TANTE COSE DA DIRCI
Cominciata quasi per caso, una cena come tante, un dicembre del 2008. Quelli dell’università, assieme ad un paio di ex geometri; la casa sempre quella, Santa Caterina 14, ultimo piano. Poi la magia ha preso il sopravvento, e per un momento non era più nostalgia, ma voglia di cercarci, ritrovarci, dopo tanti anni. Il seme era stato gettato.
Un anno è poi passato e la magia si è ripetuta. Ritrovare discorsi iniziati un anno prima, eterni, senza risposte, forse più domande rivolte a noi stessi che arriviamo all’età di mezzo e, probabilmente come tanti, forse tutti, ci chiediamo il senso di quel che facciamo, ci guardiamo attorno: abbiamo voglia di parlare, solo ci serve la scusa, e cosi quelli di Santa Caterina riprendono i fili interrotti e ricominciano a cercarsi.
Domande impegnative forse all’ora dell’aperitivo, con mamma Cocò che ci dice: ma bevete cosi presto? Con Consuelo prima, e poi arrivano Mauro, Patrizia e Miki to Play, e i discorsi di una vita, di 30 anni fa, e si torna a parlare di cose che tendono a scomparire, di valori.
In cucina con Christiane a preparare la cena attendendo gli altri, altri momenti nostri, il piacere di vedere che la strada che si è fatta non è stata una strada divergente; scoprire sotto sotto che ci crediamo ancora, forse non sappiamo dire con parole chiare a cosa, ma quel che è sicuro è che c’è un blocco comune. Alberto è un po’ il paradigma di tutto ciò, una specie di fede, che lui ha, mentre la nostra è più un credo ateo, è il rimettersi in questione ogni giorno, nel confronto con l’altro. E’ accettare il tempo che passa, sentirsi parte di un mondo con confini sempre più labili che ti porta a chiederti chi sei e dove vai, tu e gli altri, anche quando gli altri non ti piacciono, son diversi, non la pensano come te. Ma un diritto dovere di ascoltare e sentirci parte dello stesso tutto, ecco quello è bello ritrovarlo dopo cosi tanto tempo.
La Miki to Play che sottolinea come un po’ di strada non farebbe del male a nessuno; 20 anni in giro per mercati sempre più duri, dove lo straniero sei tu e quindi capisci meglio come ci si senta fuori dalle proprie mura. Uscire da vicenza, uscire dal proprio io, per interrogarsi sul senso del dove e perché andare. Le diffidenze accumulate in tanti anni che pian piano si sciolgono, Andrea che avrebbe tanto voluto suonare quella chitarra, ma non c’è stato tempo perché sono partite tante chiacchiere, tanti discorsi, Bea che mi ricorda come la loro figlia sia partita per la Sierra Leone e quanto importante sia stato per lei. Ecco avremmo dovuto parlarne di più, ma anche questo è un seme per il futuro.
Ascolto Sergio Cammariere in cuffia, la pace del mare lontano, e sono qui davanti all’ultimo fiume selvaggio di Francia, la Loira, indomita come sempre, che coniuga l’estetica animale con una paletta di grigi e una scala di silenzi che ti avvolgono.
Qualcuno doveva legare queste voglie di dirci tante cose, che abbiamo solo iniziato a buttar li, quasi per caso. Cosi scrivo queste righe, un’altra bottiglia (vuota) buttata a mare, per chiedere anche a voi, Pilli, Barba, Cresci, i “Roberti”, Botta e Bea, Lucia, Brunetto dei ricchi e poveri, Miki to play e poi tu Roberto che non c’eri e noi, Consuelo, Mauro, Patrizia e la mia francese di cominciare a preparare il prossimo passo, perché adesso non sarà più come prima. Si è rotto il ghiaccio e adesso siamo nell’acqua che ci avvolge e ci chiede di re-imparare a parlarci e scriverci. Abbiamo tante cose da dirci ma soprattutto abbiamo da ricostruire un mondo, almeno a provarci, dentro e attorno a noi, nei limiti di ciò che possiamo fare, ma anche al di là.
Veniamo da orizzonti diversi e come per tanti solo il caso ci ha unito da giovani. Ma come le note non si accostano mai solo casualmente, forse quel caso era anche un segnale, che prima o dopo dovevamo imparare a riconoscere. Germe di condivisione, primo passo di un cammino che disegneremo facendolo. Vi mando un messaggio, continuiamo a rompere ghiacci, nel nostro lavoro, nelle nostre passioni e amicizie, e continuiamo soprattutto a condividere, che i nostri incontri siano momenti di armonia dove si arrivi a scoprire anche le ansie, i problemi che tutti ci portiamo addosso; condividere per affrontarli meglio. Io sono ripartito migliore di quando sono arrivato e credo che sia un po’ vero sia per la mia francese che per la Charlie. Ho ricevuto qualche messaggio che mi fa pensare che sia stato il caso anche per voi; ecco allora, se siamo riusciti noi a farla questa magia dello stare bene assieme vuol dire che da noi soli dipende, per cui metterò questa pagina nel blog a gennaio appena inaugurato, come augurio per un 2010 che potrebbe essere un anno difficile per molta altra gente, che sia quindi l’anno in cui usciamo fuori per costruire assieme un futuro migliore.
PS. Non ho bevuto, per lo meno non ancora, ma preparo le bottiglie per la rimpatriata lacustre di settembre
La Charitè sur Loire 23 dicembre 2009
lunedì 4 gennaio 2010
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