un po’di tempo solo a riflettere su cosa è stato quest’anno per noi, dentro di noi, ma anche noi e gli altri, cosa abbiamo saputo dare agli altri, quanto tempo siamo riusciti a liberare per guardarci attorno, fare un gesto d’amore verso qualcun altro. Ripartire da noi stessi e dai nostri rapporti piú semplici, amici e vicini e colleghi per rifare comunitá (piccola) e pian piano societá. Insomma facciamo in modo che il 2012 non sia quello che si annuncia, un anno bisesto e quindi funesto, ma sia un anno dove ritroviamo la speranza. Dipende da noi …

mercoledì 14 dicembre 2011

Andar per Monti e per valli

Giusto una piccola nota per ricordarmi che la credibilitá internazionale di Monti non era tanto dovuta alle sue varie cariche universitarie od altro, ma al fatto che, quando si era trovato, come Commissario europeo alla concorrenza, di fronte a mega compagnie come la Microsoft, non aveva calato i pantaloni come di solito fanno tutti, infliggendo una multa non di poco conto.

Con questo argomento, la sua immagine di liberale sul serio e non come quelle macchiette che abbiamo avuto al governo negli ultimi tempi, aveva guadagnato molti punti, facendolo accettare anche in settori di sinistra non proprio felici di ritrovarsi, ancora una volta, a dover dare una mano a rimettere a posto i conti che una destra sfascista e sfacciata aveva mandato a rotoli.

Le prime parole ed azioni avevano fatto ben sperare, e c’era chi giá pensava che il proverbiale “il buongiorno si vede dal mattino”, si potesse sul serio applicare anche in questo caso. Poi uno va a vedere Il Mattino, nel senso del giornale, e legge: “I taxi si salvano dalla liberalizzazione. «Il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea» viene escluso «dall'ambito di applicazione» dalle misure di liberalizzazione delle attività economiche previste dall'articolo 34 della manovra. Lo prevede un emendamento del governo presentato alle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera”. A quel punto uno capisce che o l’Italia è un paese molto particolare, dove una casta di tassisti ha piú forza della Microsoft (in quel caso dovremmo usarli, i tassisti, come testa di ponte per conquistare i mercati esteri, imporci sull’America e sulla Cina grazie al loro potere di lobbying) oppure piú prosaicamente anche Monti “tiene famiglia” e quindi dopo tante chiacchere stiamo a zero.

Ma siccome sono uno di testa dura sono andato a leggere il pacchetto di proposte (dato che la settimana scorsa ero all’estero) e alla fine ho dato una scorsa al blog di M. Gramellini giornalista della Stampa che vi invito a leggere dato che avrei tendenza a sottoscriverlo in toto:

Il decreto Petrolini
Quante lauree in originalità economica bisogna prendere per avere l’ideona di tappare i buchi dello Stato aumentando la benzina?
Perché in tutto il mondo i diritti televisivi costano miliardi, mentre in Italia le frequenze sono come i biglietti dei vip: omaggio?
A quale titolo il bar di un oratorio continua a non pagare l'Ici? Forse distribuisce cocacola santa?
Come mai neppure i bocconiani ci permetteranno di scaricare la fattura dell’idraulico, affinché noi ci si senta finalmente motivati a pretenderla?
La vecchina che va nella sede più vicina del sindacato a lamentarsi che le hanno congelato la pensione e raddoppiato l'imposta sulla casa, è al corrente che per quella sede il sindacato non paga un euro d’Ici?
L’Europa ci ha chiesto di alzare l’età pensionabile e noi lo abbiamo fatto. Però l’Europa ci ha anche chiesto di ridurre i privilegi di tutte le caste: perché non lo abbiamo fatto?
Un tetto di 5000 euro alle pensioni d’oro di politici e alti funzionari pubblici quante pensioni di piombo avrebbe permesso di salvare?
Com’è che diceva il padre di tutti i fiorelli, Ettore Petrolini?
Ecco, qui almeno ho la risposta: «Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti».

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1098&ID_sezione=56

martedì 13 dicembre 2011

Dismissione terre demaniali- Un grave danno all'agricoltura e al territorio - anche FEDERTREK è al fianco della rete dei contadini.

ricevo e volentieri pubblico

Nel link che segue trovate l'articolo 7 della Legge di Stabilità sul quale bisogna fare molta sensibilizzazione in quanto apre il fronte a scenari preoccupanti. Purtroppo le Regioni già si stanno muovendo per predisporre gli elenchi dei terreni da dismettere. La terra deve essere data in dotazione ai giovani e non dismessa per poi con cambio di destinazione d'uso farla diventare edificabile. La volontà precisa di fare cassa da parte dello Stato è insita nel fatto che il plusvalore che verrà fuori dal futuro cambio di destinazione d'uso andrà, ovviamente, in parte allo Stato; immaginate quanti giovani potranno acquistare a trattativa privata 20 ettari al costo di 400.000 euro o quanti potranno partecipare al bando per appezzamenti superiori. . Le terre vanno date in gestione con comodato d'uso ai giovani e non svendute ed alienate, solo così si rilancia l'agricoltura di qualità ed il presidio territoriale ,soprattutto nelle terre abbandonate o marginali. La cosa più grave è che si consente questo anche nelle aree protette; il fatto che ci vuole il parere degli Enti di Gestione non è che preservi automaticamente.

http://www.altalex.com/index.php?idnot=15820#_Toc308949460

Quello che leggete nel link che segue è il giudizio positivo del Presidente della Coldiretti. Quella della Coldiretti è una posizione molto grave perchè nasconde completamente il risvolto del cambio di destinazione d'uso. Altra posizione veramente incomprensibile e sulla quale come FEDERTREK siamo molto interessati a dare battaglia, è la posizione sulla rete dei tratturi che rappresentano un pezzo importantissimo di storia con grosse potenzialità dal punto di vista del turismo escursionistico.

http://www.vita.it/news/view/114943

La FEDERTREK farà rete con tutte quelle associazioni che si stanno mobilitando per chiedere al Governo di rivedere l'art. 7 della legge 183 del 12 novembre 2011
Paolo Piacentini
Presidente Nazionale FEDERTREK

sabato 10 dicembre 2011

Paraguay: Considerazioni finali

Siamo in partenza per l'aeroporto e gli ultimi pensieri vengono da soli, soprattutto dopo l'ultima intervista con Milda. Paraguay, una società ancora drammaticamente chiusa, con una gerrachia cattolica paurosa del futuro, che non accetta divorzio, omosessualità, che fra i senzaterra e i latifondisti sceglie ancora quest'ultimi.

In un paese cattolico come questo, un potere come quello della chiesa pesa molto e malgrado il fatto che il Presidente venga da li non bisogna confondere le cose. Sono e restano un freno alla modernizzazione del paese. Poi abbiamo l'antica aristocrazia agraria degli allevatori. Hanno occupato lo spazio politico per decenni senza un'idea di Stato, di modernizzazione, solo pura e semplice occupazione territoriale di tutto: dalle risorse naturali al potere economico, militare e finanziario.

I risultati si sono visti, con lo sparire del Paraguay dalla mappa mondiale. La prima scossa l'hanno data i modernizzatori impresariali, che hanno bisogno, per andare avanti, di sopravvivere in una dimensione che va ben al di la delle misere frontiere dove si erano rinchiusi gli strosseristi. Una modernizzazione come tante altre, indotta dalla globalizzazione, quindi di stampo prettamente conservatore e di cui hanno fatto le spese sempre le classi più povere.

Da quel risveglio, che ha necessitato buttare fuori l'antico dittatore per cercare di sostituire la persona ma mantere il sistema, modernizzandolo un po, via un patto allevatori-impresari, sono venute quelle lotte e quell'inizio di coscienza civile che ha portato al Cambio del 2008.

Non bisogna farsi troppe illusioni. Anche se le strade fra impresari delle commodities e gli allevatori sono divergenti nel medio lungo periodo, nel breve fanno ancora casa comune, appoggiandosi alla chiesa, per cui le reali possibilità di una democratizzazione e non solo modernizzazione sono tenui.

Esiste tuttavia un piccolo fuoco di speranza, dovuto proprio al meccanismo interno di questa globalizzazione: si tratta della distruzione massiccia di posti di lavoro, evidentissima nel settore agrario. Sostituire l'agricoltura familiare con quella di commodities vuol dire un salto tecnologico e finanziario verso mondi ancora non del tutto esplorati, ma vuol dire innanzitutto taglaire lavoro alla gente. La dove una macchina riesce a lavorare centinaia di ettari e le raccolte si fanno su dimensioni di tre zeri di ettari, l'equivalenza va con gli stessi numeri in posti di lavoro persi.

