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venerdì 20 aprile 2012

2012 L 21: Mikal Gilmore - Un long silence


Sonatine Editions, 2010

Gary Gilmore est l’un des condamnés à mort les plus célèbres des Etats-Unis. Après avoir passé une partie de sa vie derrière les barreaux pour vols à main armée, il fut accusé de meurtre en juillet 1976, au moment même où la Cour Suprême, dix ans après la dernière exécution, venait d’autoriser à nouveau la peine capitale. En réclamant lui-même sa mise à mort, plutôt qu’une peine de prison à perpétuité Gilmore enflamma le débat dans tout le pays. Il sera finalement exécuté le 17 janvier 1977 au matin. Quelques années plus tard, Norman Mailer lui consacrera un de ses chefs d’oeuvre, Le Chant du bourreau. Le frère cadet de Gary, Mikal Gilmore, rédacteur en chef au Rolling Stone magazine, aura tenté pendant des années de mettre cette histoire tragique de côté. En vain. Avant qu’elle ne dévaste complètement son existence, comme elle a dévasté les siens, il s’est décidé à la mettre par écrit, pour essayer de mieux comprendre son héritage, dénouer les liens du sang et échapper à la malédiction familiale.http://www.babelio.com/livres/Gilmore-Un-Long-silence/230087

Freddo ai piedi, durante tutta la lettura del libro. Nel linguaggio dei fumetti è sinonimo di paura (quante volte Tex Willer o Kit Carson hanno usato questa espressione: Ehi, freddo ai piedi?"). Chissà perchè penso a questo, adesso che vengo a chiudere l'ultima pagina di questo libro. Una primavera strana, una giornata che continua a passare da piovaschi a brevi passaggi di sole, io steso sul divano, senza energie a causa di questa anemia che mi fa pesare anche il solo tenere il libro in mano. Sono più di 500 pagine, e la storia è di quelle che non vorresti leggere, una storia dalla quale non vuoi farti prendere: una storia di morte, senza fine, raccontata attraverso l'epopea familiare dei Gilmore.
Come sempre scrivendo un libro si lasciano passare altre cose, i non detti, cose che sembrano ovvie per chi ci vive dentro ma che per un lettore alieno sono spunti interessanti, anche se magari centrano poco con la storia narrata.
Essendo ambientato in America, e più in particolare nell'America mormona dell'Utah, le cose (per me) strane, si riferiscono a questo paese. La prima stranezza è la possibilità di cambiare nome, cognome, identità che quel paese sembra dare. Il padre dell'autore ha potuto farlo con almeno 6 nomi diversi, avere dei documenti ufficiali, cambiandoli di continuo, senza che questo creasse il minimo imbarazzo a qualcuno. Lo stesso Mikal non sembra trovare strano tutto ciò: ti svegli alla mattina chiamandoti Paolo Rossi, decidi di cambiar vita e nel pomeriggio sei Giovanni Mastrocicco, con documenti nuovi. Poi domani cambi ancora e avanti così.
Colpisce anche l'assenza totale di quella che, per noi europei, è l'essenza stessa del nostro patto sociale con i nostri governi: un sistema di diritti - salute, educazione, pensione, che non esiste laggiù e che, in vari momenti della storia familiare, si presentano come veri e propri problemi di sopravvivenza: il fratello che non viene ammesso in due ospedali perchè non ha una assicuarazione medica, la madre che, causa l'artrite, "dovrà" lasciare il lavoro - senza che l'idea di una pensione passi per la testa dello scrittore. Per noi sembra un altro mondo. Lo stesso si potrebbe dire della facilità di trovare case da affittare, cosa che si risolve, nei vari pellegrinaggi cui il padre sottopone la famiglia, nel giro di mezza giornata appena arrivato in città. Chi ha sperimentato le difficoltà di trovar casa in affitto in Italia, può avere l'impressione che si tratti di un altro mondo. E poi l'accettazione di vivere nei mobile home come una cosa ovvia, parte del American way of life: in nessun momento Mikal ha una parola di rimostranza su questo, segno di quanto sia parte del loro essere. La cosa che poi sicuramente colpisce di più è il livello di violenza famigliare che percorre tutta la storia della famiglia, dalla prima all'ultima pagina. Ma poi, quando alla fine narra dell'intervista di Nicole alla televisione e di come la violenza intrinseca al rapporto uomo donna fosse considerata "normale" dal giornalista, tanto da cercare di addossare a lei la colpa degli omicidi commessi da Gary, per il fatto di non esser rimasta con lui a continuare a prendere le legnate quotidiane che lui le dava, ti vien da pensare che stiamo ad altri livelli rispetto a quelli a cui siamo abituati. E' questo a rendere difficile la lettura all'inizio perchè le tante, troppe violenze famigliari provocano in me, lettore europeo medio, una domanda ovvia: perchè non reagiscono? Ma forse sono fatti così, una società diversa dalla nostra, più superficiale nei rapporti personali (roba da perdere la testa a star dietro ai rapporti, matrimoni etc. che vanno in frantumi nel giro di uno-due anni), più agile nella vita amministrativa ma dove la relazione basilare tanto proclamata, (la famiglia) di fatto esce completamente distrutta da questo libro.
Una bella scrittura che ti tira dentro, ma che quando arrivi alla fine del libro ti dici che sei contento di averlo finito, e che sia uscito un raggio di sole per scaldare questa giornata.
Sarà nella top ten dell'anno. Grazie Pierre.

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