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domenica 22 aprile 2012

Presidenziali francesi. le lezioni del terzo incomodo Melenchon

Vincerà Hollande, non ci sono dubbi. La questione è capirne il significato, nell'ottica europea e, magari, mondiale.

Dico subito che non voterei per Hollande, per una serie di ragioni (personali) che vanno da una mancanza storica di carisma, per lo scarsissimo appoggio dato alla moglie Segolene cinque anni fa quando avrebbe potuto vincere se il partito, da lui condotto, avesse fatto gioco di squadra. Quel gioco di squadra che ha preteso per sè al momento di queste elezioni. Poca o nulla esperienza vera di gestione, a parte il PS (che comunque non è male come nido di vipere), ha sempre dato l'impressione di seguire onde di pensiero che non dominava e non determinava. Detto questo, di fronte all'impresentabile Sarkò, con Hollande si cambia aria.

Ma la vera aria fresca è venuta chiaramente dal candidato del fronte di sinistra Jean Luc Melenchon. Una capacità di empatia col popolo che non si sentiva da anni, una chiarezza nelle posizioni (sulle quali si può essere d'accordo o meno) che non trovi in nessuno dei principali candidati e un "parler vrai" che gli dà un plus di credibilità. La speranza, personale, è che sia lui a vincere, ma ovviamente non esiste questa possibilità. Il punto sarà quanto questa forza riuscirà a spingere per un tentativo di cambiamento serio delle politiche fin qui portate avanti dal governo francese.

Siamo di fronte a un fronte europeo, guidato dalla Merkel, che continua a portar avanti delle politiche scellerate che ci stanno portando sempre più nel profondo di una crisi dalla quale non si vede via d'uscita. Una crisi che, ripetiamolo ancora una volta, è stata creata dalle banche da un lato e da un capitalismo turbo-finanziario senza più regole e controlli dall'altro. Cioè, ripetiamo anche questo, non da articoli 18 o simili. Per venirne fuori si è scelto di dare soldi a chi? Alle volpi che hanno svuotato il pollaio.Capirne la logica, se la si guarda con gli occhi della classe media svuotata ogni giorno di più, è impossibile. Ma se invece si segue il filo dell'antico proverbio veneto: "schei fa schei e peoci fa peoci" allora forse capiamo meglio. L'indifferenza rispetto ai problemi sentiti dalla maggioranza delle popolazioni è caratteristica comune di una classe aristocratica che si crede oramai tutto permesso. Da trent'anni tutte le strade le sono state aperte, da quando Reagan e la Tatcher hanno aperto i rubinetti del diluvio universale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, non solo a livello nazionale o europeo, ma a livello mondiale. Istituzioni rovinate, governi ridotti al minimo, budget nazionali ridotti ai minimi termini, aperture al settore privato sempre favorito con legislazioni e trattamenti di favore, truffe mondiali portate a livello di pratiche commerciali normali (oramai non esiste una trattativa mondiale importante, per petrolio, armamenti, grosse infrastrutture etc. che non si risolva via mazzette e servizi segreti). Trent'anni di sodoma e gomorra ci hanno portato all'anticamera di quella crisi che, continuando così, arriverà nei prossimi anni.

Quello che stiamo vivendo non è ancor nulla rispetto a quello che ci attende. Ma lasciare che a curarci siano quelli che ci hanno ficcato dentro questa situazione non può che preoccupare. E non sarà un Hollande qualsiasi a cambiare i dati di fondo. Ma se per caso Melenchon riuscisse a fare il miracolo di imporsi come terzo incomodo, forse il futuro governo socialista avrà la forza per imporre ai tedeschi un cambio di rotta indispensabile.

Il cammino che lo ha portato lì è quello che ci interessa. Mettere assieme delle forze che, globalmente, non valevano neanche un cinque per cento, imporre un passo indietro ai particolarismi di ogni micro partito, elaborare una visione chiara e coerente e non aver paura di dire pane al pane, il tutto condito con uno stile oratorio che, al contario della Le Pen o di Sarkozy che cercano di squalificare l'uso della lingua, infarcendola di parolacce e un gergo da bar del porto, ha portato una qualità alta, dimostrando che la ricerca dei voti "poveri" può andare assieme alla ricerca del sogno, della qualità della parola e della chiarezza delle idee.

Sognare si può. Soprattutto si deve. Ricordiamoci che non basta votare, bisogna tradurre questo in energia da mettere a disposizione per ricreare la forma aggregazionale necessaria ad affrontare le sfide che ci attendono. Guardando il panorama nazionale siamo alla disperazione. Nessuno dei partiti e movimenti in giro ha un respiro internazionale degno di questo nome. Si continua a guardare a questa crisi come a una cosa locale, cambio l'articolo 18 e ti risolvo il problema: roba da poveracci. Non si vuol capire che si tratta di una crisi che viene da lontano e che come tale va trattata, con cure strutturali che non possono non passare per un imbrigliamento del sistema turbo-finanziario e bancario. Capiamoci bene, non siamo qui a chiedere l'eliminazione del capitalismo o della globalizzazione. Siamo qui a dire che ci vogliono più regole e organismi al di sopra dei mercati, nazionali ed internazionali, più forti, che devono imporre - non negoziare, imporre! - queste regole ai banditi che continuano ad approfittare del sistema attuale. Non è una lotta contro persone, ma contro istituzioni, banche e roba del genere. Stati più forti ma nello stesso tempo più imbrigliati dentro regole (rights based approach) da dover rispettare anche loro. Bisogna tagliare la testa all'idra che si presenta con le facce di Bernanke al Tesoro americano, con quella della Monsanto per lottare contro la fame del mondo, e quelle di compagnie come la Standard & Poor o simili agenzie di rating. Sono le facce dello stesso modello dove comandano loro, pochi, e dove la maggioranza soffre: chi la fame e chi la povertà. Un' idra così non si può "gestirla", bisogna farla fuori. Il potere deve tornare ad essere di chi è maggioranza. Ma sarà una lotta difficile. L'idra ha capito che il controllo globale passa anche da un controllo dell'educazione e della cultura. Una volta votavano i "signori", pochi e ben ammanicati fra loro. Adesso i nuovi signori sono quelli che hanno accesso all'informazione: mandano i loro figli nelle stesse grandi scuole, la pensano tutti allo stesso modo e alla fine si ritrovano nei consigli di amministrazione pèer portare avanti le stesse politiche. Quelli comandavano, prima e questi comandano adesso. Ma la grande novità, è che più che affidarsi ai nuovi signori, quello che interessa all'idra è la massa di "simil ignoranti" che hanno un accesso subordinato all'informazione, cioè sono malleabili e le loro posizioni possono essere predeterminate. I "cornuti e mazziati": gli stessi che pagano il prezzo della crisi votano per quelli che l'hanno creata. Bisogna ammettere che un livello di cinismo tale era difficile da immaginare nei secoli passati. L'idra non ha più paura del popolo puzzone, adesso può anche permettersi di prenderlo in giro e farne quel che vuole. L'idra può lasciar fare i vari indignados, gli occupy wall-street e altri movimenti del genere, tanto alla fine quando si vota, come abbiamo visto in Spagna, la massa dei "simil ignoranti" va a rinforzare il potere di quelli che li hanno tosati. Pecore erano e pecore saranno. La chiave quindi torna nella cultura: leggere, leggere e leggere. Da questo si parte, per impegnarci ed organizzarci. Coraggio.. iniziamo ...

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