Ci fossero alternative urbane magari un equilibrio si potrebbe trovare. Ma qui non c'è nulla, il deserto assoluto dato che non è mai stato costruito nulla. E dal nulla esce solo la violenza, la paura urbana che, essendo la classe agiata essenzialmente residente nel paese, si troverà prima o dopo a fare i conti con questi problemi. Già si vede l'aumento della conflittualità e gli annunci sgangherati dei giornali dell'opposizione denunciare un clima sempre più violento, cosa che non corrisponde assolutamente alle nostre osservazioni; ma è un segnale, che il virus della paura gli sta entrando dentro. Ovviamente pensano alla soluzione poliziale o militare, agitando spettri di Eserciti Popolari di terroristi che aleggiano nella zona di San Pedro e che bisogna controllare con i militari. Ma sono fole; non si controlla (per lungo tempo almeno) la dinamica sociale con la forza. E se avessero mangiato un po più di proteine capirebbero che un governo come questo, che gli sta facendo fare soldi a palate, è l'unica possibilità per governare la barca Paraguay senza andare incontro a conflitti ben maggiori. Ma sperare che gli eroi di Moliere accettino di liberarsi di una parcella, seppur minima, del loro tesoro, sembra quasi Mission Impossible.

Imbarchiamo.

Paraguay: un Homenaje



Las palabras son robadas, y le pido disculpa, al grande Pablo Milanes.
Dedico esta canción a todos aquellos
que alguna vez se sintieron lejos estando
tan cerca
Quizás el tiempo pueda decir si al fin regresaré
Y lo pienso en Inglés, acaso en Español
Lo grito hasta en francés ¿Quién soy?

Un homenaje para tu ausencia
Lo llenas todo con tu presencia

Acabamos ahora las tomas y entrevistas del video asi como nuestra mision a Paraguay. No hay tiempo para filtrar las emociones porque es muy tarde y el cansancio te toma rapido despues de una semana de tensiones. Queria dedicarle estas palabras a todos los amigos y colegas que nos han apoyado en estos dias, a las emociones que han despertado y a los suenhos compartidos.

La lucha sera dura, pensar de cambiar un pais que ha estado encerrado durante siglos en una cosa de locos. Pero hay algunos que lo piensan y se han venido metiendo la camiseta. Uno es seguramente Andres, el viceministro que està hablando en esta foto. Quiero darle un saludo particular a Gloria, la ministra de la secretaria de la mujer, a mi derecha en la foto, una luchadora sin presupuesto y casi sin gente pero que sigue metiendole una energia del carajo. Romualdo (en la foto con el vice) cada dia mas se esta ganando un espacio de confianza en el tema de la regularizacion de tierra, un tema que nadie se ha atrevido a tocar antes en el pais. Se necesitaran anhos, y muchos, pero un dia los resultados estaran alli, y nadie se recordara de donde vinieron, por eso que hay que agradecerlo desde ahora.Valter acaba de entrar en este samba, y no tengo dudas que sera un gran aporte debido a la gran experiencia que ha tenido.

El anho que viene sera anho duro, de lucha, contra unos poderes muy furtes, que no quieren sueltar nada. Poco piensan que haya condiciones para afirmar acciones estructurantes por parte del gobierno y que este mismo gobierno simil-Prodi tenga la capacidad de ir abriendo una mesa de dialogo con los sectores empresariales sobre los asuntos de tierra. Nosotros salimos creyendo que todavia algo sea posible.

Y por eso venimos ...

venerdì 9 dicembre 2011

Paraguay: proxima etapa San Pedro, la zona caliente



El otro dia nos fuimos al departamento de San Pedro, un territorio caracterizado
históricamente por la presencia de grandes propiedades de explotación forestal y ganadera, intercaladas entre colonias de familias campesinas. Este es el nuevo territorio de la soja, mientras que la agricultura campesina se configura como la “zona campesina en crisis”.

Por eso fuimos a entrevistarnos con el gobernador Jorge "Pakowa" Ledesma (foto), a visitar unos asentamientos para ver de cerca como viven y producen los asentados de la reforma agraria. Todo esto para que el video en preparacion sea cuanto mas completo y objectivo.

El sur del departamento, donde fuimos, es una zona de agricultura familiar, tranquila, porque la frontera con la soja todavia no ha llegado. La zona norte al reves es una zona complicada donde los conflictos se da con mucha frecuencia y donde resulta esencial implementar mecanismos de dialogo. Esta situacion es oriunda de la entrega de tierras a colonos brasileños promovida por la dictadura de Alfredo Stroessner (1954-1989), quien buscó en Brasil un socio que equilibrara la dependencia paraguaya de Argentina, así como la duplicidad de títulos de propiedad en una nación que no ha conseguido eliminar las prácticas corruptas.

mercoledì 7 dicembre 2011

Paraguay: Does anybody know what we are looking for?




Siamo in piena fase di interviste e girare su varie locations. Massi sul tettuccio della macchina alla ricerca della soya transgenica che si vedeva lontano. Carolina dopo l'intervista fatta a Simona Cavazutti, presidente delle cooperative dell'Alto Paranà, zona di brasiguayos, di soya e di molte cooperative.

La domanda che appare nel titolo, presa dal sacro testo dei Queen, The Show Must Go On, chiede se qualcuno sappia cosa stiamo cercando. Ricordo solo che, mentre sto qui al Grand Hotel del Paraguay a scrivere questo sfogo, in questo stesso albergo, l'ultima volta che ci sono stato, era ospite Viggo Mortensen (foto), l'Aragom del Signore degli Anelli: anche lui, oltre ad essere un attore conosciutissimo, è innanzitutto un uomo che si interroga, un poeta, un artista che cerca negli altri l'altro se stesso.

Forse anche noi, attraverso questo video girato in un paese così lontano, stiamo cercando non solo di capire loro, i paraguagi, ma anche noi stessi, cosa ci spinge ad andare avanti nella ricerca di far qualcosa di utile agli altri.

Forse è il nostro Genius, il dio a cui ciascun uomo viene affidato in tutela al momento della nascita, che ci comanda di essere come siamo e fare quel che facciamo: nel profondo degli sforzi di una società che vuol cambiare, verso un futuro migliore, forse anche noi, via il nostro Genius, stiamo cercando quella strada, per noi e per chi come noi ha ancora la fiamma della speranza accesa.

martedì 6 dicembre 2011

Paraguay: la importancia de documentar lo que estamos haciendo



Paraguay es un paìs de alta concentracion de la tierra. Segun el Censo de 2008 el número total de fincas fue de 289.649 de las cuales 241.956 fincas poseían menos de 20ha. de superficie. Es decir, el 84% de las fincas corresponde al estrato de la Agricultura Familiar (AF) en lo que respecta a la superficie de la finca.

Considerando el periodo 1991-2008 (datos disponibles) el 78% de las fincas que salieron del mercado en el periodo analizado corresponde a la agricultura familiar.
Solo el 15% de los productores con una su­perficie de finca menor de 20 ha. tiene acceso al crédito. Con respecto al nivel de organización, menos del 30 % de los agricultores familiares se encuentra organizado

Contrariamente a la reducción del número de fincas, la superficie total de las fincas se incremento de 23.8 millones de ha. a 31 millones de ha., lo cual indica que actualmente existe un menor número de unidades productivas con una mayor superficie de producción. En efecto, el tamaño promedio de las fincas paso de 78 ha. a 107 ha. en el periodo mencionado.

Estas cifras confirman que el sector primario en el Paraguay avanza en el mismo sentido de los cambios estructurales observados en el ámbito internacional agrícola, donde existe una fuerte tendencia a la consolidación de la producción: un pequeño número de productores genera la mayor parte de la producción.

En términos relativos en el año 1991 el valor bruto de producción de la agricultura familiar representaba el 70% del valor bruto de producción agrícola (VBPA). Sin embargo, dicho valor se ha reducido al 30% en el año 2008, mientras que el 70% del VBPA es actualmente generado por la agricultura tipo “farmer”.

Frente aprecios internacionales de commodities que siguen siendo elevados, las presiones por parte de los grandes productores en seguir aumentando su superficie productiva va continuar y probablemente intensificandose. En este sentido, es probable que muchos pequeños agricultores cedan sus tierras bajo algunas formas (venta legal/ilegal, arriendo, comodato etc.), para constituirse un capital o un ingreso minimo anual. El no tener alternativas de trabajo una vez que salgan de la agricultura, van a aumentar el numero de lumpen que rodean las calles de las ciudades y de los barrios mas pobres.

La agricultura empresarial y/o de "farmer" funciona intensificando el uso del capital y de la tecnologia, lo que significa que elimina trabajo. Frente a una situacion de este tipo, es obvio que el gobierno debe preocuparse per crear opciones laborales, y en este sentido el fortalecimiento de la AF es una politica necesaria, porque es seguramente mas barata que cualquier otra opcion que implique recrear sistemas de vidas viables en las ciudades. Reforzar la AF tiene la ventaja de partir de familias que todavia estan en el campo, lo que significa una inversion comparada menor necesaria por parte del Estado.

