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martedì 22 marzo 2011

Al Fasher 2:


Le case dove viviamo e lavoriamo. Parto da qui per descrivervi questo posto. Secondo quanto ho letto qui piove poco, 200 mm all'anno, un deserto, con ridotte riserve sotterranee per cui l'acqua è realmente un bene ultraprezioso. Il sole è forte come ve lo potete immaginare, e quindi bisogna coprirsi sia per questo sia per la sabbia.

Le case (i compounds) sono tutti con i tetti piatti, finestre piccole con una cucina centrale e le camere attorno. Credo si paghi 35 dollari a notte per una camera spaziosa con zanzariera e senza colazione al mattino.
Gli uffici, come il nostro, hanno il piano terra per uso ufficio e il piano superiore dove vivono i consulenti internazionali, 3-4 camere, un bagno e una cucina. Dato che alle 7 c'è il coprofuoco meglio non avere molta strada da fare tra casa e ufficio.

Il pranzo è stato come me lo ricordavo: su un gran vassoio ti portano del pane tipo la pita greca, un pentolino con della carne in salsa (molta salsa, un po' di carote e poca carne, giusto per avere l'odore), un paio di frittatine, un piattino di cipolla e anche un piattino di una specie di spaghetti. Acqua per accompagnare il tutto e poi caffè o tè. Si mangia con le mani per cui hai interesse a pulirti prima, e dopo.

Abbiamo fatto il nostro corso di gestione dei conflitti con un gruppo di una quindicina di rappresentanti, uomini e donne, dalle 3 località dove lavoriamo (Nord, Ovest e Sud) e di diversa componente etnica. Devo dire che e’ andata molto bene, chiaro parliamo sempre di gocce nel deserto ma almeno la sensazione che queste gocce ci siano serve a qualcosa. Di fatto cosa gli diciamo? Che non abbiamo soluzioni fatte, che possiamo aiutarli nella misura in cui loro hanno voglia di farlo, sempre e quando capiscano che il loro futuro ce l’hanno in mano. Aiutarli a capire che serve modestia, volonta’ di cercare le soluzioni, pazienza e una capacita’ di rendersi obiettivi che non e’ sempre facile. Li facciamo giocare con dei giochi di ruolo, perche’ provino a negozare, rispettando gli interessi e le visioni degli altri, non parliamo di diritti perche’ e’ parola proibita. Basta usarla in pubblico e sei su un aereo immediatamente.

Chiudiamo con la voglia di tornare a vederci nelle loro zone, a Melit, e che loro ci raccontino dei casi che saranno riusciti a risolvere nel frattempo. Fanno molto riferimento alla Conferenza realizzata in gennaio a El Sayah, noi abbiamo solo facilitato il percorso ma li sono venuti in tanti, da vari orizzonti e sono usciti da li’ con impegni concreti che sembra comincino a prendere forma. Piccole gocce crescono.

Eccomi sulla foto con uno dei Nazer (una specie di Re)del gruppo Zayadia di Melit

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