Cosí era il Paraguay. Dal 1954 al 1989 una dittatura soft, con meno morti ammazzati ma con l'uccisione sistematica, giorno per giorno, della voglia di vivere, di sentirsi vivere e di esser liberi. Non potevi leggere quello che volevi, e nemmeno scrivere quello che volevi. Guai a parlare di cose "serie", anche in casa perchè non sapevi mai se la donna che lavorava da te era stata messa dal dittatore.
E quando non bastava il clima politico, allora c'era sempre Aparicio e tipi come lui che per 50mila guaraní ti "risolvevano" il problema, facendo fuori la persona scomoda.
Poi un giorno ti ammazzano il marito, e sai chi è stato il mandante, e da quel giorno devi imparare a convivere li dentro, in quella gabbia che é il Paraguay. Hai figli, difficile andarsene, per mostrare di aver paura? Di donne cosí si é perso lo stampo: é rimasta, ha tirato su i figli, grazie ad una famiglia allargata che é stata capace di aiutarla. Ma portandosi dietro sempre questa frattura che non possiamo nemmeno immaginare. Poi un giorno te li incontri per strada, o al bar, anche loro invecchiati, ma sempre protervi; cattolici, ma di quei cattolici che non conoscono la parola perdono, e non l'hanno mai chiesta. Uccidere un uomo, facile da scrivere, ma come puó sentirsi cosí verme uno per uccidere una persona che ha solo commesso l'errore di scrivere parole libere? Vermi cosí ce ne sono ovunque, ma rittrovarteli davanti non deve esser facile.
E per i figli poi? ecco cos'è il Paraguay. Gli altri, Cile, Argentina, Uruguay, Brasile almeno hanno iniziato il lavoro di memoria. Qui é tutto da fare, domani cercheró qualche libro, mi dicono che si trovino delle cose scritte...
Non ho parlato del lavoro, anche perché é stat una giornata lunga e dura. Ma quando esiste credibilitá si riesce ad andare avanti. E la riunione é andata bene. Un'altra goccia d'acqua in piú... vediamo domani cosa arriva...
giovedì 11 marzo 2010
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