Son razones sencillas como estas que nos hacen apoyar los esfuerzos gubernamentales en prol de una vision del desarrollo donde la variable economica no es la unica, centrandose en los ciudadanos y ciudadans del pais, sus necesidades y posibilidades.
Hace 3 años y medio que estamos en eso, y me parecio que hubiese llegado el momento de documentar estos esfuerzos, a traves d eun video que estamos preparando en estos dias. Con la ayuda de Massimiliano y Carolina, aqui en las fotos, estamos entrevistando varios actores, del gobierno, de los movimientos campesinos (aqui con Jorge Galeano del Movimiento Agrario Popular), del sector empresarial y especialistas internacionales, de manera a que sea posible conocer mas las posiciones de los distintos grupos, las dificultades y las acciones concretas que se estan implementando. Pocas o tantas que sean, esto no seremos nosotros a juzgarlo.

Los datos vienen del documento Competitividad de la Agricultura Familiar
en Paraguay, Jorge Gattini, CADEP 2011
http://idl-bnc.idrc.ca/dspace/bitstream/10625/47106/1/133481.pdf

lunedì 5 dicembre 2011

Paraguay: i primi passi della tartaruga


Oggi siamo stati tutto il giorno a Coronel Oviedo in un seminario organizzato dal ministero, per parlare assieme a varie organizzazioni contadine sullo stato di avanzamento delle azioni del governo, fare il punto con loro e discutere eventuali suggerimenti di priorità per il prossimo anno.

Si tratta di un esercizio di "ciudadania activa" al quale non erano abituati in Paraguay precedente. La politica prima si faceva come a Napoli ai temi di Lauro, promesse, piccoli regali, condizionamenti, tutto assieme in una confusione di ruoli e doveri dove chi tirava le fila erano ovviamente sempre gli stessi: militari, grandi famiglie e poche imprese. Sulla questione terra, che è centrale nel ritrovamento delle proprie radici storiche, non c'era ovviamente spazio per organizzazioni contadine o cose del genere. Solo verso la fine del regime incominciarono a crearsi spazi ma, come vediamo anche noi dopo 3 anni e mezzo che accompagnamo questo governo, i cambiamenti culturali necessitano di tempi adeguati.

Non dico lunghi, perchè questo implica un giudizio di valore che non spetta a me portare. Ma sicuramente tempi che vanno al di la di uno o due anni.
Per questo questi esercizi cittadini, di parlare ed ascoltare, di criticare ma in uno spirito di esercitarsi al dialogo, hanno un'importanza che sembra poca o nulla nell'immediato, ma che invece risulteranno beneficiosi nel medio lungo periodo. Imparare l'esercizio dei diritti di cittadinanza, capire che la relazione del cittadino allo Stato non è solo subordinazione, ma che bisogna crescere nel rispetto di diritti e doveri è fondamentale per ricostruire un Paraguay diverso.
Sarebbe la cosa ideale che anche i settori che più hanno contribuito allo svilimento istituzionale, i grandi allevatori latifondisti nonchè i settori impresariali comunemente raggruppatio sotto il comun denominatore della soia (e quindi sojeros), sentissero il bisogno di contribuire, pur nelle diversità di idee e progetti, a rimettere in piedi quelle istituzioni che hanno contribuito ad abbattere. Ne avrebbero il dovere nonchè l'interesse. Il Paraguay, come altri paesi, esce da un terremoto durato sessantun anni. Ricrearlo dal nulla lasciato dal regime precedente, per non dire dal sottozero dove si trova, servono energie, passioni, cittadini attivi... noi proviamo ad aiutarli, qui come altrove, e invitiamo anche gli altri a tirarsi su le maniche.

Nel giardino avanzava, lenta ma (abbastanza) sicurta, una tartaruga, che speriamo sia il simbolo del nostro cammino attuale: una corazza solida, un passo lento per cercare la strada più adeguata ... ma un passo dietro l'altro. Poi tutti pensano che in una gara di velocità fra lei e una lepre vianca la lepre, ma a volte non succede proprio così...

Nella foto una pausa con Valter e Tomas Palau per fare il punto fra di noi.

domenica 4 dicembre 2011

Encontrarse de vuelta, Bianchini - Groppo en Asuncion, Paraguay


Mucho tiempo ha pasado y ahora hemos vuelto a encontrarnos. En la mitad de los 90s logramos montar una equipa de trabajo en Brasil capaz de implementar en la practica los analisis de sistemas agrarios del Prof. Mazoyer. Diagnosticos locales y despues regionales de los territorios y su gente, sus productores familiares y sus limitantes.

Alianzas con Universidades y con organizaciones campesinas, ademas de contratar una serie de buenos especialistas de varias facetas del tema agrario. Todo esto se tradujo despues en politica, en particular el programa nacional de agricultura familiar (PRONAF) que poco a poco paso a ser conocido en el mundo intero.
Es una pena no haberle dado la debida importancia al tema comunicacional, hacer conocer la "squadra" que estuvo detras durante los largos tiempos necesarios para su puesta en marcha.

Despues Valter entro a trabajar con el gobierno Lula y, mas recientemente con el gobierno de su Estado. De ahora en adelante esperemos poder contar con su experiencia para que nos ayude a estructurar el apoyo tecnico que le estamos dando al gobierno de Paraguay, agricultura familiar, reforma agraria etc... muchas cosas y muchos temas dificiles... pero poco a poco vamos recompactando una equipa verdadera... asi que la esperanza sigue en pié.

sabato 3 dicembre 2011

Land conflicts, carbon piracy and violations of indigenous peoples’ rights: New report by Amazonian indigenous peoples exposes the reality of REDD+ in

riceviamo da FPP e volentieri pubblichiamo

A new report published today by Peruvian indigenous organisations, AIDESEP, FENAMAD and CARE, and international human rights organisation the Forest Peoples Programme (FPP), reveals the impact that REDD projects and programmes are already having on the lives of indigenous peoples. The reality of REDD+ in Peru: Between theory and practice - Indigenous Amazonian Peoples’ analyses and alternatives finds that REDD pilot projects run by some NGOs and companies are already undermining the rights of indigenous peoples, and are leading to carbon piracy and conflicts over land and resources. Persistent advocacy efforts by indigenous peoples’ organisations to secure respect for the fundamental rights of indigenous peoples have resulted in some government commitments to modify national REDD programmes financed by the World Bank. Nevertheless, solid guarantees for respect of these rights are yet to materialise.

Roberto Espinoza Llanos, coordinator of AIDESEP’s Climate Change Programme and one of the lead authors of the report, explains, “The commitments made by the previous government in 2011 were not made lightly, they were assumed by the State and approved in a global meeting of the World Bank’s FCPF [Forest Carbon Partnership Facility]. We hope that the present government and international entities like the World Bank will deliver on their promises to respect land and territorial rights. Continual monitoring will be necessary to make sure they keep their word.”

Carbon piracy

The AIDESEP-FPP report highlights how, without any form of regulation, carbon piracy is already rife in Peru. Project developers are roaming the jungle attempting to convince indigenous peoples and local communities to enter in to REDD deals with promises of millions of dollars in return for signing away their rights to control their land and forest carbon to third parties. Many deals are being conducted using strict confidentiality clauses and with no independent oversight or legal support for vulnerable communities. Some of these peoples are not yet fully literate in Spanish, but are being asked to sign complex commercial contracts in English that are subject to English law. Many communities have already come to regret some early deals made with carbon traders and NGOs, and are now attempting to extricate themselves. One leader from the community of Bélgica in South East Peru explained,

“...We were presented with a trust fund in which the community is obliged to hand over the administration of communal territory and be subject to the decisions of the developer for 30 years….this will not allow us to make decisions about our territory or plan for the future of our children.”

Land grabs

Many other communities have no secure land rights, as an estimated 20 million hectares of indigenous peoples’ customary territories in the Peruvian Amazon still possess no legal recognition (including those of isolated or ‘autonomous’ indigenous peoples). This is in violation of Peru’s international obligation to recognise and secure indigenous peoples’ traditional possession of their forest lands. At the same time, hundreds of formal requests for ‘conservation concessions’ (with the intention of establishing REDD projects) have been submitted to the government by private individuals and environmental NGOs. Many of these 'would be concessions' directly overlie indigenous peoples’ territories still awaiting legal recognition, thereby setting the stage for a state-backed land grab.

Conrad Feather, Project Officer for FPP and the report’s other lead author said, “REDD is not just a policy instrument being negotiated at the UN; unregulated REDD developments are already turning Peru into a centre of international carbon piracy and the site for a potential land grab of indigenous peoples’ territories on a massive scale. Urgent measures are needed to protect the lands and livelihoods of indigenous peoples.”

