apparso sull'Huffington Post del 19 giugno 2016 (https://www.huffingtonpost.it/bia-sarasini/papa-francesco-sostiene-lecologia-e-attacca-lideologia-del-gender_b_7619712.html), questo articolo merita di essere riletto e tenuto bene a mente.
C'è qualcosa che non torna. Che relazione c'è tra la grande enciclica sociale di papa Francesco, Laudato sì, e la guerra che i cattolici hanno dichiarato contro l'ideologia del gender, contro la quale manifestano domani a Roma a San Giovanni?
Per molti aspetti l'ideologia del gender sembra avere preso il posto che in passato era occupato dal "comunismo", come forma di pensiero della modernità da combattere a tutti i costi. Come se oggi che nell'enciclica papa Bergoglio scrive tra l'altro: "i popoli hanno pagato il salvataggio delle banche" non ci fosse più lo spettro del nemico sociale, a spaventare. Anche se le reazioni al testo papale testimoniano più di una difficoltà. Del resto, il tono e le argomentazioni che fa proprie non sono la moneta corrente delle élite contemporanee.
Anche papa Francesco, di recente, ha parlato dell'ideologia del gender come di una "colonizzazione ideologica", come "espressione di frustrazione", come una cancellazione della differenza sessuale. E qui sta il punto.
Perché la differenza sessuale di cui parla papa Francesco è concepita come data in natura, oggettiva, senza discussione. Ne aveva scritto già nel 2004 l'allora Prefetto della Congregazione della dottrina della Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger, nella Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, un testo che è alle basi delle successive elaborazioni. E dove il gender viene individuato come nemico, una forma di femminismo ostile. Come le grandi teoriche, Judith Butler, ma anche Simone de Beauvoir, e la sua famosa frase "donne non si nasce, si diventa".
Che cosa è, infatti la teoria del gender? Nelle versioni più isteriche sembra che ci sia una congiura universale per far sì che i "maschietti crescano come femminucce", del contrario, di femmine che crescono come maschi, è evidente che nessuno si preoccupa granché. In effetti, non esiste una "teoria del gender". Esistono studi, posizioni politiche sul gender, cioè sul genere sessuale, su come sia o non sia in rapporto con il corpo, i sessi, l'identità. Poi ci sono i e le transgender, cioè le persone che il profondo e doloroso disagio nel trovarsi a vivere in un corpo e un sesso che non corrisponde al loro sentire, decidono di cambiare sesso. E c'è, ovviamente il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali, compreso il matrimonio.
Allora, perché contrapporre gender e differenza sessuale? È come assimilare il sesso alla natura, senza aggettivi. Per dirla in breve, anche chi come me, da femminista, pensa che la differenza sessuale sia centrale, la vede come una relazione - tra corpi, di donne e uomini, desideri, costrutti sociali - non come un puro fatto di natura.
Insomma, è più facile che un papa e la Chiesa accettino il progressismo sociale che il cambiamento delle relazioni tra gli umani. Può accettare, nella misericordia, gli omosessuali, ma non la comunità lgbtq. Può parlare del valore delle donne, rimproverare la violenza contro di loro, ma non riconoscerne l'autodeterminazione. Mi fa venire in mente tutta l'antica mentalità della sinistra, degli uomini di sinistra. Pronti ad abbattere il capitalismo, ma così intimamente patriarcali. Tuttora. Da donna e femminista mi dispiace. Devo accettare che papa Francesco, l'unica autorità che oggi ha sul mondo uno sguardo non conformista, non abbia parole, per me, per noi.
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