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mercoledì 7 marzo 2018

Un primo bilancio delle elezioni



A bocce ferme e dati definitivi si conferma quanto si era saputo fin da lunedì mattina: grande vittoria dei cinque stelle ed anche della Lega di Salvini. Non male nemmeno i fratelli d’Italia. Perdono tutti gli altri grandi o pseudo tali.

Una interpretazione ascoltata ieri sera di Sgarbi (dunque di parte), fatta probabilmente sulla base della cartina qui sotto, diceva: il nord produttivo ha votato la destra e il sud affamato di reddito di cittadinanza (i famosi 780 euro promessi da Di Maio) ha votato cinque stelle. Il PD, avendo completato la sua trasformazione in partito affidabile per la finanza e i grandi gruppi industriali prende sempre meno voti popolari e si rifugia nei centri storici. Il tentativo di una parte della ex cupola PD di costruire una alternativa a partire dal vertice (LEU) ha ottenuto pochissimi voti dato che il peccato originale di aver perso i contatti con la base era condiviso con lo stesso PD.


Che adesso Renzi sia imbronciato come un bambino piccolo e che dica di andarsene, ma senza partire, non può che complicare le già difficili trattative che stanno iniziando dietro ai paraventi per decidere chi e come governare questo paese. Come diceva già qualche decennio fa Ennio Flaiano, la situazione politica in Italia è grave, ma non è seria. Governi di minoranza esistono altrove in Europa, abbiamo avuto anche casi di paesi senza governo per oltre un anno, per cui non starei tanto a preoccuparmi per questo. 

Alla fine una soluzione magica salterà fuori, magari proprio un governo 5 stelle con le destre al solo scopo di rifare la legge elettorale abbassando il quorum magico, dal 40 al 36-37% e poi tornare a votare. In quel modo si arriverebbe a uno scontro finale tra loro due e chi vince avrebbe la maggioranza sicura nel Parlamento. In questo scenario il problema rischierebbe di avercelo Di Maio, ma anche lì non sono alla prima promessa che hanno dovuto rimangiarsi. 

Un governo di destra, a trazione leghista, potrebbe fare forse meno danni di uno guidato da Berlusconi, ma di fondo resta la stessa impronta del pressappochismo che contraddistingue anche i 5 stelle. Continuare a credere che basti dichiararsi né di destra né di sinistra, promettere di non far parte del magna magna per poter guidare la terza potenza industriale europea denota un livello di analfabetismo preoccupante  in chi li vota. Renzi almeno aveva scelto una strada, che lo doveva portare all’incontro magico l’anno prossimo con una lista paneuropea assieme a Macron e magari Tsipras, in nome del realismo economico e a favore delle forze dominanti europee. Era una linea fondamentalmente di destra, sottomessa ai poteri forti, nascosta dietro facce giovani che potevano permettersi di ripetere le loro baggianate e farle ingoiare alla gente comune grazie alle loro belle facce. Grazie a Dio questa linea è, per il momento, sconfitta.

Detto questo, né la Lega né i 5 stelle hanno una visione minimamente sufficiente per poter sedersi a un tavolo europeo (e magari mondiale) per discutere con argomenti veri i temi che stanno loro a cuore. Il tema dell’immigrazione (nelle doppie vertenti dei giovani italiani che cercano fortuna all’estero e degli stranieri che cercano la sopravvivenza in Europa) non si può pensare di risolverlo a colpi di slogan. A parte blaterare di chiudere frontiere e costruire muri, bisogna farsi avanti con qualche iniziativa seria e che trovi altri paesi d’accordo. E su questo siamo al silenzio totale.

Mettere avanti una discussione sul reddito di cittadinanza può anche essere un’idea interessante, che “interpella” una parte del mondo progressista italiano, europeo e mondiale. Resta ovviamente il tema chiave di dove trovare le risorse. Non mi risulta che nessuna di queste forze, a dire il vero nemmeno il PD, abbia detto chiaro e forte che la lotta alle mafie e all’evasione fiscale sia la centralità della nuova legislatura. Non lo hanno detto perché alla fine non hanno nessuna intenzione di farlo, tutto qui. Sulla questione dell’onestà poi è meglio lasciar perdere, visti i trascorsi della Lega e del suo alleato Forza Italia quando sono stati al governo.

L’altra idea da idioti che ha buttato lì la candidata 5 stelle per il Lazio è stata: più turisti e meno immigrati. Una conferma ulteriore dell’anima (parzialmente) nera del movimento, dove una parte, non da poco dato che lo stesso Giggino ne fa parte, è oriunda del partito fascista MSI. Detto questo, per attirare più turisti bisognerebbe rimettere a posto il nostro paese, per cui la risistemazione del territorio, la ricostruzione delle zone terremotate con criteri opposti agli attuali dovrebbe essere la priorità. La lotta all’abusivismo edilizio, vedi tutta la cintura attorno al Vesuvio, qualcosa come 700 mila abitanti abusivi che, in caso di eruzione, non potrebbero essere evacuati dato che non esistono piani e non esistono vie di fuga possibili. Nemmeno questa era una priorità, e allora avanti con le chiacchiere da bar.

Sull’Euro sì, Euro no, è ancora poco chiaro cosa vogliano fare. Forse non chiedono più l’abbandono, ma qualsiasi sia la loro posizione, va ripetuto, finché restiamo in questa Unione Europea le decisioni vanno prese a maggioranza. Quindi va bene gridare che, adesso che arriva Salvini o Di Maio, a Bruxelles dovranno ascoltarci, ma poi ricordiamoci che i voti stanno da un’altra parte.

Per cui tanti auguri per la formazione del prossimo governo, tanto alla fine varrà sempre la legge di Murphy: quando una cosa può peggiorare, peggiorerà. 

   

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