Indigenous alternatives to REDD+

Indigenous peoples’ organisations, however, are not only ringing alarm bells, they are also proposing alternatives. They are urging the new Peruvian government to re-think the forest and climate plans developed by their predecessors and use REDD funds to secure indigenous peoples’ forest territories and support community-based solutions to tackle climate change.

The report concludes that instead of squandering the money on unproven and unstable carbon markets, more modest and selective funding could be targeted to secure the land and territorial rights of indigenous peoples and support sustainable community forest management. These community and rights-based approaches are cost-effective and proven to protect forests. Community-based alternatives will not only reduce emissions from deforestation and keep forests standing but will also lead to poverty reduction, increased livelihood security and biodiversity conservation. In the words of Alberto Pizango Chota, President of AIDESEP, “Only in this way can REDD truly become an opportunity for indigenous peoples instead of a threat.”

The reality of REDD+ in Peru: Between Theory and Practice: Indigenous Amazonian Peoples’ analyses and alternatives is available for free download at: http://www.forestpeoples.org/the-reality-of-redd-plus-in-peru-indigenous-amazonian-peoples-analyses-and-alternatives

Forest Peoples Programme (FPP) is an international non-governmental human rights organisation working to support the rights of peoples who live in forests and depend on them for their livelihoods. http://www.forestpeoples.org For FPP climate and forests briefings: http://www.forestpeoples.org/topics/climate-forests

"Mañana es la única utopía".

grazie a José Saramago per averlo scritto e a Paty Chiò per avermela mandata.
Dedicata a tutti voi che mi avete scritto in questi giorni: GRAZIE!
Dedicada a todos los que me han escrito en estos dìas: GRACIAS!

Frecuentemente me preguntan que cuántos años tengo...
¡Qué importa eso!.
Tengo la edad que quiero y siento.
La edad en que puedo gritar sin miedo lo que pienso.
Hacer lo que deseo, sin miedo al fracaso, o lo desconocido.
Tengo la experiencia de los años vividos y la fuerza de la
convicción de mis deseos.
¡Qué importa cuántos años tengo!.
No quiero pensar en ello.
Unos dicen que ya soy viejo y otros que estoy en el apogeo.
Pero no es la edad que tengo, ni lo que la gente dice, sino lo
que mi corazón siente y mi cerebro dicte.
Tengo los años necesarios para gritar lo que pienso, para hacer
lo que quiero, para reconocer yerros viejos, rectificar caminos
y atesorar éxitos.
Ahora no tienen por qué decir: Eres muy joven, no lo lograrás.
Tengo la edad en que las cosas se miran con más calma, pero
con el interés de seguir creciendo.
Tengo los años en que los sueños se empiezan a acariciar con los dedos,
y las ilusiones se convierten en esperanza.
Tengo los años en que el amor, a veces es una loca llamarada, ansiosa de consumirse en el fuego de una pasión deseada.
Y otras un remanso de paz, como el atardecer en la playa.
¿Qué cuántos años tengo? No necesito con un número marcar, pues mis anhelos alcanzados, mis triunfos obtenidos, las lágrimas que por el camino derramé al ver mis ilusiones rotas... valen mucho más que eso.
¡Qué importa si cumplo cuarenta, sesenta o noventa!.
Lo que importa es la edad que siento.
Tengo los años que necesito para vivir libre y sin miedos.
Para seguir sin temor por el sendero, pues llevo conmigo la experiencia adquirida y la fuerza de mis anhelos.
¿Qué cuantos años tengo? ¡Eso a quién le importa!.
Tengo los años necesarios para perder el miedo y hacer lo que quiero y siento.

José Saramago
Premio Nobel Literatura 1998.

A más de un mes de promulgada la Ley de Protección del TIPNIS


riceviamo e volentieri pubblichiamo

Entre el 15 de agosto y el 19 de octubre indígenas de tierras bajas y una representación del Conamaq (tierras altas) marcharon entre Trinidad y La Paz en contra del proyecto gubernamental de construcción del tramo II de la carretera Villa Tunari-San Ignacio de Moxos (Cochabamba-Beni), y otras 15 demandas relacionadas con el respeto a sus derechos constitucionalizados desde 2009.

Este movimiento acaparó la atención de bolivianos y extranjeros, quienes cuestionaron la respuesta negativa del gobierno al reclamo indígena y la intervención policial del 25 de septiembre a la manifestación que, a pesar de todos los embates, llegó a la sede de gobierno fortalecida por la opinión pública.

En La Paz, el gobierno promulgó a regañadientes la Ley 180 de Protección del TIPNIS que, entre otros puntos, prohíbe la construcción de la mencionada carretera y, además, declara como zona intangible al territorio.

Este último reconocimiento genera sospechas entre los marchistas, quienes temen que las autoridades nacionales utilicen este término en contra de quienes habitan el territorio. Por ello, a más de un mes de promulgada la mencionada norma, los principales dirigentes del TIPNIS y de la Cidob esperan con urgencia la aprobación y promulgación de un decreto reglamentario que interprete correctamente la Ley 180.

Fundación TIERRA
http://www.ftierra.org/ft/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=96&Itemid=115

mercoledì 30 novembre 2011

Occupy Wall Street is here....


Dal sito interno passo questa informazione:

Who are the protesters opposite FAO headquarters?
Group draws inspiration from Occupy Wall Street

Staff in Rome may have noticed that a small encampment of people has appeared opposite headquarters. Lauren Sanders and colleagues from the EndingHunger movement visited the group to find out why they are there…

Opposite the main entrance of headquarters, in a green stretch referred to affectionately as il biscotto, you will find a group of tents with a makeshift kitchen area, library, communal space for live music and card games, and even an information centre.

A few of us from the EndingHunger team decided to find out what they were all about. We also wanted to ask them if they would consider being a part of our movement.

Giulia, a group member, welcomed us and explained how they got started.

They began in Piazza Santa Croce in Gerusalemme, then moved to their current spot more recently. Their first night in the open was after the events of 15 October, during which a peaceful social justice protest in Rome – born out of the Occupy Wall Street movement – was hijacked by violent demonstrators.

The first campers slept in cardboard boxes, they say, and gradually people began to donate tents and food.

Approximately 70 in total, the group comes from all segments of society and all age groups. Most but not all are Italians.

Italian Re-evolution – Democrazia Reale Ora – proposes a new society, a return to the values of land, equality and social justice, and an understanding of each other.

Basically, said Giulia, they want a society in which everyone has something to contribute.

Naturally we sensed some common ground with the EndingHunger movement’s goal of universal access to safe, nutritious food.

“What would the people at FAO think about this type of movement?” Giulia wanted to know. “Your goals are similar to ours, no? What could we do to help FAO?”

She signed a hard copy of the petition to end hunger, and agreed to pass it around so that the majority of the camp activists could lend their names and voices.

Living outdoors has not prevented the group from being active – they run events ranging from a discussion last week on “zero waste” to a meeting with officials from the Italian Ethics Commission.

They welcome visitors and anyone who would like to know more about their cause.

For us, we felt it was important to show we were aware of a campaign group set up so close to FAO, to discuss each other’s work and find some common ground.

martedì 29 novembre 2011

Fettuccine à ma façon - Fettuccine a modo mio




Ingrédients:
Pour les pates: œufs, farine 00, sel, eau
Pour la sauce: Oignons, Ail, Tomate, Basilic
Pour servir: Parmesan (le vrai!)

Recette simple mais qui nécessite d’un peu de pratique. Il faut calculer grosso modo un œuf par personne (maximum); vous pouvez éventuellement réduire le nombre d’œufs et ajouter de l’eau (moi par exemple pour 5 personnes je fais 3 œufs)
Faire une fontaine avec la farine, ajouter les œufs et un peu de sel. Melanger au début avec une fourchette, lentement. Si la farine n’est pas assez, il faut en rajouter. Si elle est en trop, y mettre un peu d’eau. Avec un peu d’expérience on apprend les doses. Grosso modo, pour deux personnes, je vous conseil 1 œuf et 150 gr de farine (et un peu d’eau).

Travailler bien la pate (avec les mains) pendant au moins 5-10 minutes. Elle doit devenir lisse (voire photo) mais surtout élastique. Si vous avez du temps, laissez-la reposer, autrement vous pouvez l’utiliser tout de suite.

Pour l’étaler utiliser le rouleau à pâtisserie (pas le plus petit); il faut la tourner souvent, en rajoutant de la farine à chaque fois. Elle doit arriver à un epaisseur de maximum 1 mm.

Un conseil: tant que vous n’êtes pas expérimenté avec l’étalage, essayer avec des petites boules de pates.

