Visualizzazioni totali

martedì 15 febbraio 2022

Crisi Ucraina: come la penso e perché


 Non credo ci sarà invasione e quindi non ci sarà guerra. Questo, in estrema sintesi, è il mio pensiero alla vigilia della data fatidica, indicata dagli USA, per l’invasione russa dell’Ucraina.

 

Il principio rettore della mia riflessione è il famoso Ubi maior, minor cessat (che i latinoamericani hanno tradotto con: donde manda capitàn, no manda marinero).

 

Dunque, riassumendo: nel 1991 finisce la storia dell’Unione Sovietica e al suo posto arriva la Russia dell’ubriacone Eltsin. Gli occidentali, sotto l’ombrello NATO, ascoltano le preoccupazioni russe di non volere un’espansione della NATO verso est, così da arrivare direttamente alla frontiera russa con missili e bombe varie. L’accordo c’è, ma nessuno lo scrive a chiare lettere tanto poi, con Eltsin più occupato di bere che di guidare la nuova realtà, l’occasione è troppo ghiotta per non approfittarne. Ecco allora che, prima la Polonia (1997) e successivamente i paesi baltici (2002) entrano nella NATO. Un accordo viene firmato nel 1997, in base al quale la Nato si è impegnata con la Russia a non collocare soldati in via definitiva nelle ex repubbliche sovietiche o appartenenti alla sfera comunista. Ma come si dice, passata la festa, gabbato lu santu, e il trucco per aggirare l’accordo è subito trovato: nuove truppe non saranno stanziate in modo permanente alle frontiere russe, ma ruoteranno (Fonte: Limes). 

 

Con l’arrivo di Putin al potere, il disegno di espansione della NATO è chiaro come acqua di roccia. Ed è altrettanto evidente che, dal punto di vista russo, non ci si possa fidare della NATO.

 

In anni più recenti abbiamo l’invasione della Crimea che, malgrado tutte le giustificazioni russe, resta un atto di guerra che non può essere digerito dai paesi occidentali, dato poi che la ribellione del Donbass sembra proprio dar ragione a chi parla di una volontà di ritorno al passato da parte di Putin.

 

Se ne parla meno in questi giorni, ma ricordiamoci come gli hacker russi siano riusciti a influire sull’elezione americana e come dimostrino continuamente di poter entrare nei siti più protetti.

 

Quindi, da parte nostra, arriviamo alla stessa conclusione: non ci possiamo fidare.

 

Arriviamo ai giorni nostri quindi, su una base di sfiducia reciproca, NATO-Europa-Russia, molto forte. In mezzo ci siamo noi europei, in particolare c’è la Germania che, come sempre, tende a farsi gli affari suoi per cui negozia in via privata l’accordo sul NorthStream 2, il gasdotto che taglierebbe le royalties prese dall’Ucraina per il passaggio del gas russo sul suo territorio. Una volta operativo, il NS2 coprirà il 40% del fabbisogno tedesco, mica bruscolini come diceva Totò.

 

L’Ucraina da parte sua, rinnova la propria costituzione (2019) e vi inserisce il corso verso l’adesione alla NATO.

 

Crisi attuale: Putin ammassa truppe alle frontiere (ma non abbiamo notizie che abbia fatto preparare gli ospedali da campo, cosa che, per un esperto francese, è il segnale che non si andrà in guerra)

 

Last, but not least, l’arma letale che Putin ufficialmente non ha ancora messo sul tappeto, ma che credo sia ben presente a Biden: se il principio di “libera” scelta di un paese viene accettato, (principio sacrosanto, sancito dall’ONU ma che nella RealPolitik conta solo in funzione del peso - politico, economico, geostrategico) e quindi si “rispetta” la volontà Ucraina di chiedere di essere ammessa alla NATO, è molto probabile che il giorno dopo il Nicaragua, Cuba e Venezuela potrebbero chiedere alla Russia che installi delle basi militari dotati di missili nucleari per “proteggersi” dagli attacchi americani. 

 

Si tratta della logica della crisi del 1963. Gli americani non potrebbero mai accettare di avere delle basi missilistiche russe fuori dalla porta, e quindi Biden, malgrado la lobby militare che lo vuol spingere alla guerra, dovrà tornare a più miti consigli.

 

La Germania, per non restare al freddo, e profittando di essere il leader del G7, farà capire agli altri che bisogna trovare un accordo con Putin (non con l’Ucraina: occhio a quello che ha detto ieri il cancelliere tedesco a Kiev: l’entrata dell’Ucraina nella NATO NON è all’ordine del giorno). 

 

Riassumendo: 

-       La Germania non vuole stare al freddo e vuole far abbassare i prezzi dell’energia per evitare che i tedeschi si incazzino con la nuova squadra appena arrivata al potere. Per i giallo-verdi è quindi obbligatori far scendere la tensione (e far passare il gas)

-       Gli americani, a parte le chiacchiere per i gonzi, non vogliono trovarsi nella situazione che l’espansione NATO in Ucraina dia la giustificazione per mettere basi missilistiche davanti casa loro (Miami a 30 km da Cuba, per cui basta un attimo per arrivare nella villa di Trump in Florida, cosa che lo spingerà anche lui a far si che il Congresso americano ci vada piano col suo “amico” Putin.

-       L’opinione del resto dell’Europa e degli inglesi non conta, ancor meno quello che vuole l’Ucraina e gli ucraini (che contano come il due di spade quando la briscola è bastoni, ovvero ubi maior, minor cessat) quindi la decisione è già presa: l’Ucraina non entrerà nella NATO e quindi niente sanzioni e amici come prima. Si tratta solo di trovare la formula machiavellica per scriverlo in modo chiaro e confuso, così che tutti possano dire di aver vinto.

 

Ecco la mia scommessa (metto lì una bottiglia di buon vino) 

(e incrocio le dita dietro la schiena)

Nessun commento:

Posta un commento