Sabato siamo partiti per un altro Stato, Portuguesa, per visitare un' altra azienda. Incontri discussioni, visite al campo.. idee per il futuro lavoro.. e poi un pranzo rapido alle 3 del pomeriggio prima di partire per tornare a Caracas.
La luna esce verso le 7 e mezza, immensa, piena, bellissima. Strade non mal messe, ma essendo poche le autostrade, si passa spesso per le nazionali.. ci si ferma a cercare qualcosa da portare a casa, ma l' artigianato non é un granché per cui ho preso solo un pajarito che mostreró nei prossimi giorni quando Carlos mi dará le foto.
La salita verso Caracas (che si trova a mille metri slm) ci trova immersi in una nebbiolina mista a pioggia, si rallenta, macchine dappertutto, lo stesso stile a cui siamo abituati noi italiani. Ma senza nesusn incidente il mitico Freddy (il nostro autista) ci porta a casa. Arrivo qui all'hotel alle 10 di sera, stanco, ma con tante cose in testa.
Stamattina quindi per la prima volta leggo i giornali e vedo la tele. La situazione resta tesa, l'editoriale del giornale parla di fuga in avanti del Presidente che di frotne ai tre strikes di prima, alla crisi economica, con conseguente desempleo, non fa che spingersi sempre piú in lá, con discorsi oggettivamente aggressivi. E´vero che la situazione é andata peggiorando durante molti decenni, e che la borghesia che era al potere poco ha fatto per risolvere i problemi del paese, anzi ne ha approfittato per aumentare il dislivello ricchi-poveri (molto associato all'idea bianchi da una parte e "monos" dall'altra. Questa pentola a pressione si é caricata pian piano fino ad esplodere, prima con l'intento del 1q92 e poi con la vittoria elettorale del 1999. Adesso il pendolo politico della storia é dall'altra parte, con un linguaggio di discredito verso tutto quello che non é con il Presidente che preoccupa molto. Soprattutto perché alcune cose sono state fatte, tipo i mercati locali, ma la tensione che si sente nell'aria e il fatto che, al di lá di Chavez non si vede nessuna altra figura che riesca ad imporsi nell'immaginario colettivo e nella scena politica attuale. Come se la rivoluzione (ancora una volta) divorasse i suoi figli.
Vabbé, vado a sentire l´Aló Presidente della domenica e magari torno stasera o domani.
domenica 31 gennaio 2010
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