Laisser reposer dans un endroit aéré. S’il fait trop humide cela prendra bcp de temps. Dans les pais tropicaux j’utilise meme la clime.

Quand elle commence à être sèche il faut la border de deux cotés de sorte à en faire une espèce de salami, que l’on coupe avec un gros couteau à lame plate : par convention on les appelle « fettuccine » quand elles sont environ 1 cm et « tagliatelle » si elles sont plus petites, 6-8 mm.

La sauce est encore plus simple : faire revenir l’oignon et l’ail avec de l’huile d’olive. Ensuite utiliser des tomates fraiches ou en boite, « Veraci » ou à « Pezzettoni ». Une bonne demi ehure de cuisson, sel, poivre, basilic.

Chauffer l’eau et, quand elle boue, mettre les pates et un peu d’huile (pas forcement d’olive) pour éviter qu’elles s’attachent. Cuisson rapide, 1-2 minutes. Une fois égoutter, les mettre avec la sauce et continuer la cuisson 1 minute maximum. Servir avec bcp de parmesan et, bon appétit.

Ingredienti:
Per la pasta: uova, farina, un pizzico di sale, un po d’acqua
Per il sugo: Cipolla, Aglio, Pomodori, Basilico
Condimento: Parmiggiano

Sono le piú semplici. Calcolare grosso modo un uovo per persona (come massimo), oppure ridurre le uova e sostiturle con acqua (esempio: per 5 persone io faccio 3 uova)

Fare una fontana con la farina, aggiungere le uova e un pizzico di sale. Con una forchetta cominciare ad amalgamare, pian piano. Se la farina è poca, aggiungere; se invece è troppa e non si riesce ad amalgamare bene, aggiungere un po’ d’acqua. Con l’esperienza si imparano le dosi. Grosso modo, per due persone consiglio fare un uovo e usare circa 150 gr di farina piú un po’d’acqua.

Lavorare bene la pasta, sbattendola e rimestandola per circa 5-10 minuti. Deve diventare liscia (vedi foto) ma soprattutto elastica. Se avete tempo lasciatela riposare al fresco, altrimenti potete usarla subito.

Stenderla col mattarello, rigirandola spesso e mettendoci farina perchè non si attacchi. Deve arrivare a uno spessore di massimo 1 mm (mio padre, vicentino, diceva, che alzando la sfoglia in verticale e guardando verso il Santuario di Monte Berico, si dovevano vedere i frati in camicia attraverso la sfoglia – questo per dire che deve essere sottile, piú lo è meglio é). Siccome è tutta una questione di esperienza, provate con pazienza – senza fretta. Anche se fate dei buchi ricordarsi che non è mai morto nessuno per quello. Evitate, in caso di buchi, di arrabbiarvi e riprendere tutta la pasta e reimpastarla; diventa dura e il risultato finale sará ancora peggiore.

Altro consiglio: finché non siete pratici non tirate palline di pasta da tre uova: sono troppo grandi. Fate delle palline piú piccole cosí vi esercitate.
Lasciate riposare il tutto in luogo aerato. Se è troppo umido ci mette una vita; in paesi tropicali io uso l’aria condizionata.

Quando comincia ad esser secca, arrotolatela dai due bordi in modo da farne una specie di salame e con un coltello grosso a lama piatta tagliatele della larghezza che volete: per convenzione si chiamano taglaitelle quando sono larghe 6-8 mm e fettuccine quando sono un po’piú larghe, circa 1 cm.

La salsa è quanto di piú semplice: fare un soffritto con cipolel buone (non dico di Tropea ma magari…); io ci metto parecchio aglio perché dà molto sapore (tranquilli che l’aglio cotto non lascia nessun odore residuo in bocca). Potete usare dei pomodori freschi o la salse Veraci o a Pezzettoni. Una mezz’ora di cottura almeno, sale e pepe e basilico.

Scaldare l’acqua, salatela e quando bolle, assieme alla pasta metteteci un goccetto d’olio, (di semi va bene) che evita che si attacchino. Cottura veloce, le fettuccine vengono su nel giro di 1-2 minuti per cui state attenti a non cucinarle troppo. Scolate la pasta, magari con meno cottura e mettetela nella teglia del sugo per un ultimo minuto. Servite con abbondante parmiggiano e.. buon appetito.

Oggi é morto un Uomo

Forse nessuno di chi legge questo blog sa chi sia stato Lucio Magri, morto per sua spontanea volontá (suicidio assistito si chiama) all’etá di 79 anni. Io ero ancora piccolo quando vidi arrivare in casa le prime copie del Manifesto (quotidiano da lui fondato nel 1969) che portava mia sorella (dato che mio fratello stava piú su Lotta Continua). Essendo curioso per natura cercai di capire cosa fosse questo Quotidiano Comunista e fu cosí che pian piano imparai che chi l’aveva fatto era stato un gruppo di pensatori liberi, tutti iscritti e con ruoli importanti nel PCI dell’epoca, che cercavano di spingere per una maggiore demcorazia interna e per avere il diritto di pensare da italiani innanzitutto, rispetto ai problemi centrali di quel periodo storico. La goccia che fece traboccare il vaso fu la loro posizione sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia; essendo totalmente contrari a questo modo di concepire la politica, scrissero un editoriale rimasto famoso (Praga è sola) che valse loro l’espulsione diretta dal Partito. Per Magri, uno dei fondatori del Manifesto, venne trovata una giustificazione “amministrativa” per espellerlo, a dimostrazione di come potesse essere vile la lotta politica.

Io crescevo in quegli anni, anni che significarono molto sangue sparso, dalle bombe sui treni del 67, alla bomba di Piazza Fontana del 69, quella di Piazza della Loggia a Brescia e poi sull’Italicus sempre nel 1974, e poi tutti i morti provocati dai gruppi terroristi di destra e sinistra, fino ad arrivare alla strage di Bologna del 1980. In mezzo il rapimento di Moro (1978), e prima ancora il tentativo di colpo di Stato della X-Mas di Valerio Borghese nel 1970. Per i giovani d’oggi quel periodo sembra roba da antichi romani, ed è difficile immaginarsi cosa significasse il far politica all’epoca. Era come nel calcio: tu hai una squadra e con quella resti, per sempre. Se sei della Roma nemmeno morto potrai passare alla Lazio, e viceversa. Un giocatore che avesse tradito la maglia, passando da Inter al Milan o dal Torino alla Juve, aveva finito di campare. Con i partiti era lo stesso. Tutti (quelli dell’arco costituzionale, perché i fascisti del MSI erano fuori) ovviamente pensavano e credevano di avere la veritá infusa e che le loro proposte fossero quanto di meglio per il popolo italiano. Il PCI non poteva entrare nella stanza dei bottoni per colpa di quello che fu chiamato il fattore K. Troppo forte la paura che fossero teleguidati dai Russi per lasciarli avvicinare a ministeri chiave dove potessero aver accesso a informazioni sensibili. Per cui era come giocare una partita truccata dove ad ogni elezione si sapeva giá chi non poteva vicnere.

Il PCI non era un gran esempio di democrazia interna; la consideravano come “centralizzata”, cioè comandava chi stava sopra e gli altri.. zitti e mosca. L’idea che qualcuno appartenent e a quel filone di pensiero potesse mettere in discussione questo verticismo proprio non esisteva. Se ti avvicinavi alle idee di sinistra e al Partito, sapevi che quelle erano le condizioni.

Magri,e gli altri, le misero in discussione, pubblicamente. Peggio che bestemmiare in chiesa. E la reazione del partito comunista, espellendoli, fu il motivo principale per cui mai e poi mai in vita mia avrei potuto votarlo. Ero e sono rimasto di sinistra, ma c’erano cose che non si potevano accettare, soprattutto per quanto riguarda la libertá di pensiero e di espressione, quello che oggi chiameremmo un “rights based approach”.

Magri mi ha fatto diventar grande e, credo, (abbastanza) libero pensatore. Mi rendo conto anch’io nella mia vita (professionale) quanto sia difficile essere liberi di pensare con la propria testa, mantenere una coerenza di pensiero ed azione, in un mondo, anche lavorativo, dove si premiano gli Yes-men, chi abbassa il capo e non critica mai.

Pensare da sé è difficile, ma è la sola via che ci resta.

