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venerdì 20 aprile 2012

Paul Krugman e Beppe Grillo: il dilemma de La Repubblica

Giornale di oggi: p. 39, due articoli centrali. Il primo che leggo è quello di Gad Lerner, una delle grandi firme del giornale nonchè di vari programmi televisivi. Si può tacciarlo di molte cose ma non di non essere un professionista riconosciuto e un analista attento. Lerner fa parte di quella categoria politica che vede in Beppe Grillo e il suo Movimento niente altro che una forma di populismo, pericoloso in questa fase della crisi della democrazia, in Italia ed altrove. Come lui se ne trovano altri, sempre di peso, sullo stesso giornale, come Curzio Maltese ad esempio. Nell'articolo di oggi mi ha colpito la frase seguente: "La parola d'ordine dell'uscita dall'euro, lanciata da Beppe Grillo, nella sofferenza sociale provocata dalla recessione potrebbe trovare sponsor ben più potenti". Tutto questo in un contesto dove risulta chiaro l'apparentamento di Grillo con la categoria dei populisti - e quindi le sue proposte vanno viste come parte dello stesso brodo.
Poi comincio a leggere l'altro articolo, stessa pagina, di Paul Krugman. Economista di fama mondiale, progressista notorio, di tutto può essere tacciato salvo di far parte del gruppo dei qualunquisti o populisti. E cosa dice l'articolo, a partire dal titolo? Cito: "L'Europa può salvarsi se si libera dell'euro". Il testo è interessante e facile da leggere, per cui inviterei chi sia interessato a capire come venir fuori da questa crisi a leggerlo.

Stesso giornale, stessa pagina, due tesi contrapposte ma con pochissima permeabilità. Le tesi di Krugman non sono nuove, e La Repubblica è ben contenta di poter contare questo economista fra le sue "firme" importanti. Krugman è un nome che dà visibilità, permette di far parte di quella leadership liberal-progressista che La Repubblica ha sempre cercato fin dalla sua nascita (essendo un fedele lettore dall'epoca credo poter vantare un'opinione in materia). Grillo invece fa parte di quelle persone che, per ragioni ancor poco chiare, non piacciono ai piani alti del giornale. Come lui Di Pietro, accumulati nella categoria dei populisti da quattro soldi. Certo che farebbe piacere, per quella fascia liberal progressista che si riconosce in questi dibattiti aperti e soprattutto incerti, sulla crisi politica, economica e sociale poter trovare un minimo di chiarezza e coerenza. Difficile capire perchè Grillo sia qualunquista quando propone l'uscita dall'euro e non lo sia Krugman quando indica lo stesso cammino. Non che a me stia particolarmente simpatico Grillo, ma mi sembra evidente che qui si stiano applicando due pesi e due misure. Non chiedo alla Repubblica di prendere una posizione unica, al contrario mi sembra corretto che un grande giornale possa ospitare dibattiti d'idee e di posizioni diverse; ma sicuramente un trattamento più corretto in modo da evitare questi scompensi ormonali a cui il giornale va incontro ogni tanto.

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