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sabato 23 gennaio 2010

C'è grano e grano

Parliamo di grano proveniente da incroci naturali e per questo parliamo dell’opera dell’agronomo italiano di fama mondiale Nazareno Strampelli (1866-1942). Strampelli, in dieci anni di lavoro, riuscì a selezionare un centinaio di qualità di grani che avevano almeno le seguenti necessarie caratteristiche:

- capaci di adattarsi alle relative condizioni climatiche regione per regione
- nutrienti e digeribili (per le conoscenze di allora)
- sfamassero il popolo
- contenessero grosse quantità di quella proteina chiamata glutine che era ciò che dava l’energia e la forza.

Il famoso grano duro Senatore Cappelli è esente da ogni contaminazione da mutagenesi indotta in qualsiasi modo; questo tipo di grano era stato individuato in quanto coltivazione ottimale per la zona dell’Italia centrale (Toscana, Marche, Sardegna).

Negli anni ‘60 cominciarono a cambiare le cose e si passò alle mutazioni ed arriviamo ai grani a cui è stata apportata una mutazione del gene, ma che non sono ritenuti OGM.

Il 25 ottobre 1974 venne iscritta per decreto nel “Registro varietale” una nuova tipologia di grano duro che in pochissimo tempo avrebbe rivoluzionato la cerealicoltura italiana e non: il grano Creso. Questa tipologia di grano aveva tutti i numeri per vincere sulle altre: maggiore produttività, precocità, stabilità qualitativa, ricca di glutine, tutte caratteristiche che l’industria della pasta cercava da tempo. In più la pianta era molto più bassa delle altre che arrivavano anche al metro e sessanta per cui erano sempre minacciate da vento e pioggia: avere piante più basse è un enorme vantaggio per la coltivazione estensiva meccanizzata in quanto i bracci e le maglie delle trebbiatrici (la macchina che raccoglie il grano) sono basse; inoltre, un altro vantaggio non trascurabile, sta nel fatto che il frumento ad alto fusto “alletta”, cioè si piega verso terra, a causa dell'azione del vento e della pioggia. Anche per ovviare a questo inconveniente, il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione del gene (ma non in modo transgenico): piante basse non vengono piegate dal vento, cosa che non obbliga il contadino a variare continuamente la sua direzione di trebbiatura; in definitiva l’operatore va avanti e indietro per il campo senza il problema di dover recuperare la posizione di cattura della pianta se piegata in più direzioni.

Il Creso era stato inventato e sviluppato presso il centro di studi nucleari dell’Enea Casaccia, vicino a casa nostra, dal professor Scarascia bombardando con raggi Gamma la varietà storica di grano duro allora più diffusa (appunto la “Senatore Cappelli”), si producevano delle mutazioni geniche straordinarie. Incrociando poi quel che ne veniva fuori (il “Cappelli CB144”) con un’altra varietà, la messicana “Cimmyt” se ne dava l’ultimo tocco e da qui nacque il malefico grano Creso, quello che tutti i giorni avete sulle vostre tavole: sì, state mangiando OGM da quando siete nati e non lo sapete e, per quel che riguarda i cibi genicamente modificati, anche per molti prodotti biologici nei quali non si dichiara la qualità del grano utilizzato.

Va da sé che dopo qualche anno il Creso diventa la varietà più prodotta in assoluto: ancora oggi ha un posto di rilievo tra i dieci tipi di grano duro che vanno per la maggiore, quasi tutti selezionati negli ultimi 10 anni a partire proprio dal Creso.

Il risvolto negativo è l’aver ottenuto una minor fertilità della pianta, per cui il contadino si è infilato in un mercato obbligato di acquisto annuale di sementi e, cosa più pericolosa, questo grano può sopportare maggiori quantità di veleno

Al contrario, pur essendo altamente fertile, la resa del grano Cappelli è bassissima, 14 quintali per ettaro, mentre quella del grano irradiato può arrivare fino a cinque volte tanto.
La fregatura sta nel fatto che si crede che un prodotto sia OGM solo se si va a manipolare un gene (per essere cavillosi quella è una mutagenesi diretta), ma ciò non toglie che se alla fine abbiamo una mutazione della catena genica per mezzo di metodi esterni, sempre di mutazione genetica si tratta. Quindi buon appetito con brioche, cornetti, pasta, pane e dolci all’effetto-cobalto-radioattivo.

Chi avesse voglia di mangiare la vecchia varietà Cappelli, la potete trovare al Podere del Pereto che si trova in provincia di Siena e che distribuisce in tutt'Italia. Conviene contattarli per farsi dire chi sono i rivenditori nella vostra zona: Podere Pereto telefono 0577-704.371.Ricordarsi che, per quanto detto sopra, una pasta prodotta in modo decente non può costare poco, tipo 90 centesimi al chilo.

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