Oggi è morto un Uomo, ed io sono triste. Addio compagno Lucio.

lunedì 28 novembre 2011

Andar Guaivi: Diecimila visualizzazioni – Ten thousand hits – Diez mil entradas

Il mese prossimo festeggio i due anni di questo blog, il primo della mia vita. Nato un po’ per caso, pian piano è diventato un modo per raccontare esperienze di viaggio, di cucina e di riflessioni legate al mondo che ci circonda, da vicino o da piú lontano, su di me, oppure sugli altri, visti dal prisma della mia sensibilitá, buona o cattiva che sia. Un numero (crescente?) di amici mi sta seguendo su questa strada e, con mia gran sorpresa, siamo arrivati a questa cifra simbolica delle diecimila visualizzazioni in un periodo molto breve. Da un certo punto di vista questo vuol essere uno stimolo per andare oltre, dedicarci ancor piú tempo e cominciare a strutturarlo meglio. Il tutto domanderá tempo e pazienza, ma ci proveró. Grazie a voi tutti, un caro saluto, Paolo

El próximo mes voy a celebrar los dos años de este blog, el primero de mi vida. Nacido un poco casualmente, paulatinamente se ha vuelto un modo para compartir experiencias de viaje, de cocina además de reflexiones ligadas al mundo que nos rodea, de lejos o de más cerca, sobre mi o sobre los demás, mirados a partir del prisma de mi propia sensibilidad (buena o mala que sea). Un número (creciente?) de amig@s me está siguiendo en este camino y, para mi gran sorpresa, hemos llegado a esta cifra simbólica de las diez mil entradas en un tiempo muy corto. Esto puede ser leído como un estimulo a seguir adelante, dedicarle más tiempo aún, además de ir estructurándolo mejor. Todo eso necesitará tiempo y paciencia, sin embargo voy a ensayarlo. Gracias a tod@s Uds., un cálido saludo, Paolo

Next month I’m celebrating the second year of this blog, the first of my life. Born almost by accident, it gradually became a way to share experiences of travel, cooking and reflections related to the world around us, from near or far more, about me or the other, viewed from the prism of my good or bad sensitivity. A (growing?) number of friends are following me on this road and, with my big surprise, we did reach this symbolic figure of ten thousand hits is a very short period of time. From a certain point of view, this is to be seen as a stimulus to continue working on it, dedicating even more time and better structuring it. This will imply more time and patience, but I will try to do it.
Thanks to all of you, Paolo

venerdì 25 novembre 2011

84 nouvelles plantes OGM sont en attente du feu vert de Bruxelles pour être commercialisées !!

Le Canard Enchaîné du 16 novembre 2011
Quatre-vingt-quatre : C’est le nombre de plantes OGM qui attendent le feu vert de Bruxelles pour être commercialisées, dont 21 avec en prime une autorisation pour être cultivées en plein champ. Le dernier dossier déposé, c’était il y a quinze jours celui du géant allemand de la chimie BASF pour sa patate transgénique. Chaque fois, les arguments pour emporter l’autorisation sont les mêmes : les OGM permettent de produire plus, et de manière plus écolo parce qu’ils consomment moins de pesticides. Dès leur création Monsanto et consorts nous ont promis-juré qu’ils allaient faire disparaître la faim dans le monde.

Un collectif d’une vingtaine d’ONG, piloté par Vandana Shiva et son mouvement paysan indien Navdanya, s’est lancé dans une grande enquête pour voir ce qu’il en était réellement vingt ans après les premières plantations. Son rapport de 58 pages (www.navdanyainternational.it) démontre par a + b que non seulement le transgénique n’a en rien diminué la faim dans le monde, mais qu’en plus c’est une bonne affaire pour les fabricants de pesticides puisque, contre toute attente, il fait augmenter leurs ventes.

Un gros mensonge transgénique
Un meilleur rendement ? Prenez le coton Bt de Monsanto. En Inde, où il est cultivé à grande échelle, il plafonne à 1 000 kg l’hectare, trois fois moins que ce qui avait été promis. Même constat pour le colza, dont Monsanto a bidouillé les gênes pour qu’il souffre sans broncher d’être arrosé par son herbicide vedette, le Roundup. En Australie, l’enquête de Navdanya montre que le canola, le colza transgénique de Monsanto, affiche avec deux applications de glyphosate (principe actif du Roundup) un rendement plus faible que le colza traditionnel : 89 kg à l’hectare de moins !
Deuxième entourloupe : la réduction des pesticides. En Argentine, les planteurs de soja transgénique utilisent deux fois plus d’herbicides que les agriculteurs restés au soja non transgénique. Mieux, les cultures d’OGM sont maintenant envahies par des insectes super résistants. En Chine, les populations de punaises ravageuses sont 12 fois plus importantes. Aux Etats-Unis, on compte désormais 10 espèces d’insectes résistants dans les champs de soja, coton et maïs. C’est ce que l’on appelle un constat transgênant…

mercoledì 23 novembre 2011

Campo minato

Sono stati giorni intense in Italia, ma varie cose sono anche successe fuori di qui. Cerchaimo di fare una rapida sintesi.

E’iniziato il processo di uscita dall’era berlusconiana; ci vorranno ancora anni sicuramente, e non è detto che, liberandoci di lui, riusciremo necessariamente a diventare degli italiani normali. Nel frattempo cosa leggiamo sui giornali? Da un lato le bombe nascoste nelle pieghe del bilancio e delle manovre preparate dal duo Berlusconi/Tremonti (la piú grossa essendo la delega assistenziale e fiscale) che se non vengono trattae rapidamente provocheranno dei buchi di bilancio crescente, il che significherá piú tagli o piú tasse (alcuni dei giornali di oggi ne parlano piú in dettaglio). Ma abbiamo anche i comportamenti provocatori di una parte dell’establishment economico, in particolare Marchionne che, proprio nel momento di maggior pericolo per il paese, quando tutti dovrebbero fare uno sforzo di concertazione per aiutarci a venire fuori dalla situazione dove ci ha cacciato il cavaliere, non trova di meglio che denunciare gli accordi sindacali ed aprire un fronte di lotta potenzialmente drammatico. La CGIL-FIOM non potrá restare con le mani in mano, e nemmeno il nuovo ministro del lavoro; ma mentre per la CGIL-FIOM è facile immaginare la risposta (Lotta dura senza paura), piú difficile immaginare gli spazi di manovra del ministro. Va detto che anche per la sergetaria generale della CGIL, S. Camusso, giá in difficoltá per tenere le anime dure della FIOM dentro spazi di concertazione nazionale, una notizia come questa non puó certo averle facilitato la digestione.

A livello internazionale, l’economista Nouriel Roubini, quello che aveva previsto la crisi del 2008, continua nelle sue previsioni catastrofiche sull’Italia. Nell'intervista rilasciata a Reuters Television a Mosca, ha previsto che l'Italia andrà in default l'anno prossimo, se non metterà in campo azioni aggressive contro il debito; default che comporterà automaticamente l'uscita dell'Italia dalla zona euro. La via crucis del nostor primo ministro epr cercare di riguadagnare la fiducia deimercati e degli investitori stranieri è lunga assai …

Finché Monti fa il giro delle sette chiese, intanto è scopiato lo scandalo Finmeccanica, confermando, se mai ce ne fosse bisogno, che le buone pratiche di mazzette ai politici continua come nulla fosse, tanto sicura è la casta al potere che nesusno potrá mai toccarla sul serio. Basta poi leggere le reazioni sdegnate di un Casini qualsiasi, quando il tesorierie del suo partito viene accusato di aver intascato una valigetta di 200mila euro, per capire che Mani Pulite è oramai un pallido ricordo. Con questi partiti e questa classe politica, è chiaro che la disaffezione del cittadino lambda non potrá che aumentare. I partiti politici, checché ne dica D’Alema, sono oramai parte del problema e sempre meno della soluzione. Fanno gli affari loro e non certo quelli nostri. Guardiamo i coatti della Lega e il loro parlamento padano. Tante sbruffonate contro Roma ladrona e poi cos’hanno fatto in questi anni al governo? Occupato le loro belle “cadreghe”, dimostrato una capacitá ridicola di gestione economica-finanziaria (Credieuronord - http://www.giornalettismo.com/archives/59269/banche-lega-ricordiamoci-credieuronord/ ) e poi, a livello di qualitá personale, espresso il loro meglio con Calderoli e le sue magliette. Nemmeno quando il loro fedele alleato era degenarato a livelli triviali, bordelli e puttane a piú non posso, non hanno osato dire nulla, anche perché secondo quanto racconta il libro su Bossi, “Umberto Magno”, di Leonardo Facco, il Senatur, almeno prima dell’ictus che l’ha colpito nel 2003, “andava un po’ con tutte” e, soprattutto, quelle che andavano con lui avevano assicurato un posto di prestigio, nel partito o fuori (http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/bossi-sesso-luisa-corna-donne-663105/).

Ma sia chiaro, trovarne uno di partito che non sia affetto da questi problemi, sembra operazione impossibile. Esiste un roblema di fondo: mentre il capitalismo finanziario a livello mondiale si estende a macchia d’olio, travolgendo pian piano tutti i baluardi democratici (vedi la fine dei ragazzi di Occupy Wall Street a New York), a scala nazionale o comunque piú limitata, non ci si prepara a difenderci. L’Unione Europea in quanto tale non riesche a schiodarsi da una visione economicista, in linea con gli stessi rpesupposti ideologici del male che vorrebbe curare. La dimensione sociale e politica del’Unione non si è voluta fare, preferendo priorizzare la parte economica, avendo in mente un modello di relazioni sociali dove comanda uno, il dio denaro, e gli altri abbozzano. I diritti dei lavoratori devono essere negoziabili, al ribasso ovviamente, mentre i diritti del dio denaro e delle sue vestali (banche e istituzioni finanziarie) sono per definizione intoccabili.
Per metter in chiaro i rapporti di forza, il nuovo paese leader mondiale, la Cina, ha deciso di cominciare a sostituire gli operai in maniera definitiva mettendo al loro posto i robot: leggete I robot non si suicidano: ecco la soluzione finale Foxconn http://www.tomshw.it/cont/news/i-robot-non-si-suicidano-ecco-la-soluzione-finale-foxconn/34624/1.html. Le dichiarazioni del presidente Foxconn, Gou Tai-ming, sono quanto di piú chiaro si possa chiedere a un padrone industriale: "per ora" gli operai possono stare tranquilli; i cyber-colleghi si limiteranno a svolgere "mansioni pericolose, operazioni di precisione e operazioni che espongono agli effetti di sostanza tossiche".

Leggo un articolo interessante sul Le Monde Diplomatique di questo mese (Salvare il genere umano, non solamente il Pianeta, di Lucien Sève): effettivamente le considerazioni fatte dall’autore sulla mondializzazione via la finanza e sui suoi comprimari, in primis l’estremismo religioso, meritano di essere lette con attenzione.
Noi siamo qua a sperare che Monti ci riporti a galla, pagando bollette e debiti, ma alla fine non ci interroghiamo sul dove ci stia portando questo treno. Siamo sempre meno attori del nostro sviluppo, entriamo in un’era emergenziale dove bisogna lasciar perdere i nostri diritti, i nostri bisogni, in nome di necessitá superiori presentate con giustificazioni inoppugnabili: salvare l’economia se vogliamo salvare il mondo. Chi ci lavora nell’Emergenza sa che è il miglior sistema per non rispettare le regole e saltare tutti i paletti esistenti. D’altronde basta ricordarsi del nostro campione nazionale Bertolaso: non una delle sue oepre fatte in emergenza è riuscita a resistere negli anni, o vanno giú da sole per lacattiva qualitá dei materiali oppure sono i tribunali a metterci lo zampino a causa delle truffe che si sono mascherate dietro.

Questo è lo scenario dove vogliono portarci. Monti non puó farci nulla, a parte, se gli va bene, tirarci fuori (col nostro aiuto) da questa m… Ma se non si fa fuori questa casta, se gli industriali non cambiano passo nelle loro concezioni medioevali delle relazioni sociali, se le gilde del commercio non cominciano ad accettare il patto sociale e quindi a pagare anche loro le tasse, lo stesso per le professioni liberali, difficile che ne veniamo fuori. Chiedere sempre agli stessi, operai, classe media, funzione pubblica, difficilmente sará sopportabile, e reazioni anche violente devono essere attese.

Ma anche se ne veniamo fuori, ricordiamoci che siamo periferia e non centro dell’Impero e che quello che si prospetta come futuro immediato è ancora peggio. Dicevo alcuni giorni fa che bisogna rimettersi al lavoro, con l’impegno di tutti. Un processo lungo, la soluzione non è giá costruita, bisogna mettercisi d’impegno, assieme.. forza ….

South Africa: One Step Behind


Years ago, Madness made a big success with this song: One Step Beyond. Not sure if South Africa Gvt will made the same with their One Step Behind Press Law

Ciudad del Cabo (Agencias/RNW) - El parlamento de Sudáfrica aprobó una ley que restringe la publicación de documentos sensibles.Esa controvertida ley no está libre de críticas que acusan al partido gubernamental, Congreso Nacional Africano, ANC, de poner en peligro la democracia. La ley, llamada de "Protección de las informaciones del Estado", amenaza con enviar a prisión por cinco años a los periodistas que publiquen datos secretos, o de 25 años de cárcel si se presume que se trata de espionaje.
http://www.rnw.nl/espanol/bulletin/diputados-sudafricanos-aprueban-controvertida-ley-de-prensa

Afrique du Sud: l’Assemblée nationale vote un projet de loi controversé sur la presse
L’Assemblée nationale sud-africaine a adopté, ce mardi 22 novembre 2011, un projet de loi très controversé sur la protection de l’information. Un texte qui restreint la publication des documents secrets. Il prévoit jusqu’à cinq ans d’emprisonnement pour les personnes dévoilant des secrets d’Etat. Les journalistes d’investigation qui révèlent des affaires et leurs sources pourraient donc se retrouver devant les tribunaux. Lundi, plusieurs rassemblements étaient organisés dans le pays contre ce projet de loi.
http://www.rfi.fr/afrique/20111123-assemblee-nationale-vote-projet-loi-controverse-protection-informations

South Africa Passes Law to Restrict Reporting of Government SecretsBrushing aside protests by press-freedom advocates and heroes of South Africa’s anti-apartheid struggle, Parliament overwhelmingly passed a contentious bill on Tuesday that will severely restrict the ability of journalists to report any information deemed to be a government secret.
http://www.nytimes.com/2011/11/23/world/africa/south-african-parliament-to-vote-on-press-law.html

África do Sul aprova lei que protege segredos no governoO partido governista Congresso Nacional Africano (CNA) apresentou e aprovou em voto um projeto de lei no Parlamento da África do Sul nesta terça-feira, 22, para proteger segredos de Estado, apesar das fortes críticas e objeções da oposição, a qual inclui desde conservadores brancos a nacionalistas negros, grupos que eram inimigos na era do Apartheid. A lei foi aprovada por 229 votos a favor e 107 contrários.
http://www.estadao.com.br/noticias/internacional,africa-do-sul-aprova-lei-que-protege-segredos-no-governo,801699,0.htm

martedì 22 novembre 2011

Aprovado na CCJ projeto de Valadares para desenvolvimento do Brasil Rural

recebi e publico com muito prazer:

Por visar o desenvolvimento do meio rural e propiciar mais empregos no campo, reduzindo assim o êxodo para as grandes cidades, a Comissão de Constituição, Justiça e Cidadania do Senado (CCJ) aprovou hoje projeto de autoria do senador Antonio Carlos Valadares, o PLS 258/2010. O projeto institui a Política de Desenvolvimento do Brasil Rural (PDBR), que visa a integrar todas as ações direcionadas à área rural.

De acordo com o autor da proposta, ela vai contribuir para a redução da pobreza e das desigualdades que existem nos territórios rurais, ao mesmo tempo em que promoverá o desenvolvimento sustentável do campo. Para Valadares, “é preciso superar a imagem do rural como espaço residual do urbano e associado apenas à produção agropecuária, e considerá-lo como espaço de produção, espaço de relação com a natureza e espaço de produção e reprodução de modos de vida diferenciados”.

Para a concretização da PDBR será necessária a elaboração, de acordo com o projeto, de um Plano Nacional de Desenvolvimento do Brasil Rural (PNDBR), que vai consolidar a estratégia a ser adotada para o desenvolvimento rural sustentável. O senador considera a aprovação de seu projeto – que ainda será votado em duas outras comissões – como “um verdadeiro pacto social do campo”.

O projeto foi relatado na CCJ pelo senador Eduardo Suplicy (PT-SP). E, segundo o autor, o projeto baseou-se em trabalho feito pela Conselho Nacional de Desenvolvimento Rural Sustentável (Condraf), durante dez anos.
Sobre a proposta de Valadares, em nota técnica favorável, o Ministério do Desenvolvimento Agrário (MDA) diz que o “projeto estabelecerá o marco legal para a construção participativa do desenvolvimento sustentável, multidimensional e com abordagem territorial que valoriza concretamente a agricultura familiar, as dinâmicas sociais, culturais, econômicas e ambientais do rural”.

lunedì 21 novembre 2011

Accaparramento risorse naturali: soluzioni win-win (vinci-vinci) oppure loose-win (perdi-vinci)?

India: 17 novembre - Uccisa la suora che lottava contro le lobby del carbone
L’hanno uccisa perché si opponeva alla mafia delle miniere di carbone. Ieri si sono tenuti i funerali di suor Valsa John, delle Suore della Carità di Gesù e Maria, uccisa alle prime ore di mercoledì in circostanze ancora non chiarite nello Stato indiano nord-orientale del Jharkhand. Secondo le ricostruzioni, la religiosa 53enne è stata assassinata durante la protesta di una cinquantina di persone davanti la sua abitazione, probabilmente istigate dalle compagnie minerarie del carbone che in lei avevano trovano una combattiva oppositrice ai loro progetti sulle terre tribali. (dal sito dell’Avvenire)
India: Hindu violence and land grabbing http://prabhuguptara.blogspot.com/2008/01/hindu-violence-and-land-grabbing.html
Senegal: Dal sito di Radio France International, si puó leggere questo articolo: A biofuels project in northern Senegal has triggered violent clashes between villagers, leaving one person dead and two seriously wounded. http://www.english.rfi.fr/africa/20111028-biofuel-project-breeds-violence-senegal
Papua New Guinea: Massive land grab of Papua New Guinea’s remaining forests results in violence against local people http://www.greenpeace.org/international/en/news/Blogs/makingwaves/massive-land-grab-of-papua-new-guineas-remain/blog/37337/
Zimbabwe: Farmers Slam Fresh Onslaught of Land-Grab Violence (news) SW Radio Africa 28 October 2010 Zimbabwe's main farmers' union has slammed the renewed onslaught of attacks and illegal land seizures across the country, which have left one farmer dead and many more evicted from their homes
http://allafrica.com/view/group/main/main/id/00011569.html
Uganda: Investigation into Uganda “land grab” must be genuinely independent and transparent
http://www.oxfam.org.uk/applications/blogs/pressoffice/2011/10/05/investigation-into-uganda-%E2%80%9Cland-grab%E2%80%9D-must-be-genuinely-independent-and-transparent/
Philippines: ‘Legalized’ land grab sparks feuds among Christians, Muslims
http://www.kauswaganldn.gov.ph/component/content/article/1-latest/4-legalized-land-grab-sparks-feuds-among-christians-muslims-

Ho fatto una piccolo ricerca, di nemmeno mezz’ora. Continuo a cercare casi di win-win solutions…. Se per caso qualcuno ne trova uno, me lo faccia sapere; io continuo a trovare i loose-win….

Blague - Barzelletta G20

Histoire du G20

Un catholiqe, un juif, un musulman et un chinois sont en discussion pendant le G20.

Le catholique dit : « J'ai une grande fortune et j'achèterais bien la Citibank» !

Le juif dit « Je suis très riche et j'achèterais bien la General Motors » !
Le musulman dit: « Je suis un prince fabuleusement riche. ... Je veux acheter Microsoft » !

Ensuite ils attendent tous que le chinois parle. ...

Le chinois remue son café, place la cuillère proprement sur la table, prend une petite gorgée de son café, les regarde et dit avec désinvolture :
"Je ne vends pas !"

Un cattolico, un ebreo, un mussulmano e un cinese stanno discutendo durante il G20.
Il cattolico dice: "Ho un sacco di soldi e quasi quasi mi comprerei la Citibank!"
L'ebreo a sua volta dice: "Sono molto ricco e avrei voglia di comprarmi la General Motors!"
Tocca al mussulmano dire: "Sono un principe favolosamente ricco ... Voglio comprarmi Microsoft!" ..
E poi tutti ad attendere il cinese ..
Il cinese gira il caffé col cucchiaino, poi lo mette al suo posto sul tavolo, beve un goccio, li guarda e dice, con disinvoltura: "Non vendo!"

venerdì 18 novembre 2011

“Agricultura-Ferrari” y techo genético - Paolo Groppo (FAO): agricultura industrial incapaz de resolver el hambre mundial


Paolo Groppo es Oficial de Desarrollo Territorial en la División de Tierras y Aguas del Departamento de Recursos Naturales de la Organización de las Naciones Unidas para la Alimentación y la Agricultura (FAO) y como tal sigue muy de cerca las agendas nacionales, regionales y globales en materia de tenencia y uso de la tierra.
Muy pendiente de las discusiones generadas en torno a las Directrices Voluntarias de tenencia de la tierra que precedieron a la reunión anual del Comité de Seguridad Alimentaria la segunda y tercer semana de octubre, Groppo dialogó en profundidad con Radio Mundo Real sobre problemáticas que fueron eje de esos encuentros: el creciente acaparamiento de tierras y la agenda de reforma agraria a nivel global.

Groppo señala que el agronegocio como está concebido es comparable a un coche Ferrari, “es decir que necesita autopistas, combustible, etc. clase A, o sea las mejores tierras, que son una cantidad fija en el mundo que se está reduciendo. Asimismo, sabemos desde hace 50 años que el aumento de la productividad de los cinco principales productos agrícolas está disminuyendo al llegar a un tope genético, así que no es pensable que sea este tipo de agricultura el que pueda resolver el problema del hambre en el mundo. ¿Qué nos queda? Pues las agriculturas familiares, como relación social de la humanidad con la naturaleza”, indica.

El analista italiano, recién llegado de Haití, explica un diagnóstico que llama a revertir el fenómeno de acaparamiento desde una perspectiva estratégica: ante una población mundial creciente, los umbrales de productividad de los principales cultivos casi alcanzados y el decrecimiento de tierras agrícolas, el agronegocio ha demostrado ser incapaz de cubrir la demanda alimentaria.

Así, Groppo arroja una mirada crítica sobre el nivel de comprensión de parte de los estados de la problemática de acaparamiento y plantea una tríada de diálogo, concertación y negociación como único horizonte razonable para abordar estos temas.
Antes y después

Ya en 1979 la FAO llamaba la atención sobre estas problemáticas, dice Groppo, a través de la primera Conferencia Mundial de Reforma Agraria y Desarrollo Rural, proceso que se vió interrumpido en la década del 80 con el arribo de gobiernos conservadores de peso mundial como el de Margareth Thatcher y Ronald Reagan, en Reino Unido y Estados Unidos respectivamente.

De allí que el tema haya permanecido ausente durante casi dos décadas de los debates y ese espacio haya sido ocupado, en contraste, por las corrientes favorables a una “reforma agraria de mercado”.

Esto fue así hasta la Segunda Conferencia Mundial de Reforma Agraria y Desarrollo Rural (CIRADR) de Porto Alegre (2006) la que, según los propios movimientos “marcó un antes y un después en el relacionamiento con FAO”.

Ya entonces quedó claro que “la diversidad requería respuestas plurales con el diálogo y concertación como ejes. No es el mercado el que va a resolver el problema, ni tampoco el Estado solamente. Pero esa respuesta requiere trabajo y modestia, lo que muchas veces los interventores externos no tienen”, reflexiona Groppo.

Desde Porto Alegre, insiste Groppo, en FAO ha existido un cambio de paradigma radical en la forma de abordar el problema, pasando de una visión centrada en “resultados” hacia otra que valora “procesos”. Desde una FAO que se consideraba “centro del saber desde donde éste debía ser diseminado” hacia una organización que se propone “construir saberes” con las comunidades.

Es decir, “se tocó la cuestión de las asimentrías de poder en el tema tierras; sin abordar ese aspecto, queda claro que no hay posibilidades de avanzar”.

Presión creciente

En el lustro 2006-2011 en el cual tuvo lugar este cambio de paradigma, paradojalmente se han incrementado exponencialmente las presiones sobre lo que Groppo define como “el paquete recursos naturales” que incluye como principales factores la tierra agrícola y el agua dulce. Además, “nadie está buscando tierras desérticas para invertir, todos buscan la misma tierra, que es la mejor”.
La creciente urbanización, por ejemplo en China, que significa trasladar población desde el campo a la producción industrial genera asimismo una necesidad de tierras para alimentar a esa población que ya no generará su alimento.

“De modo que la atención especial que se ha dado a China como uno de los estados ’acaparadores’ es un fenómeno que vas más allá de China: es un desfase entre la detección del problema y la capacidad de las instituciones para responder”, dice el oficial FAO.

Groppo, con más de dos décadas de experiencia profesional -y compromiso personal- en la temática de tierras insiste en la necesidad de concertar un método participativo: “porque si estamos pensando que sea el mercado el que resuelva esto, una vez más estamos completamente equivocados”.

“El mercado de tierras es cerrado, es decir no hay un traspaso de tierra desde quienes la tienen a las que no, sino transferencias entre quienes ya la tienen”, añade.

Son los Estados, fortalecidos y lúcidos, los encargados de abordar este tema en su trascendencia estratégica, dice Groppo para quien “está en crisis definitivamente un modelo de producción, tras décadas de desprestigio de la agricultura campesina y familiar, que fue la base de desarrollo de nuestras sociedades. Europa viene de ahí: de siglos de capitalización económica y capitalización de saberes de varias agriculturas familiares”, concluye.

Descargar audio
http://www.radiomundoreal.fm/IMG/mp3/pablo_groppo.mp3
Audio: MP3 – 13.5 MB
2011 Radio Mundo Real / Amigos de la Tierra